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Dossier Germania, dietro il voto la stabilità dell’economia

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    Dossier | N. 11 articoliLa Germania al voto

    Germania, dietro il voto la stabilità dell’economia

    Un manifesto elettorale con il ritratto della Cancelliera Angela Merkel cede il posto a una pubblicita dei populisti dell’AfD su un tabellone rotante
    Un manifesto elettorale con il ritratto della Cancelliera Angela Merkel cede il posto a una pubblicita dei populisti dell’AfD su un tabellone rotante

    No, non è la Francia, né la Gran Bretagna. Il voto tedesco di domenica non sarà immune dal vento del populismo che soffia in tutta Europa, anche in questo caso sfruttando il tema della crescente diversità etnica del paese, ma non ci sarà in Germania il confronto con un partito come il Front National, né sembra da temere una ventata di xenofobia come nel referendum britannico su Brexit. Il paese appare più solido, più stabile: Angela Merkel - che è Cancelliere da novembre 2005, potrebbe vincere ancora. È merito anche dell’economia?

    It’s the economy...

    INTENZIONE DI VOTO PER AFD
    Dati in percentuale

    La domanda non è stravagante. Così come in Francia, il Fn è in genere più forte nei dipartimenti con maggiore disoccupazione, anche in Germania - paese in realtà più omogeneo - è possibile trovare una certa correlazione tra la disoccupazione nei singoli Länder e le intenzioni di voto per la AfD, Alternative für Deutschland,che a livello nazionale potrebbe raggiungere il 12% e 85 seggi. Tantissimo, rispetto al 2013, quando il partito non raggiunse il quorum del 5%. Nel Meclemburgo, il Land dell’ex Germania Est dove la disoccupazione è tra le più alte (al 7,4%...) il partito populista potrebbe persino superare la Spd e ritrovarsi terzo dopo la sinistra di Die Linke, in una decisa polarizzazione del voto.

    Un mercato del lavoro robusto

    IL MALESSERE DEL MERCATO DEL LAVORO
    Dati in percentuale (Fonte: Eurostat)

    La situazione del mercato del lavoro, in Germania, non è complessivamente negativa. La disoccupazione è molto bassa: la media trimestrale, a giugno, era pari al 3,8%, in calo dal 7,8% raggiunto nel 2008 durante la recessione. A livello dei Länder il massimo del 2016 era raggiunto a Berlino, con un 7,8%. Anche la sottooccupazione sembra sotto controllo: la percentuale, sulla popolazione attiva, delle persone assunte a part time che desidererebbero invece un contratto a tempo pieno era del 3,4% a marzo, dal 6% registrato durante la crisi. In Italia - per un confronto - il tasso di sottoccupazione (ufficiale) era pari al 3% a marzo, ma quello (trimestrale) di disoccupazione era dell’11,2% a giugno.

    Un’economia resiliente

    LA CRESCITA TEDESCA
    Dati in percentuale (Fonte: Eurostat)

    L’attività economica, in Germania, ha del resto seguito un percorso molto particolare, dopo la crisi. La Grande recessione è stata dolorosa ma breve, e il paese è stato appena scalfito dalla seconda crisi che ha colpito Eurolandia tra il 2012 e il 2013. La ripresa è stata rapida e la media della crescita del dopocrisi è persino superiore, malgrado il rallentamento di Eurolandia, a quella del periodo precedente la crisi. È stata proprio questa resilienza che ha permesso alla disoccupazione tedesca di scendere stabilmente dal 2008 in poi.

    Saggezza fiscale

    IL DEFICIT PUBBLICO TEDESCO
    In % del Pil (Fonte: Eurostat)

    La ripresa non è stata il frutto di un forte stimolo fiscale. La Germania è uno degli esempi di saggezza fiscale associata a una crescita robusta. È un argomento a favore di chi pensa che le spese pubbliche siano molto importanti per obiettivi sociali e politici, ma non si trasformano necessariamente in una maggiore attività economica: sono troppe le condizioni che occorre rispettare. La ripresa e la resilienza tedesca accende quindi i riflettori sulla qualità del sistema produttivo del paese.

    Quel surplus così alto...

    IL SURPLUS COMMERCIALE 2016
    Dati in miliardi di euro (Fonte: Destatis)

    Potrebbe essere banalmente questo - la qualità dei prodotti, dell'organizzazione, del “sistema” - il motivo della fortuna delle esportazioni tedesche? Le polemiche contro il forte surplus commerciale della Germania sono sempre più diffuse e sono state ormai rilanciate anche dalla Casa Bianca. Il partito del no-euro ritiene inoltre che la Germania si sia assicurata, con la moneta unica, un vantaggio strutturale. In realtà i paesi in cui le esportazioni tedesche sono preponderanti rispetto alle importazioni, non solo in termini assoluti ma anche in termini relativi, sono fuori dell’area euro: tra i più sviluppati la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, la Svezia e la Danimarca mentre in Eurolandia “soffrono” l’Austria, la Francia, la Spagna. Molto meno l’Italia.

    Il nesso tra retribuzioni e produttività

    PRODUTTIVITÀ E RETRIBUZIONI
    Base 1999=100 (Fonte: Ocse)

    La resilienza dell’economia tedesca sorprende un po’ nel momento in cui, dai dati - in questo caso, quelli elaborati dall’Ocse - emerge che il paese ha abbandonato dopo la Grande recessione e non in tempi più recenti come comunemente si pensa, quella “moderazione salariale” che è stata, secondo molti economisti, la chiave del suo successo. La produttività oraria del lavoro e le retribuzioni orarie, che sono salite in tandem dal 1999 al 2008, si sono successivamente sganciate e sono state le retribuzioni a prendere il volo.

    Inflazione sotto controllo

    L’INFLAZIONE IN GERMANIA
    Dati in percentuale (Fonte: Eurostat)

    Lo sganciamento tra produttività e retribuzioni non ha determinato né una perdita di competitività, né tantomeno un aumento dell’inflazione. La dinamica dei prezzi tedeschi, già piuttosto lenta prima della crisi - la media era dell’1,6% - ha ulteriormente rallentato dopo il 2008 e si è portata all’1,2%, con qualche timido segnale di ripresa negli ultimi mesi.

    La polemica con la Bce
    La lentezza dei prezzi renderebbe appropriata anche per la Germania la politica ultraespansiva della Banca centrale europea, che invece è aspramente criticata, in una polemica che alimenta anche il mondo degli euroscettici. Due sono i motivi. Il primo è la bassa tolleranza dei tedeschi anche a bassi incrementi dei prezzi: un’inflazione allo zero per cento sarebbe ideale per molti operatori economici - malgrado il peso del debito privato - e un nuovo, più basso, obiettivo di inflazione per Eurolandia sarebbe il benvenuto.

    I RENDIMENTI DEI DECENNALI
    Dati in percentuale (Fonte: Ocse)

    Il secondo motivo di critica della Bce riguarda i rendimenti. In un paese che tende a invecchiare - più della Francia, più della media di Eurolandia, ma meno dell’Italia - le rendite da risparmi, comprese quelle dei piani pensionistici, sono sotto pressione. Sui tassi dei titoli di Stato pesa la carenza globale di offerta - ci sono sempre meno titoli con rating tripla A - e il quantitative easing della Banca centrale europea. Il rendimento medio mensile dei decennali è così sceso sotto zero, poi è leggermente risalito; e la voce dei risparmiatori si fa sentire molto - più che tra le econome famiglie italiane - in politica.

    Inflazione immobiliare

    I PREZZI DELLE ABITAZIONI
    Variazione % media annua (Fonte: Eurostat)

    A spaventare un po’ i tedeschi - non i proprietari, ovviamente - c’è anche l’accelerazione dei prezzi delle abitazioni. Il mercato immobiliare, in Germania, ha evitato, prima della crisi, non solo le bolle che hanno inginocchiato Spagna e Irlanda, ma anche fenomeni più moderati di inflazione delle quotazioni immobiliari che si sono verificati in altri paesi. I prezzi delle case sono rimasti fermi a lungo ma oggi, probabilmente a causa dei bassi tassi introdotti dalla Banca centrale europea, sono in decisa ripresa.

    Un’economia senza problemi?
    Non si può dire che l’economia tedesca non abbia problemi, anche se in relazione a molti dei suoi partner, la Germania appare davvero come un leader. È un quadro, coerente, con le scelte che gli elettori sembrano intenzionati a fare: una relativa stabilità di fondo, ma anche alcuni segali di polarizzazione che testimoniano un malessere inferiore a quello di altri paese, e non sempre rilevabile nei dati, ma comunque attivo nella società.

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