Molte, troppe, aziende cinesi si stanno indebitando fino al collo per acquistare squadre di calcio straniere sotto forma di investimenti diretti o di trasferimento di beni. Pang Gongsheng, vicegovernatore della Banca centrale cinese e direttore della Safe, l'agenzia che vigila sulla valuta estera, lo ha detto in un esclusivo incontro a Diaoyutai, al termine del China Development Forum al quale il Sole 24 Ore ha partecipato.
Nell'incontro, incentrato sulla stretta valutaria introdotta dalla stessa Safe e sulle acquisizioni cinesi all'estero, Pan ha affrontato anche il tema delle
acquisizioni di società di calcio: «Bene, vanno bene, ma se fanno bene al calcio cinese», ha detto, e ha fatto vari esempi, tra cui quelle di Suning per l'Inter, conclusa con successo, e quella del Milan per l'acquisto del quale c'è una cordata, ci sono degli anticipi di caparra ma c'è anche un closing continuamente ritardato. Pan GongSheng ha sottolineato che l'osservazione dei flussi di capitali transfrontalieri è legato a due fattori importanti: al processo di diversificazione delle attività estere e alla ristrutturazione del debito estero.
Data la convergenza dei flussi di capitali transfrontalieri, la Cina sta cercando di bilanciare il fenomeno dell'uscita anomala di capitali all'estero. A febbraio il saldo della bilancia dei pagamenti è tornato positivo, le riserve di valuta estera hanno ripreso fiato, in fondo - ha detto Pan - «la Cina è ricca di riserve valutarie, pari al 28% per cento della riserve globali in valuta estera». Secondo l'ultimo report sugli investimenti cinesi in Europa dello studio Baker McKenzie, nel 2016 sono raddoppiati gli investimenti cinesi in Europa (46 miliardi di dollari) mentre in Italia gli investimenti sono stati pari a 1,2 miliardi con un calo dell'85% rispetto al 2015. Un calo generalizzato nel 2017 è da mettere, comunque, in conto.
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