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Missili Usa in Siria, è gelo tra Putin e Trump

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GLI EFFETTI DEL RAID AMERICANO

Missili Usa in Siria, è gelo tra Putin e Trump

Donald Trump con Xi Jinping (Reuters)
Donald Trump con Xi Jinping (Reuters)

Gli Stati Uniti ripetono che si è trattato di un intervento una tantum, deciso per “scoraggiare” ulteriori utilizzi di armi chimiche: non implica un maggiore coinvolgimento americano nella guerra in Siria. Eppure, i 59 missili Tomahawk lanciati dal Mediterraneo all’alba di venerdì contro la base siriana di Shayrat - da cui sarebbe partito l’attacco chimico di martedì scorso sul villaggio di Khan Sheikhoun, più di 70 persone uccise dal sarin - sono destinati a lasciare un’impronta profonda.In Medio Oriente, negli equilibri tra l’Europa e un’America tornata interventista, nel legame tra Russia e Stati Uniti ripiombato

nel gelo prima ancora di sbocciare. La supposta sintonia attesa tra Donald Trump e Vladimir Putin è già rotta di collisione: i missili americani, ha detto il premier russo Dmitrij Medvedev, sono stati a un soffio dallo scontrarsi con i sistemi militari russi.

Trump ha annunciato il ritorno in scena degli Stati Uniti da Mar-a-Lago, in Florida, proprio mentre stava iniziando il summit con il presidente cinese Xi Jinping. «È interesse vitale degli Stati Uniti - ha detto - prevenire la diffusione di armi chimiche letali». Ha ricordato i bimbi rimasti uccisi dal gas: «Nessun figlio di Dio dovrebbe mai soffrire un tale orrore».

La reazione russa
Alla ritorsione armata americana contro Damasco - a cui si aggiungeranno presto nuove sanzioni annunciate dal segretario al Tesoro Usa, Steven Mnuchin - la Russia ha risposto minacciando di sospendere proprio quello che chiamano deconfliction notice, lo scambio di informazioni voluto per la prevenzione degli incidenti che, attivato dagli americani prima dell’attacco missilistico, ha preavvertito i russi che - presenti a Shayrat - in questo modo hanno evitato perdite. Senza questo canale di comunicazione, evitare un’escalation sarebbe molto più complicato. È il primo avvertimento di Mosca a Washington, sottolineato in mare - secondo quanto riporta Fox News - dall’ingresso di una nave da guerra russa nel Mediterraneo.

Rafforzate difese aeree siriane
In secondo luogo, il ministero russo della Difesa ha avvertito che ora rafforzerà le difese aeree siriane «per proteggere le infrastrutture siriane più sensibili». Altro avvertimento: la Russia alza nuove barriere, i cieli siriani saranno ancor più pericolosi. Nella mattina di venerdì, Vladimir Putin ha definito l’attacco missilistico «un’aggressione contro uno Stato sovrano, in violazione del diritto internazionale», e un cinico tentativo di distogliere l’attenzione del mondo dalle vittime civili in Iraq. Quanto accaduto, è stato il pensiero di Putin riferito dal suo portavoce Dmitrij Peskov, «arreca un danno considerevole alle relazioni russo-americane, già in condizioni miserevoli anche senza di questo».

Mosca al fianco di Assad dal 2015
Sul campo Mosca è al fianco di Bashar Assad dal 2015, da molto prima come alleato. E il segretario di Stato americano Rex Tillerson, vicinissimo alla Russia negli anni in cui era alla guida della petrolifera ExxonMobil, ieri è stato durissimo: poiché i russi avevano assicurato che Assad, in base agli accordi del 2013, si era sbarazzato degli arsenali chimici impegnandosi a non costituirne di nuovi, «o sono complici o sono incompetenti». Secondo gli americani, infatti, non ci sono dubbi sulla responsabilità di Assad nell’utilizzo del sarin a Khan Sheikhoun.

La reazione di Damasco
Secondo l’esercito siriano, nell’attacco alla base sono rimaste uccise sei persone, anche se non ci sono conferme indipendenti di vittime civili. La «sfacciata aggressione», è la dichiarazione dell’esercito di Damasco, rende gli Stati Uniti partner dei terroristi, Isis compreso.

L’Europa con Trump
L’azione americana ha ritrovato l’Europa al fianco di Trump. Un commento congiunto del presidente francese François Hollande e di Angela Merkel fa appello alla comunità internazionale «affinché si unisca in favore di una transizione politica in Siria». Appello a cui si è unito il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, che ha ricordato come l’azione americana «è una risposta motivata da un crimine di guerra»: «L’Italia - ha detto - è sempre stata convinta che una soluzione duratura della crisi siriana vada ricercata in un negoziato». In cui coinvolgere «le opposizioni e il regime, sotto l’egida Onu e con un ruolo decisivo e costruttivo della Russia».

La parola all’Onu
Lo scontro tra russi e americani, ha ripreso vigore ieri sera alla riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, convocata d’urgenza dalla Russia. L’aggressione americana in Siria «è illegittima e rafforza il terrorismo, e potrebbe avere conseguenze molto serie», ha detto il vice ambasciatore russo Vladimir Safronov. Da parte americana, Nikki Haley ha parlato di un passo «misurato e pienamente giustificato»: «Siamo pronti a fare di più - ha detto Haley al Consiglio - ma speriamo non sia necessario. Gli Usa non resteranno inerti se verranno utilizzate armi chimiche».

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