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La strana alleanza tra l’estrema destra austriaca di Hofer e Putin

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populismi d’Europa

La strana alleanza tra l’estrema destra austriaca di Hofer e Putin

Norbert Hofer (sx) e Heinz-Christian Strache (Reuters)
Norbert Hofer (sx) e Heinz-Christian Strache (Reuters)

L’appuntamento è al Café Griensteidl, storico locale viennese in Michaelerplatz, 2, davanti ad una delle entrate principali dell’ex palazzo imperiale dell’Hofburg , oggi residenza del presidente della Repubblica. Il posto è tranquillo e molto frequentato dai viennesi e da molti turisti. Siamo nei giorni seguenti la sconfitta del candidato nazionalista a Vienna, Norbert Hofer. Un alto rappresentante dell’Fpoe, il partito dell’estrema destra austriaca, che ha mancato per soli 300mila voti la vittoria alle ultime elezioni presidenziali del 4 dicembre, non è particolarmente deluso dal risultato elettorale. Anzi, mi racconta che il partito, fondato nel 1955 da ex gerarchi nazisti, e un tempo guidato dal governatore della Carinzia Georg Haider, viaggia comunque sempre primo nei sondaggi, davanti a socialdemocratici e popolari.

Effettivamente l’Fpoe guidato oggi da Heinz-Christian Strache, sembra in buona posizione per un ottimo risultato elettorale alle prossime elezioni politiche. A giorni, mi annuncia, ci sarà la pubblicazione della firma di un accordo di cooperazione con il Partito Russia Unita del presidente russo, Vladimir Putin. Non è una riedizione del Patto Molotov-Ribbentrop, il trattato di non aggressione tra la Germania nazista e la Russia sovietica firmato a Mosca il 23 agosto del 1939, ma la sorpresa è notevole sebbene Mosca da mesi stia tessendo rapporti sempre più stretti con i vari partiti anti-sistema europei, tra cui Marine Le Pen in Francia, Geert Wilders in Olanda e l’ex leader Ukip Nigel Farage, tutti ringalluzziti dalla vittoria elettorale di Donald Trump negli Usa.

Una sorpresa la strana alleanza in via di definizione, che trova conferma il 19 dicembre 2016 quando i due partiti decidono di rendere noti i loro contatti che vanno avanti da mesi nell’ombra.
L'accordo, firmato a Mosca dal leader dell'Fpo, Heinz-Christian Strache e da dirigenti di Russia Unita, prevede una «cooperazione a diversi livelli, dai movimenti giovanili e studenteschi alle organizzazioni regionali, passando per le questioni internazionali».

Strache, segretario dell’Fpoe, ha chiesto che vengano eliminate le sanzioni internazionali nei confronti della Russia, che ha definito «dannose economicamente e inutili». L’Italia, tanto per fare un esempio, ci ha perso contratti annullati per un valore di 3 miliardi di euro. Secondo il segretario generale di Russia Unita, Sergei Zheleznyak, l'accordo «contribuisce a rafforzare l'associazione tra i nostri due partiti e i nostri paesi» soprattutto per quello che riguarda «i valori tradizionali». Ad accompagnare a Mosca il numero uno dell’Fpoe, c’è anche Norbert Hofer, il candidato nazionalista alle presidenziali in Austria, sconfitto di misura dal candidato dei Verdi, Alexander Van der Bellen, alle elezioni di inizio dicembre.

Il testo dell’accordo viene pubblicato in russo nel sito di Russia unita e in tedesco sul profilo twitter di un giornalista austriaco Calus Pandi. L’accordo è valido per cinque anni anche se non ha valore legale.

Il testo è firmato per Russia Unita da Sergei Zheleznyak, il vice segretario generale del partito che è una delle personalità russe a cui è impedito l’ingresso dal marzo 2014 negli Stati Uniti in seguito all’annessione della Crimea da parte di Mosca. Ma forse tra breve Zheleznyak potrà tornare a viaggiare negli States non appena ci sarà il cambio di presidenza a Washington.

Nel campo di cooperazione tra i due partiti Zheleznyak menziona specificatamente la «crisi migratoria» in Europa. Ma c’è di più. Il segretario dell’Fpoe, Heinz -Christian Strache ha reso noto sulla sua pagina Facebook che ha avuto un incontro personale con il generale americano Michael Flynn, consigliere designato per la sicurezza nazionale del presidente Donald Trump, che non ha fatto mistero di volere un riavvicinamento strategico con le posizioni di Mosca. L’incontro è avvenuto poche settimane or sono presso la Trump Tower a New York.

L’Austria è molto gelosa della sua neutralità, adottata dal 1955 quando gli alleati occidentali e russi si ritirarono dal Paese, ed è desiderosa di riottenere un ruolo di mediazione tra i due blocchi della ex Guerra Fredda. In quello spirito l’Fpoe, il partito liberal-nazionale, guarda a Mosca. «Questa aspettativa è semplicemente ridicola - ha detto al Sole 24 ore Anton Pelinka, politologo alla Central European University di Budapest - Trump e Putin non hanno certo bisogno di un partito di medie dimensioni di una delle più piccole democrazie europee come mediatore. Il Partito della Libertà (Fpoe) vuole solo avere spazio nei notiziari».

Comunque l’ex candidato alle presidenziali austriache, Norbert Hofer, ha ricordato numerose volte, anche in interviste rilasciate a media internazionali come la Bbc, che è contrario al mantenimento delle sanzioni economiche a Mosca fortemente volute dalla cancelleriera tedesca Angela Merkel e dal presidente americano Barack Obama.

Il partito nazionalista austriaco di estrema destra Fpoe ha assunto posizioni anti-immigrati e ha minacciato, in caso di radicali modifiche degli assetti istituzionali in Europa in seguito alla Brexit o di un ingresso della Turchia nella Ue, di ricorrere al referedum per verificare la volontà popolare austriaca di restare nella Unione (e far esplodere la cosidetta Oexit).

Il ciclone politico anti-globalizzazione e anti-immigrazione del 2016, iniziato in Gran Bretagna a giugno con Brexit e poi fortificatosi a novembre negli Stati Uniti con la sorprendente vittoria di Donald Trump sta mettendo radici in Europa continentale e rischia, dopo il referendum in Italia che ha costretto alle dimissioni il premier Matteo Renzi, di essere la storia più importante da raccontare nel corso del 2017.

Con le elezioni a marzo in Olanda, poi a maggio e giugno con le presidenziali in Francia e a settembre con il voto in Germania e il quarto tentativo di Angela Merkel di restare alla guida del maggior paese dell’Europa continentale. Tutto sotto lo sguardo attento e vigile della rete di alleanze di partiti anti-sistema che conducono a Mosca.

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