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Draghi: inflazione in rialzo, banche più forti

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Draghi: inflazione in rialzo, banche più forti

Reuters
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L’inflazione salirà, ma soltanto se l’attuale politica ultraespansiva continuerà. Al Parlamento europeo, in occasione dell’audizione sul bilancio della Bce, il presidente Mario Draghi lancia di nuovo un segnale che lascia intravvedere un prolungamento del quantitative easing, al momento destinato a terminare - o almeno a iniziare la sua fase conclusiva - a marzo.

«Il ritorno dell’inflazione verso il nostro obiettivo ancora richiede la continuazione dell’attuale livello, senza precedenti, di stimolo monetario. Molta dell’attesa crescita (dell’inflazione, ndr) è trainata da fattori statistici, legati alla stabilizzazione dei prezzi del petrolio», ha spiegato Draghi. Il costo dell’energia, rispetto a un anno fa, è quasi stabile e questo solo fattore riporterà verso l’alto l’indice. Non è inflazione, però: non c’è quel generalizzato, ma controllato, aumento dei prezzi a un ritmo «inferiore ma vicino al 2%» che la Bce considera il suo obiettivo.

Draghi, malgrado molte critiche, ritiene che il quantitative easing stia dando risultati: i tassi d’interesse per i prestiti alleaziende - ha spiegato - sono calati di un punto percentuale tra giugno 2014 e settembre 2016; quelli per le piccole e medie imprese, da maggio 2014, sono scesi di 1,7 punti percentuali. Si sono così stimolati - ha aggiunto - consumi e investimenti: le famiglie hanno pagato meno interessi passivi, le imprese hanno beneficiato di costi di finanziamento più bassi .

“Il sistema finanziario europeo è ora più forte in termini di capitale, leva finanziaria, finanziamento e risk-taking”

Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea 

La politica monetaria non basta, però. Occorre rendere più solida la struttura finanziaria di Eurolandia. Qualcosa è stato fatto, secondo Draghi: «Il sistema finanziario europeo è ora più forte in termini di capitale, leva finanziaria, finanziamento e risk-taking». È migliorata la solvibilità delle banche e se «le sofferenze restano alte in alcuni paesi, oggi questo problema non è più legato alla solidità dei bilanci. I ratio di copertura sono vicini al 50% e molto della parte residua è assistita da collaterali».

Resta il problema della redditività delle banche. Un tema - riconosce Draghi - che, insieme a quello delle quotazioni di Borsa del settore, non dovrebbe essere al centro delle preoccupazioni delle autorità statali, ma «dal momento che essi aumentano il costo di finanziamento delle banche, potrebbero alla fine ridurre il credito all’economia reale e frenare la ripresa».

Alcune delle cause di questo fenomeno sono legate alla bassa inflazione e alla bassa crescita. In questo senso, ha ripetuto ancora una volta Draghi per contrastare le critiche soprattutto tedesche alla politica ultraespansiva della Bce, «i bassi tassi di interesse di oggi sono necessari per un ritorno a più alti tassi di interesse in futuro». Ci sono però cause strutturali che, secondo Draghi, vanno affrontate dalla politica. Per esempio, nei paesi dove le sofferenze sono alte come in Italia, occorre un sistema più rapido di risoluzione dei prestiti “cattivi”.

Il parlamento europeo, da parte sua - ha aggiunto Draghi - ha numerosi dossier legislativi che potrebbero aiutare. Alcuni sono legati all’Unione bancaria e al proposto Schema europeo di assicurazioni dei depositi; altri all’Unione dei mercati dei capitali , che richiede soprattutto le nuove regole sulla securitisation, le cartolarizzazioni. Importanti sono anche le nuove regole sui finanziamento.

La conclusione di Draghi è affidata alle parole di Carlo Azeglio Ciampi, pronunciate diversi anni fa davanti allo stesso Parlamento europeo: «Se agiamo isolati, saremo alla mercè di eventi più grandi di noi, eventi che minacciano la pace e la sicurezza dell’Europa». Secondo il presidente della Bce, le sfide di fronte alla coesione della Ue sono infatti aumentati e occorre che si risposta «in modo coeso e deciso».

Rispondendo alle domande dei parlamentari, Draghi ha poi spiegato che «è ancora molto difficile valutare l’impatto» delle elezioni Usa sulle proiezioni economiche di Eurlandia, una situazione - ha aggiunto - che «abbiamo già visto nel caso del risultato del referenduminglese» su Brexit. Il presidente della Bce ha comunque voluto sottolineare che «i mercati hanno mostrato la loro resilienza» di fronte agli shock politici.

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