BRUXELLES – Non accenna a rasserenarsi il rapporto tra Bruxelles e Varsavia. Secondo le informazioni raccolte in ambienti comunitari, il collegio dei commissari deciderà la settimana prossima se chiedere al Consiglio l’attivazione della procedura ex articolo 7 dei Trattati per violazione dello stato di diritto nel paese dell'Est Europa. Sotto accusa è una profonda riforma del sistema giudiziario approvata in Parlamento negli scorsi giorni.
«A quanto capisco la decisione è già stata presa», ha detto giovedì sera qui a Bruxelles il nuovo premier polacco Mateusz Morawiecki. «Mercoledì prossimo la Commissione europea intende far scattare la procedura». Da mesi ormai Bruxelles e Varsavia sono ai ferri corti. Il governo nazionalista polacco, presieduto da pochi giorni dal premier Morawiecki, ha fatto approvare una serie di misure relative al sistema giudiziario che agli occhi della Commissione violano i principi dello stato di diritto.
A preoccupare l'esecutivo comunitario è una politicizzazione della magistratura polacca, che rischia di perdere la propria indipendenza rispetto al governo. Qualche giorno fa le stesse autorità polacche hanno comminato una multa di 415mila dollari a una società televisiva di proprietà americana, la TVN24, a cui ha rimproverato una copertura non imparziale e non obiettiva delle proteste dell'opposizione contro la politica governativa.
Un diplomatico europeo ha confermato che il collegio dei comissari discuterà della questione mercoledì prossimo. Nel frattempo, Bruxelles sta mettendo sotto pressione l’establishment polacco perché modifichi le sue scelte. Nella due-giorni di vertice, tra giovedì e venerdì, il nuovo premier polacco dovrebbe incontrare il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. In mancanza di un gesto da parte di Varsavia, Bruxelles proporrà l'applicazione dell'articolo 7 comma 1 dei Trattati.
Questo comma prevede che «il Consiglio, deliberando alla maggioranza dei quattro quinti dei suoi membri previa approvazione del Parlamento europeo, può constatare che esiste un evidente rischio di violazione grave da parte di uno Stato membro». Il comma 2 dello stesso articolo stabilisce che successivamente, all'unanimità, i paesi membri possono decidere la sospensione di «alcuni dei diritti derivanti allo Stato membro in questione (…) compresi i diritti di voto (…) in seno al Consiglio».
Secondo alcuni esponenti comunitari qui a Bruxelles, vi sarebbe una maggioranza sufficiente per far scattare il primo comma (23 paesi su 28), mentre l'unanimità richiesta dal secondo comma dell'articolo appare difficile: l'Ungheria ha già detto più volte che intende opporsi. «Da tempo, la Commissione europea sta valutando il daffarsi», aggiunge il diplomatico europeo. «La scelta di far scattare il comma 1 dell'articolo 7 non sarebbe un segnale banale».
Il Parlamento polacco ha adottato due riforme controverse. La prima riguarda la Corte di Cassazione, mentre la seconda si riferisce al Consiglio superiore della Magistratura. Entrambi gli organismi cadono sotto il controllo del governo. I deputati hanno votato su due testi a cui ha messo mano il presidente della Repubblica Andrzej Duda, su pressione dell'Unione, che aveva criticato la versione originale dei due provvedimenti. Bruxelles si è detta infelice delle modifiche apportate dal capo dello Stato.
Il governo nazionalista e conservatore polacco spiega che le riforme al sistema giudiziario sono dettate dalla necessità ai suoi occhi di eliminare magistrati ereditati dal precedente regime comunista. Secondo alcuni osservatori, l'esecutivo vorrebbe mettere da parte giudici troppo vicini all'opposizione. Qualche mese fa Varsavia aveva adottato una riforma nella composizione dei tribunali. Mai finora è stato utilizzato l'articolo 7 contro un paese membro.
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