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L’Etf che guadagna in Borsa «ascoltando» Twitter

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finanza e big data

L’Etf che guadagna in Borsa «ascoltando» Twitter

(Fotolia)
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Che l’analisi dei big data aiuti a guadagnare ormai ci sono pochi dubbi. Soprattutto le “conversazioni” sui social network. Lo conferma non solo il brulicare di società nate per questo scopo (a partire dalla celebre Dataminr), ma anche la ricerca accademica: fin dal 2010 un celebre studio dell’Indiana University ha rivelato come grazie al “rumore” su Twitter si possa prevedere nell’86,7% dei casi l’esatta direzione dei mercati per i tre giorni successivi. Mentre un’altra analisi del 2012 pubblicata dal Mit Media Lab ha confermato come i trader che hanno a disposizione le analisi dei flussi social siano in grado di guadagnare almeno il 10% più degli altri.

La grande novità è che la febbre da big data si è trasformata in un Etf, regolarmente quotato da poco meno di un anno. Il “clone” in questione è lo Sprott Buzz Social Media Insights Etf, che segue l’omonimo indice creato da Jamie Wise, ex di Citibank con oltre vent’anni di esperienza sui mercati finanziari, attualmente fondatore e amministratore delegato dell’hedge funds canadese Periscope Capital.

L’idea di creare un indice che investe analizzando i big data sui social network venne al team dell’hedge funds nel 2012, per cercare di capire dal “buzz” su internet quali erano le catene retal più promettenti. Ma la svolta arrivò nel 2013 con l’introduzione del “cashtagging” da parte di Twitter, ovvero della possibilità (copiata dalla social community di trader StockTwits) di seguire le conversazioni su singola società quotata a Wall Street semplicemente attraverso la sua sigla, il “ticker”.

Da allora i big data sulle conversazioni “finanziarie” in Borsa esplosero, dando la possibilità al team di Wise di pensare più in grande. «Ci venne l’idea di mettere a punto un algoritmo per analizzare il sentiment sui vari titoli, con lo scopo di selezionare i migliori per costruire un paniere in grado di sovraperformare lo Standard and Poor’s 500», spiega il creatore del Buzz Social Media Insights Index. «C’è infatti una grande differenza tra i sondaggi di opinione, dove le risposte vengono sollecitate, e le libere opinioni espresse sui social network, dove i singoli cercano feedback sulle proprie idee di investimento prima di passare all’azione».

Una volta costruito l’indice, il 18 aprile 2016 viene quotato al New York Stock Exchange l’Etf che lo adotta come benckmark. Come funziona? «Ogni trimestre calcoliamo il numero di citazioni online dei dodici mesi precedenti su tutti i titoli quotati negli Stati Uniti - spiega Wise - selezionando i cento migliori titoli tra quelli con capitalizzazione pari ad almeno cinque miliardi di dollari e volumi medi di transazione gionaliera non inferiori a un milione di dollari. Un ulteriore processo di selezione basato sui nostri software di analisi porta a scegliere 25 titoli che vengono inclusi nell’indice dinamico, aggiornato ogni mese in base al “buzz” sui social network». Le fonti dei big data monitorati dal Buzz Index sono una cinquantina tra social network, blog e siti di news.

Dopo aver lanciato l’Etf, tuttavia, la metodologia di investimento è stata discussa con consulenti e investitori: oggi anziché 25 titoli l’indice ne contiene 75, “pesati” a seconda della positività del sentiment rilevata sui social media con un limite massimo del 3% del paniere per ogni singolo titolo. L’indice viene ribilanciato ogni mese, con l’avvicendamento in media di 8-10 società. Al momento, secondo i dati Morningstar, le prime cinque azioni dell’Etf sono Advanced Micro Devices, Apple, Facebook, Bank of America Corporation e Amazon. Se guardiamo invece ai settori, oltre un terzo del paniere è investito in titoli tecnologici (34%), seguiti da quelli healthcare (24%), consumer (16%), finanziari (8%) ed energy (5%).

Quanto alle performance, dal momento del lancio - poco meno di un anno fa - a oggi il Buzz Social Media Insights Etf ha guadagnato il 7,4% (che diventa il 9,4% se consideriamo il Nav): una discreta performance, anche se inferiore al più famoso Etf sull’indice S&P550 (lo SPY), che nello stesso periodo ha portato a casa il 13,46%. Ma il giovane Etf “social” avrà di sicuro spazio per migliorare.

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