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Trump, doppia offensiva fiscale: maxi-taglio alle tasse di imprese e famiglie

NEW YORK - «È il più grande taglio delle tasse e la maggior riforma del fisco nella storia del Paese». Ancora: «Un’opportunità unica in una generazione per semplificare il sistema» a favore di aziende e famiglie.

A Steve Mnuchin, il Segretario al Tesoro di Donald Trump, e Gary Cohn, il capoconsigliere economico della Casa Bianca non sono mancati ieri gli aggettivi, né i paralleli storici rivoluzionari con John Kennedy e Ronald Reagan, mentre alzavano il sipario sui piani della Casa Bianca. Certo è che la riforma delineata ieri - seppur in una singola pagina di scarni principi e numeri - ha cercato di dare inedita credibilità ai primi cento giorni del governo Trump, ricco finora di promesse e parco di risultati. E le linee guida sono ambiziose: su tutte una drastica riduzione delle aliquote per le imprese, grandi e piccole, al 15 per cento. L’imposta individuale scenderà invece ad un massimo del 35% dal 39,6%, seppur superiore all’impegno elettorale di portarla al 33 per cento. Le mosse, hanno previsto Mnuchin e Cohn, assieme saranno in grado di stimolare la competitività e la crescita economica degli Stati Uniti, l’anno scorso dell’1,6%, facendola lievitare stabilmente almeno al 3 per cento. E questo consentirà anche di ridurre il deficit. L’obiettivo è adesso far approvare la riforma entro fine anno dopo negoziati con il Congresso che ne finalizzino i tanti dettagli mancanti.

Lo sgravio alle imprese, illustrato da Mnuchin, vede le aliquote federali più che dimezzate dal 35% attuale. Un’imposta una tantum, tuttora da stabilire, incentiverà il rimpatrio di profitti dall’estero. E le aziende verrebbero in futuro sottoposte a un regime di tassazione “territoriale”, solo sul reddito generato negli Stati Uniti. Alla nuova soglia del 15% scenderà anche la tassazione delle corporations “pass-through”, società in cui il reddito passa in modo proporzionale ai proprietari ed è tassato all’aliquota individuale. Simili business comprendono piccole aziende di ogni settore come finanziarie quali hedge fund e private equity, gruppi di consulenza e studi legali, colossi immobiliari quali la Trump Organization. Un nuovo premio dunque per molti americani dai redditi elevati che potrebbero modificare la composizione dei compensi, ha denunciato il presidente del partito democratico all’opposizione, Tom Perez. Accusa alla quale Mnuchin ha risposto affermando che le legislazione dovrà evitare che la riforma offra «scappatoie» ai ricchi.

Gli sgravi per le aziende, se le ripercussioni su economia e deficit restano al centro di polemiche, potrebbero sostenere i mercati finanziari. Un abbattimento delle aliquote aumenterebbe significativamente gli utili per azione delle società. Ieri però Wall Street è rimasta ferma dopo l’annuncio, forse per le vivide incertezze su prospettive e aspetti concreti. La grande incognita resta il passaggio al Congresso: i leader repubblicani hanno fatto sapere di essere sostanzialmente in linea con il presidente, ma una legge formulata nei dettagli potrebbe scontrarsi con lo spettro di eccessivi deficit e norme complesse. Uno degli interrogativi riguarda la border tax sull’import, di cui una versione sospettata di protezionismo non è nel piano ma resta in discussione. I repubblicani possono votare una riforma a maggioranza semplice, senza il sostegno dei democratici, solo se questa non aumenta il disavanzo a distanza di dieci anni, altrimenti i tagli devono scadere. Una formula usata in passato da presidenti repubblicani, ma che minaccia di attutirne l’effetto su strategie aziendali di più lungo periodo.

Trump, per sostenere la popolarità di una proposta anzitutto pro-business, ha anche preparato misure per individui e ceti medi e popolari: se gli aiuti ai redditi più bassi appaiono limitati, nel pacchetto c’è uno sgravio per l’assistenza all’infanzia. Trump fa i conti, oltre che con la necessità di rispettare un messaggio populista, con sondaggi che mostrano gli americani oggi più propensi ad accettare soccorsi del governo. Cohn, al quale è stato affidato il dossier sulle imposte familiari, ha detto che le aliquote personali verranno falciate a tre da sette, ad una progressione del 10%-25%-35%, con deduzioni per le imposte locali eliminate e altre rafforzate. La tassa sui guadagni di capitale, limata del 3,8% legato a Obamacare, scenderà al 20% e sparirà l’imposta di successione.

Il presidente ha mantenuto ieri alta la pressione anche su un altro fronte economico “populista”, il commercio. Ha fatto filtrare che potrebbe decidere un ritiro dall’accordo di libero scambio nordamericano Nafta. L’ordine esecutivo, nei disegni della Casa Bianca, farebbe scattare nuovi negoziati, piuttosto che una rottura e guerre commerciali. Potrebbe però diventare un gesto dalle imprevedibili conseguenze, ancor più dopo che Trump ha imposto sanzioni sul legname contro Ottawa.

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