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Il puzzle del Venezuela: debiti onorati ma congelati

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il default di caracas

Il puzzle del Venezuela: debiti onorati ma congelati

Il presidente venezuelano Nicolas Maduro
Il presidente venezuelano Nicolas Maduro

Èun puzzle composito e dagli incastri impossibili. Quello del Venezuela è un dramma sociale, un disastro economico, un crack finanziario. Oltre che una partita a scacchi tra nemici e alleati di Nicolas Maduro. Tra i primi ci sono gli Stati Uniti, tra i secondi Cina, Russia e India. In questo scenario post-guerra fredda, i mercati finanziari giocano una partita tutt’altro che trascurabile. E il “default”, più presunto che vero, è un capitolo importante delle relazioni pericolose tra Venezuela e Stati Uniti. Caracas negli ultimi 18 mesi ha onorato i pagamenti per oltre 4 miliardi di dollari ma nelle ultime settimane le agenzie di rating hanno estratto il “cartellino rosso” del default, per due pagamenti non onorati: il primo di 200milioni di dollari, il secondo di 230milioni di dollari. Gli insolventi sarebbero sia Pdvsa (società energetica del Paese) sia la Repubblica del Venezuela.

Il rebus finanziario
Un’anomalia finanziaria e politica quella che coinvolge il Venezuela. Si impone un interrogativo: perché un debitore onora un debito di miliardi di dollari e poco dopo cade nell’insolvenza per soli 200 milioni di dollari ? L’intrigo non è facile da dipanare, soprattutto per la varietà di giocatori in campo: i grandi gruppi finanziari americani (principali detentori del debito venezuelano), le agenzie di rating, il governo di Caracas, Pdvsa, il governo americano e... i lucrosi ricavi derivanti dai Cds (credit default swaps), strumenti finanziari assimilabili a una polizza assicurativa che scatta in caso di insolvenza. E gli obbligazionisti, naturalmente.

Alcune agenzie di rating, tra cui Standard & Poor’s hanno dichiarato “selective default”. E alcuni giorni fa l’Isda (International Swaps and Derivatives Association), in merito al ritardo di alcuni pagamenti, ha dato il via al rimborso dei Cds per 1,3 miliardi di dollari. Nel braccio di ferro tra Maduro e le agenzie di rating è spuntata una verità scomoda.

Un passo indietro: Clearstream e Euroclear costituiscono il duopolio delle stanze di compensazione. La prima ha sede in Lussemburgo, la seconda a Bruxelles. Si tratta di poderose “agenzie di cambio”, intermediari finanziari tra i governi che emettono obbligazioni e i possessori di titoli che incassano le cedole. Ebbene, Clearstream ha ricevuto da Caracas i 200milioni di dollari versati da Pdvsa, obbligazioni con scadenza 2019 e 2024, ma non li ha “girati” agli obbligazionisti. Quindi il governo di Maduro ha pagato i suoi debiti. Ma allora perché agli obbligazionisti non è arrivato nulla? «Si tratta di un limbo – spiega un operatore di Euroclear che chiede l’anonimato – in cui i fondi non sono disponibili per i clienti e rimangono invischiati in un meccanismo finanziario farraginoso». Alcuni fondi americani avrebbero invitato le stanze di compensazione a effettuare verifiche sulla regolarità dei versamenti venezuelani. Ovvero congelare i pagamenti. Una procedura irrituale, secondo gli analisti.

La crisi economica
Il Venezuela, visto dall’interno,è un Paese allo sbando con una crisi alimentare in corso e l’introduzione del “carnet della patria”, la tessera annonaria con cui viene distribuito cibo alle classi sociali più svantaggiate. «Fosse così, perché no? - dice provocatoriamente Leopoldo Lopez, padre del dissidente Leopoldo Eduardo Lopez . Il fatto è che a beneficiarne sono solo alcuni, non necessariamente i più poveri, ma i più fedeli al regime».

Un altro pezzo di Paese, quello più violento, emerge dal racconto di Cesare Tassi. Una storia privata che dà la cifra del dramma. Cesare è un cinquantenne, italiano, laureato alla Bocconi, che venti anni fa si è fidanzato con una venezuelana e si è trasferito lì. Una vita tranquilla, il lavoro e due figli. Fino a poche settimane fa, quando è rientrato precipitosamente in Italia, con una decisione presa in un giorno. Sì perché Yonder, il figlio di 18 anni, studente di economia a Caracas, va alle manifestazioni antigovernative, decine i morti negli ultimi mesi. Un giorno il padre decide di foderare lo zainetto di Yonder con una lastra di metallo, antiproiettile. Il giorno dopo, la profezia che si autoavvera: Yonder va in manifestazione, viene colpito da dietro e il proiettile viene respinto dalla lastra. È salvo, ma il suo amico muore. Cesare molla tutto, lavoro, casa e Venezuela e rientra a Milano, con i ragazzi. Non ha casa, né lavoro. Ma il pericolo scampato è sufficiente per indurlo a un rientro.

Un Paese fuori controllo ma che, paradossalmente, ha onorato i suoi debiti. Il guaio è che la crisi economica pare sempre più aspra. Nei supermercati vi sono file interminabili di gente alla ricerca di generi sovvenzionati dal governo e ciò ha generato un mercato nero di accumulo e rivendita chiamato bachaqueo, in allusione al bachaco, una formica rossa gigante capace di trasportare enormi scorte di cibo.

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