DAL NOSTRO INVIATO
STRASBURGO – Dopo incertezze dell'ultimo minuto, il Parlamento europeo ha finalmente approvato oggi il discusso accordo di libero scambio tra Unione europea e Canada (noto con l'acronimo Ceta). Il voto è un segnale lanciato ai recenti appelli protezionistici del nuovo presidente americano Donald Trump. Ciò detto, in un contesto politico segnato dal successo dei partiti anti-sistema, molti osservatori si aspettano una frenata nei negoziati che l'Europa sta conducendo a livello internazionale.
«Con l'adozione del Ceta, scegliamo l'apertura, la crescita e standard elevati anziché il protezionismo e la stagnazione – ha detto Artis Pabriks, il popolare lettone che è stato il relatore del provvedimento nell'iter parlamentare -. Il Canada è un paese con cui condividiamo valori comuni. E' anche un alleato su cui possiamo contare. Insieme, possiamo costruire ponti anziché muri, per la prosperità dei nostri cittadini. Il Ceta sarà un faro per tutti i prossimi accordi commerciali nel mondo».
L'approvazione del trattato con il Canada è avvenuta con 408 voti a favore, 254 voti contrari e 33 astensioni. Il Parlamento europeo si è presentato diviso all'appuntamento qui a Strasburgo. Le divisioni politiche hanno segnato i gruppi parlamentari e le diverse delegazioni nazionali. Secondo una prima ricostruzione, hanno votato contro molti socialisti, alcuni popolari e liberali, oltre che i verdi, la sinistra radicale e gli esponenti parlamentari più nazionalistici.
Il trattato commerciale euro-canadese potrebbe entrare in vigore già in aprile, almeno parzialmente. E' necessaria a questo punto solo una notifica del Consiglio al governo canadese. Si tratterebbe solo di una entrata in vigore parziale. Quella definitiva e piena avverrà solo quando i Ventotto paesi membri dell'Unione europea avranno ratificato il testo. L'iter è tortuoso e complicato, tenuto conto della crescente opposizione popolare all'accordo.
L'approvazione del Parlamento europeo, segnata oggi da manifestazioni di molti oppositori a Strasburgo, giunge mentre il nuovo presidente americano Donald Trump ha deciso di rinnegare il Partenariato trans-pacifico e di rinegoziare l'intesa commerciale con il Messico e il Canada (nota con l'acronimo Nafta). Washington sta anche valutando se introdurre una nuova tassa all'importazione (border tax in inglese) che non piace a molti europei.
I sostenitori dell'intesa con il Canada considerano il trattato commerciale come l'occasione per lanciare un messaggio politico contro le tendenze protezionistiche della nuova amministrazione americana, ma anche per offrire un modo efficace per governare la globalizzazione. Chi invece si è dichiarato contrario, ritiene che l'accordo è l'ennesimo tassello a una liberalizzazione degli scambi che in molti paesi ha avuto effetti nefasti sull'occupazione.
A una recente riunione dei ministri delle Finanze dell'Unione, la Germania ha voluto sottolineare che mentre da Washington giungono segnali protezionistici i Ventotto devono difendere il libero commercio (si veda Il Sole/24 Ore del 28 gennaio). Il timore è che al di là del voto di oggi, ci sarà in Europa una inevitabile frenata nei negoziati commerciali, ormai controversi agli occhi di molti cittadini. Trattative bilaterali o multilaterali sono in corso con 51 paesi. Altri sette negoziati sono in preparazione.
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