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Schulz si chiama fuori dalla corsa per la cancelleria, strada aperta a Gabriel

Martin  Schulz (a sinistra) con Sigmar Gabriel. (REUTERS/Thomas Peter/File Photo )
Martin Schulz (a sinistra) con Sigmar Gabriel. (REUTERS/Thomas Peter/File Photo )

Martin Schulz non correrà per essere il candidato dei socialdemocratici alla cancelleria. È il settimanale Der Spiegel ad anticipare che il presidente uscente del Parlamento europeo si sarebbe chiamato fuori, spianando così la strada a Sigmar Gabriel, attuale vice di Angela Merkel. Schulz guida da cinque anni l’Assemblea di Strasburgo e un mese fa aveva annunciato l’intenzione di non voler mantenere l’incarico nella seconda parte del mandato, da gennaio in poi, per tornare invece alla politica tedesca, candidandosi nelle liste dell’Spd in Nordreno-Vestfalia, suo Land natale.

Da più parti, anche all’interno del partito, era dunque stata avanzata l’ipotesi che Schulz volesse insidiare il ruolo di front-runner a Gabriel che molti accusano di essere responsabile del calo di consensi per i socialdemocratici. Secondo alcuni recenti sondaggi , infatti, solo il 43% dei tedeschi ha un’opinione positiva dell’attuale ministro dell’Economia, a fronte di un 57% che approva l’operato di Schulz. Senza storia appare, a oggi, il confronto Gabriel-Merkel: la strage di Berlino avrebbe fatto crescere i consensi per la cancelliera spingendoli a quota 52% in un ipotetico scontro diretto mentre Gabriel si fermerebbe al 13 per cento.

il vicecancelliere, 55 anni, delfino di Gerhard Schröder, è finito spesso nel mirino dei colleghi di partito per le posizioni ondivaghe assunte su molti temi di primo piano, tanto da essersi meritato il soprannome di “Signor Zig-Zag” sui media tedeschi. L’ottimo esordio della Spd nel governo di Grande Coalizione, con l’approvazione della legge sul salario minimo, è stato offuscato dal bail-out della Grecia: alla richiesta di un alleggerimento dell’austerity il leader della Spd ha fatto seguire un improvviso allineamento con le posizioni più dure del suo governo, lasciando persino intendere di essere d’accordo con la proposta di Wolfgang Schäuble che Atene dovesse temporaneamente uscire dall’euro. Più di recente ha irritato parte dell’opinione pubblica precipitandosi a Teheran subito dopo l’intesa sul nucleare che ha aperto la via alla revoca delle sanzioni. Non è piaciuta alla comunità ebraica tedesca, inoltre, la fretta con la quale il vice di Merkel ha definito «amici» gli iraniani.

Soltanto il 35% del partito sarebbe al momento convinto che Gabriel sia il candidato migliore per sfidare Angela. Per questo il rientro nell’arena politica di Schulz è stato subito cavalcato come una possibile alternativa. Ma prima di Natale il presidente del Parlamento Ue, 60 anni, ha confidato ad alcuni amici che non sarà in campo contro l’amico Sigmar. Per Schulz sembra più probabile un ruolo da ministro degli Esteri, in sostituzione dell’uscente Frank-Walter Steinmeier che a febbraio prenderà il posto di Joachim Gauck alla presidenza della Repubblica.

A supporto di Gabriel, di recente, si sono schierati importanti figure pubbliche, dalla governatrice del Nordreno-Vestfalia, Hannelore Kraft, al sindaco di Berlino Michael Müller. Ma la strada per i socialdemocratici si annuncia particolarmente ripida: se si votasse oggi, nonostante l’attentato di Berlino, un sondaggio di Forsa dà la Cdu-Csu della cancelliera al 38% dei consensi e la Spd al 20% (in calo rispetto al 25,7% del 2013). I Verdi al 9% e la sinistra della Linke al 10 per cento. Fermi al 12% i populisti di Alternativa per la Germania che del contrasto all’immigrazione, soprattutto islamica, hanno fatto la propria bandiera.

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