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Aleppo, bloccati i bus che dovevano evacuare i civili

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Aleppo, bloccati i bus che dovevano evacuare i civili

Restano fermi i bus del governo di Assad che dovevano  evacuare i civili   ad Aleppo (AFP PHOTO / George OURFALIAN)
Restano fermi i bus del governo di Assad che dovevano evacuare i civili ad Aleppo (AFP PHOTO / George OURFALIAN)

Aleppo, ovvero la catastrofe dimenticata. Ancora massacri ed esecuzioni sommarie per le strade, senza eccezione di donne e bambini. Continuano le atrocità nella città siriana riconquistata dalle forze governative di Assad, mentre è stata bloccata l’evacuazione dei civili dalle zone in mano ai ribelli.
Era annunciato per oggi all'alba, l'avvio dell'evacuazione da Aleppo est di civili e insorti che ancora si trovano nell'ultima sacca ribelle ad Aleppo, ultimo atto della battaglia in città, annunciato ieri sera sulla base di un accordo tra Russia e Turchia. Le partenze dei miliziani ribelli dovevano cominciare oggi alle 5 locali (le 4 italiane), secondo l'Osservatorio siriano dei diritti umani (OSDH) e fonti locali. Ma a sei ore dall'orario previsto, un giornalista di Afp sul posto conferma che ancora nulla si è mosso.

Una ventina di autobus bloccati nel quartiere di Salaheddin, diviso tra governativi e ribelli, ma sempre vuoti, gli autisti addormentati sui volanti, in attesa di passaggeri.L’accordo, insomma, è stato sospeso: lo confermano fonti sia da parte governativa che degli insorti. Secondo i ribelli il regime avrebbe «imposto delle nuove condizioni» mentre Damasco avrebbe espresso il proprio disaccordo sull'elevato numero di persone da sgomberare.

La situazione ad Aleppo est «può essere risolta in 2 o 3 giorni», è l’auspicio da Mosca del ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, mentre il ministero della Difesa russo annuncia che quasi 6mila civili, inclusi 2.200 bambini, sono stati evacuati dai distretti orientali di Aleppo nelle ultime 24 ore. Inoltre, oltre 360 miliziani hanno deposto le armi e si sono trasferiti nella parte occidentale della città.

Onu: pronti a inviare osservatori ad Aleppo
Il capo della diplomazia francese Jean-Marc ayrault ha chiesto oggi la presenza di osservatori dell'Onu ad Aleppo per supervisionare l'evacuazione di civili e ribelli ed evitare che i combattenti siano “massacrati”.
Secondo il ministro degli esteri francese, «è necessario inoltre che organizzazioni umanitarie come la Croce rossa e l'Unicef possano intervenire», visto che «“sul terreno la confusione è totale».
Ieri sera l'ambasciatrice americana all'Onu, Samantha Power, aveva già reclamato «osservatori internazionali imparziali» per monitorare l'evacuazione dei civili che «possono essere uccisi in strada o portati in uno dei gulag di Assad».

Le Nazioni Unite hanno precisato di essere «non coinvolte» nelle operazioni per l'evacuazione di ribelli e civili dai quartieri orientali di Aleppo, dicendosi tuttavia pronte a fare la loro parte. L'Onu «è pronta a facilitare l'evacuazione volontaria e sicura dei feriti, dei malati e dei civili vulnerabili dai quartieri assediati della città», ha fatto sapere con un comunicato l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento delle questioni umanitarie (Unocha).

Unicef: la più grave strage di bambini
Ed è ancora allarme Unicef. «Sono ore sempre più difficili quelle che sta vivendo il popolo siriano stremato da quasi 6 anni di guerra e morte. Se davvero la battaglia di Aleppo è finita non possiamo non domandarci quanti sono i bambini ancora intrappolati in città, quante le vittime innocenti, gli abusi, le violenze e quali sono le condizioni di migliaia di sfollati in questo momento in fuga»: lo dichiara Andrea Iacomini Portavoce dell'Unicef Italia.
«Si è forse conclusa una battaglia ma non la guerra e il mondo non può continuare ad assistere a questo scempio. Ci sono altre 15 città sotto assedio, i bambini sono mutilati, uccisi senza pietà, gravemente scioccati da tutto quello che stanno vivendo come la perdita di genitori o parenti che spesso vengono giustiziati a freddo, torturati o costretti alla fuga. Ospedali, scuole, operatori umanitari sono tutti vittime di questa guerra, la più grave strage di bambini dal dopoguerra ad oggi, senza dubbio peggiore della Bosnia o del Ruanda».

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