DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI - Sugli Champs Elysées è tornata la normalità, come se non fosse accaduto nulla. Nella notte, una volta terminato il lavoro della polizia scientifica, la polizia ha rimosso il furgone della Prefettura e l'auto dell'assassino. I getti d'acqua hanno cancellato le macchie di sangue in strada e sul marciapiede.
Ma nulla può ovviamente cancellare dagli occhi dei francesi le immagini, terribili, dell'ennesimo attacco terroristico. Destinato probabilmente ad avere delle ripercussioni sul voto del primo turno delle presidenziali, domenica.
Anche, forse soprattutto, per la storia dell'ultimo cane sciolto del terrorismo islamico che ha seminato morte e paura ieri sera sugli Champs, ammazzando a sangue freddo un poliziotto e ferendone altri due.
Karim Cheurfi - un francese di 39 anni nato e residente nella Seine-et-Marne, cintura Est della capitale, abbattuto dagli agenti mentre stava continuando a sparare per cercare di fare altre vittime – era tutt'altro che uno sconosciuto. Nel 2001, al termine di un inseguimento mentre era alla guida di un'auto rubata, aveva già sparato a un poliziotto e a suo fratello, ferendoli gravemente. In stato di fermo, aveva aggredito un altro poliziotto, gli aveva sottratto la pistola e sparato, ferendolo prima di essere immobilizzato. Per questi reati, gravissimi, era stato condannato nel 2003 a vent'anni, pena che nel 2005 era stata ridotta a 15 anni.
Schedato come persona ad alto rischio, nel febbraio scorso era stato nuovamente fermato in seguito alle segnalazioni dell'intelligence sulla sua radicalizzazione e su alcune dichiarazioni in cui affermava di voler uccidere dei poliziotti. Ma il magistrato ne aveva ordinato il rilascio per mancanza di prove.
Come altre volte in passato, tutti si chiedono com'è possibile che un simile personaggio fosse in circolazione, abbia potuto procurarsi delle armi (oltre al kalashnikov con cui ha ammazzato l'agente sugli Champs, nella sua auto è stato trovato un fucile a pompa, sul sedile vicino a una copia del Corano) e sia riuscito a mettere in atto i suoi, deliranti propositi. Indipendentemente dal fatto che avesse o meno un reale legame con lo Stato islamico (al quale inneggia un testo manoscritto trovato vicino al cadavere di Cheurfi), che ieri sera ha rivendicato l'attacco con un comunicato oscuro e dalla dubbia veridicità. Che cita come “combattente” un belga – potrebbe essere l'uomo che si è presentato spontaneamente nella notte a un commissariato di Anversa – alimentando l'ipotesi, non confermata, di un possibile complice.
Quale può essere quindi l'impatto sul voto, a 48 ore dall'appuntamento con le urne di un'elezione dall'esito mai così incerto? Sulla carta tutto lascia pensare che a beneficiare dell'inevitabile impatto emozionale del dramma possano essere soprattutto la leader del Front National Marine Le Pen - che questa mattina ha rilanciato con forza i suoi slogan preferiti sulla sicurezza, il fondamentalismo islamico, il “lassismo” della magistratura e ha “solennemente chiesto al Governo un controllo effettivo delle frontiere” – e il candidato della destra François Fillon.
Another terrorist attack in Paris. The people of France will not take much more of this. Will have a big effect on presidential election!
– Donald J. Trump(realDonaldTrump)
Forse ancor più quest'ultimo, che ha dalla sua una rassicurante esperienza governativa, rivendica «il necessario sangue freddo» e questa mattina ha sottolineato soprattutto l'esigenza di una “forte iniziativa diplomatica per creare una grande coalizione internazionale- dagli Stati Uniti alla Russia, dalla Turchia all'Iran, dall'Europa ai Paesi del Golfo – contro il terrorismo islamico”.
Se sembra difficile che ci siano spostamenti importanti negli elettorati già schierati con i vari candidati - nell’unico sondaggio realizzato dopo l’attentato Marine Le Pen guadagna un punto al 23%, Macron perde mezzo punto ma resta primo al 24,5%, Fillon e Melenchon inseguono al 19% - l'attenzione è rivolta ai cittadini che avrebbero deciso di astenersi: secondo i sondaggi circa il 28% degli aventi diritto, una percentuale più alta di 8 punti rispetto ai dati storici delle presidenziali. Si tratta di circa tre milioni di voti che potrebbero entrare in gioco nelle ultime ore. E che potrebbero indebolire sicuramente la posizione di Jean-Luc Mélenchon, l'esponente della sinistra radicale, ma forse anche quella dell'indipendente centrista Emmanuel Macron, il superfavorito di queste presidenziali. La cui giovane età e la mancanza di esperienza politica – anche se nella dichiarazione di questa mattina ha mostrato un'immagine molto istituzionale, insistendo sul fatto che “siamo di fronte a una sfida morale, di civiltà”.
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