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a bruxelles domani

Nasce «PeSCo», nuova cooperazione militare Ue per la difesa europea

  • –dal nostro corrispondente
Bloomberg
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BRUXELLES – A piccoli passi la tanto attesa difesa europea sta vedendo la luce. I ministri degli Esteri di una ventina di paesi saranno chiamati qui a Bruxelles domani a notificare il desiderio di cooperare nell'ambito della difesa, istituendo una cooperazione rafforzata in un campo tradizionalmente ritenuto una riserva di caccia dei governi nazionali. Ad alcuni, l'iniziativa potrà sembrare sottotono. Resta però un passaggio cruciale nel processo di integrazione europea.

La clamorosa uscita del Regno Unito dall'Unione, l'instabilità del grande vicinato europeo, le ristrettezze finanziarie provocate dalla crisi economica e debitoria, il nuovo isolazionismo americano sono tutti fattori che hanno indotto i Ventisette a rilanciare la cooperazione militare. Nel 2016, a seguito di una riunione informale a Bratislava, i ministri degli Esteri si sono trovati d'accordo per applicare due articoli dei Trattati (il 42 e il 46) che prevedono l'istituzione di una cooperazione strutturata permanente (PeSCo).

«Il panorama della difesa in Europa rimane estremamente diversificato e diventa sempre più difficile raggiungere il consenso interno necessario per lanciare operazioni fuori dall'Unione in maniera efficace e tempestiva, in particolare per quanto riguarda operazioni militari ad alta intensità», notavano di recente Alessandro Marrone, Nicoletta Pirozzi e Paola Sartori, dell'Istituto Affari Internazionali a Roma. La nascita di una PeSCo «rappresenterebbe un segnale di svolta capace di condurre ad una più profonda integrazione nel settore della difesa».

Sono tre gli ambiti nei quali i paesi dell'Unione si sono detti pronti a collaborare: gli investimenti nella difesa, lo sviluppo di nuove capacità, e la preparazione a partecipare insieme ad operazioni militari. Al di là dei fattori congiunturali appena citati, Brexit è stato un elemento determinante nel decidere di applicare gli articoli 42 e 46 dei Trattati: per decenni Londra ha ostacolato forme di cooperazione nel settore della difesa, per paura di perdere sovranità.

«Ci aspettiamo che lunedì almeno venti paesi notifichino ufficialmente il desiderio di lanciare una cooperazione strutturata permanente», spiega un diplomatico. I grandi paesi della zona euro dovrebbero essere della partita: Germania, Francia, Italia e Spagna. Successivamente, il Consiglio darà il suo benestare con un voto a maggioranza qualificata. «L'obiettivo è di mettere a punto capacità in comune nel settore della difesa, in vista di operazioni militari», riassume il Servizio europeo per l'Azione esterna.

La cooperazione strutturata permanente si svolgerà su due piani. Il primo è quello politico, a livello di Consiglio, dove si prenderanno le decisioni di indirizzo. Voteranno solo i paesi membri partecipanti alla PeSCo e le scelte vengono prese all'unanimità (salvo le decisioni sulla sospensione o sull'arrivo di vecchi o nuovi membri, per i quali il voto è a maggioranza qualificata). Il secondo livello riguarda i singoli progetti tecnici, raggruppando solo i paesi partecipanti.

«Il Servizio europeo per l'Azione esterna sta già studiando una cinquantina di progetti presentati a Bruxelles», spiega un esponente comunitario. La PeSCo potrà beneficiare di due strumenti. Il primo è la Revisione coordinata annuale della Difesa (nota con l'acronimo CARD), che serve ad analizzare efficienze ed inefficienze nelle spese militari nazionali e quindi europea. Il secondo strumento, finanziario questa volta, è il Fondo europeo per la Difesa, istituito dalla Commissione (si veda Il Sole/24 Ore dell'8 giugno).

Come detto, il campo è delicato. Non per altro qui a Bruxelles si sottolinea che gli impegni sono vincolanti, ma la partecipazione volontaria e il processo decisionale nelle mani dei governi. Non stiamo parlando della nascita di un esercito europeo, ma del tentativo di collaborare, in campo industriale ma anche operativo. Un esempio ambizioso è la cooperazione tra le marine militari del Belgio e dell'Olanda, che risale al 1948 e prevede tra le altre cose un comando congiunto chiamato Amiral Benelux.

In settembre alla Sorbona, il presidente francese Emmanuel Macron aveva suggerito che all'inizio del prossimo decennio ci potesse essere «una forza comune di intervento, un bilancio della difesa e una dottrina militare comune». La PeSCo è un primo piccolo passo. Toccherà alla Francia, il paese con la più evidente tradizione militare tra i Ventisette, mostrare la via di una integrazione più profonda, decidendo tra le altre cose se e come mettere in comune anche la sua arma nucleare.

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