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Zuck e l’idea di scendere in politica. E Facebook?

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i padroni della rete

Zuck e l’idea di scendere in politica. E Facebook?

Un miliardo e settecento milioni di persone in tutto il mondo. Sono questi i numeri della galassia Facebook. Una galassia che ha un padrone ben definito: Mark Zuckerberg, 32 anni, sesto uomo più ricco al mondo secondo Forbes. Nessuno al mondo può contare su qualcosa di simile. Ed è per questo che l'ipotesi di uno Zuckerberg pronto a scendere in politica è rimbalzata sui media di mezzo mondo in poche ore.

Chiariamolo subito: il CEO di Facebook non ha mai ufficializzato alcuna discesa in campo, né è certo che mai lo faccia. Di vero c'è soltanto un sondaggio che lo stesso Zuckerberg ha portato avanti qualche mese fa. Una mossa esplorativa, per capire come muoversi in caso di incarico governativo. L'idea è venuta a galla grazie agli incartamenti processuali che vedono coinvolto lo stesso CEO di Facebook e alcuni azionisti di minoranza. L'azione legale è nata a causa di un processo di ristrutturazione aziendale tendente – secondo l'accusa – a indebolire il potere degli azionisti a vantaggio dello stesso Zuckerberg.

Un processo che ha come sottofondo l'idea del fondatore di Facebook di dedicarsi alla politica e ad un incarico governativo per un paio d'anni, senza dover perdere il controllo del suo impero. Il problema cardine di tutta questa storia è relativo alle motivazioni da fornire agli investitori, e alle conseguenze di una scelta del genere. La ristrutturazione interna, anche a causa dell'azione legale intrapresa da alcuni azionisti (Marc Andreessen in testa), per ora è stata congelata. Ma se ne tornerà a parlare.

Quali conseguenze per Facebook
Le preoccupazioni degli azionisti che hanno deciso di portare questa storia in tribunale sono tutt'altro che infondate. Perché è innegabile che un ruolo politico di Zuckerberg potrebbe avere effetti imprevedibili per Facebook. In cima alla lista delle perplessità c'è il capitolo relativo al conflitto di interessi. Facebook Inc. è un colosso di contenuti online, e di recente ha dovuto sorbirsi le accuse circa le fake news che avrebbero agevolato la corsa di Trump (accusa rigettata con forza a Menlo Park). Un ruolo politico di Zuckerberg scatenerebbe polemiche infinite, con l'algoritmo di Facebook che finirebbe nell'occhio del ciclone un giorno sì e l'altro pure.

Non va dimenticato, poi, che il successo di piattaforme come Facebook e Instagram è fondato anche sulla democratizzazione dei contenuti: ognuno può scrivere le sue opinioni, nel rispetto delle policy previste. Un impegno politico di Zuckerberg non cambierebbe di certo le cose, ma la percezione dell'utente sarebbe ancora la stessa?

I padroni della Rete e la politica
In attesa di capire come andrà a finire la storia di Facebook, e quali saranno le idee di Zuckerberg per il suo futuro, un dato sembra ormai chiaro: l'influenza dei padroni della Rete in ambito politico non è mai stata così alta. Del resto, aziende come Google, Apple, Microsoft, Amazon e Facebook primeggiano nelle classifiche dei marchi più potenti al mondo, e la loro potenza finanziaria non ha più rivali. Lo scontro fra Apple ed Fbi sul caso dell'iPhone del terrorista di San Bernardino è stato un esempio lampante di quali siano i nuovi equilibri internazionali. Alle recenti elezioni americane, i nomi di Tim Cook (CEO di Apple) e Bill Gates (fondatore e padrone di Microsoft) erano stati accostati a una probabile vicepresidenza degli Stati Uniti in caso di vittoria di Hillary Clinton. Ha vinto Trump, e non sapremo mai quanto ci fosse di vero. Ma l'influenza politica dei signori della Silicon Valley in ambito politico e governativo non è più un mistero.

twitter: @biagiosimonetta

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