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La Cia rivela: Russia è intervenuta per far vincere Trump

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La Cia rivela: Russia è intervenuta per far vincere Trump

Obama e Putin durante un incontro bilaterale nel settembre 2015
Obama e Putin durante un incontro bilaterale nel settembre 2015

La Cia, agenzia di spionaggio americano, ha concluso in un dossier ora venuto alla luce che le autorità di Mosca sono intervenute nelle elezioni americane per aiutare Donald Trump a vincere la presidenza più che per minare solo la fiducia nel sistema elettorale americano: lo scrive il Washingotn Post citando fonti informate sulla vicenda.

Gli 007 Usa hanno individuato attori legati al governo russo che hanno fornito a Wikileaks migliaia di email hackerate ai danni del partito democratico e di altre organizzazioni, compreso il presidente della campagna di Hillary Clinton John Podesta.

Si profila così uno scontro fra Trump e la Cia, dopo che in questo rapporto l'agenzia di spionaggio Usa ha sostenuto che persone legate alla Russia hanno interferito nelle elezioni presidenziali fornendo a Wikileaks le mail dell'ex direttore di Podesta e del Partito democratico.

Ad anticipare le conclusioni del rapporto sugli attacchi hacker pre-elezioni commissionato da Barack Obama è stato appunto il Washington Post.

Dura la replica dello staff del presidente eletto che in una nota non firmata si è chiesto se gli analisti che hanno redatto il rapporto «non siano gli stessi che dissero che Saddam Hussein aveva armi di distruzione di massa», l'argomento poi rivelatosi falso che servì a George W. Bush per invadere l'Iraq nel 2003.

Obama a inizio settimana aveva ordinato “un riesame completo di quanto accaduto durante il processo elettorale del 2016”, come ha spiegato la consigliera per la sicurezza nazionale, Lisa Monaco. E secondo il Washington Post, che cita una fonte al corrente di quanto riferito dai responsabili dei servizi segreti ad alcuni senatori, «dal rapporto emerge l'intervento di hacker legati a Mosca e la valutazione che l'obiettivo della Russia era di aiutare Trump a essere eletto».

Insomma, l'intervento di «attori russi noti alla comunità di intelligence» non avrebbe mirato solo a screditare il sistema elettorale americano ma a «favorire la vittoria di un candidato su un altro».

«È abbastanza chiaro» che Mosca puntava a far vincere Trump, ha spiegato la fonte citata dal Washington Post.

Il 29 novembre sette senatori democratici della Commissione per i servizi segreti avevano chiesto alla Casa Bianca di desecretare quanto scoperto sulle interferenze russe e i cyber attacchi sulle elezioni, considerando che la diffusione delle mail hackerate del Partito democratico (da cui emergeva il sostegno dei vertici a Hillary Clinton rispetto a Bernie Sanders) aveva danneggiato la candidatura dell'ex segretario di Stato.

Quanto fatto trapelare della Cia, peraltro, non è ancora il rapporto formale congiunto che entro il 20 gennaio - giorno in cui Trump si insedierà alla Casa Bianca - dovranno presentare alla Casa Bianca le 17 agenzie di intelligence e al momento non vi sarebbero prove che funzionari di Mosca abbiano ordinato agli hacker di consegnare a Wikileaks le mail dei democratici (Julian Assange ha negato ogni legame con il governo russo).

I servizi russi di norma usano sempre intermediari per questo tipo di operazioni in modo da poter negare ogni coinvolgimento.

Nel comunicato dello staff di Trump si invita, però, a chiudere le polemiche sulle presidenziali: «Le elezioni sono finite da tempo con una delle più grandi vittorie della storia, è tempo di guardare avanti e di 'rendere l'America di nuovo grande».

Il 7 ottobre, un mese prima delle elezioni, il Dipartimento per la sicurezza interna americano e il direttore della National Intelligence avevano denunciato che «il governo russo ha orchestrato la sottrazione di mail di cittadini e istituzioni statunitensi, comprese organizzazioni politiche». Trump aveva già liquidato questi sospetti in un'intervista a Time che lo ha nominato personaggio dell'anno. «Non credo che abbiano interferito» ha detto il presidente eletto degli attacchi hacker, «potrebbe esser stata la Russia. O la Cina. O potrebbe esser stato un tizio in New Jersey».

Alla domanda se ritenesse che i servizi segreti americani siano politicizzati, il presidente eletto aveva risposto: «Penso di sì».

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