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Evan Williams: «internet si è rotto»

Evan Williams, co-fondatore di Twitter, si scusa: «Senza di noi Trump non avrebbe vinto»

Evan Williams, uno dei fondatori di Twitter (AP Photo/Marcio Jose Sanchez)
Evan Williams, uno dei fondatori di Twitter (AP Photo/Marcio Jose Sanchez)

«Mi dispiace. Senza Twitter molto probabilmente non sarebbe diventato presidente». Evan Williams, 45 anni, uno dei fondatori di Twitter e co-creatore di Blogger, in un’intervista al New York Times ha chiesto pubblicamente scusa per il contributo che il social media potrebbe aver dato alla vittoria elettorale di Donald Trump.
Lo stesso presidente americano alcune settimane fa ha affermato che senza Twitter a quest'ora non avrebbe conquistato la Casa Bianca: di fatto, Trump ha 30 milioni di follower sul suo account personale e viene criticato per comunicare tramite Twitter scavalcando spesso i media tradizionali.

Una storia controversa quella di Twitter, almeno secondo Wiliams. Alcuni anni fa è stato considerato uno strumento di liberazione, ad esempio quando ha dato voce in tutto il mondo alle rivolte arabe in Medio Oriente. Twitter, come in generale Internet, ha avuto un ruolo importante nel mettere i tiranni ai ferri corti.
Poi la narrazione si è fatta più oscura, e per Evan Williams, membro del Cda di Twitter e uno dei maggiori azionisti della società, è arrivato il tempo dei rimpianti.

«Penso che Internet si sia rotto», dice il manager, che ha cominciato a pensarla così già da qualche anno. Ma oggi le cose stanno peggiorando. «Molti concordano sul fatto Internet sia rotto».

Le persone usano Facebook per mostrare suicidi,picchiare e assassinare, in tempo reale. Twitter è un tale alveare di abusi che sembra impossibile smettere.
I fake, le notizie false, create per ideologia o per profitto, sono sconvolgenti. Quattro utenti adulti di Internet su 10, hanno rivelato in una recente indagine di essere stati molestati online.

Il problema di Internet, sostiene Williams, è che “premia” ciò che la gente vuole vedere. Se incontri un incidente, lo riprendi e lo metti in rete, sempre più persone lo guarderanno. Questo condurrà a una sempre maggiore richiesta di incidenti stradali, e i media cercheranno di rispondere a questa domanda.

Un circolo vizioso che Williams sta cercando di interrompere in qualche modo. Dopo Twitter, il manager è tornato a pensare alla scrittura e al giornalismo. La sua ambizione è definire un nuovo format per i media in un mondo che lotta sotto il peso di contenuti falsi o inutili.

La sua ultima avventura, Medium, è aperta a contributi brevi e lunghi, di scrittori e giornalisti dilettanti e professionisti, e si basa su una rete di scrittori e lettori per modificare e scoprire nuovi post. Oggi conta 13 milioni di visitatori unici al mese, dichiara Williams consapevole che ci sono molte cose che i blog non fanno bene, come filtrare e promuovere contributi interessanti per i lettori.

In particolare sembra che stia pensando a come trovare un equilibrio tra il vecchio sistema dei giornali nel quale i redattori professionisti erano gli unici ad apportare dei contenuti e il nuovo sistema dei blog, in cui chiunque può pubblicare qualcosa in linea.

L’obiettivo è creare qualcosa di diverso e a metà strada tra vecchio e nuovo, per esempio pagando giornalisti professionisti per i post e adottando un sistema interattivo per conversazioni più costruttive sulle idee.

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