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«consolato sotto assedio»

Brexit: 400mila italiani «sommersi» in corsa per diventare residenti

Theresa  May  a Davos (AFP PHOTO / Fabrice COFFRINI)
Theresa May a Davos (AFP PHOTO / Fabrice COFFRINI)

Brexit sta facendo emergere una folla finora sommersa di italiani che vivono in Inghilterra. L’incertezza legata all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea sta portando decine di migliaia di italiani, alcuni residenti da anni, a voler regolarizzare la loro posizione iscrivendosi all’Associazione italiani residenti all’estero (Aire).
I numeri stanno aumentando a un ritmo tale che il Consolato generale di Londra ha superato Buenos Aires diventando il primo al mondo per numero di iscritti e mole di lavoro. Gli iscritti all’Aire erano 280mila un anno fa, mentre ora sono 315mila, il numero più alto in assoluto mai registrato da un consolato, ed entro Pasqua arriveranno a quota 350mila. Le iscrizioni pre-Brexit erano 1.800 al mese, ora sono tra le 3mila e le 3.200 al mese.

«Siamo letteralmente sotto assedio - afferma Massimilano Mazzanti, console generale d’Italia a Londra – è la sfida più difficile di tutta la mia carriera diplomatica. Brexit ha portato a un’ondata di panico tra i nostri connazionali, molti dei quali residenti qui da dieci anni e passa, che ora vogliono comprovare la loro presenza in Gran Bretagna e pensano erroneamente di farlo con l’iscrizione all’Aire». L’iscrizione all’Aire infatti fa parte della complessa documentazione da inviare alle autorità britanniche per ottenere il “settled status” o residenza permanente che poi permette di richiedere la cittadinanza britannica, ma non è riconosciuta formalmente dal Governo di Londra come prova di residenza.

Le difficoltà del consolato di Londra sono aggravate dal fatto che gli altri due consolati generali in Inghilterra – Bedford e Manchester – sono stati chiusi nell’ambito della Spending Review e quindi ora tutti i cittadini italiani residenti in Inghilterra e Galles gravano solo sul consolato di Londra con i suoi 50 dipendenti. Il consolato di Francia a Londra, che gestisce un numero simile di cittadini iscritti, ha 150 dipendenti. Ora inoltre dieci dipendenti del consolato sono stati tolti dal loro normale incarico per far parte della task force elettorale che consente il voto postale ai circa 250mila italiani registrati residenti in Inghilterra. Il consolato di Edimburgo si occupa degli italiani in Scozia e Irlanda del Nord e ha circa 20mila iscritti.

«Stimiamo che i cittadini italiani residenti in Inghilterra siano oltre 700mila, quindi 400mila devono ancora iscriversi all’Aire - spiega Mazzanti –. L’emersione durerà anni e con le risorse attuali è veramente difficile gestirla».
Per garantire una migliore erogazione dei servizi a favore dei connazionali, l’ambasciatore d’Italia Pasquale Terracciano ha architettato una triplice soluzione al problema: riaprire il consolato di Manchester; potenziare il consolato di Londra; affidarsi all’outsourcing per servizi come il controllo delle pratiche e della documentazione.
«Nell’ultimo quinquennio la domanda di servizi consolari al Consolato di Londra è aumentata del 92% a fronte di una sostanziale parità di organico - spiega l’ambasciatore Terracciano – per far fronte alle esigenze dei connazionali, il personale del Consolato andrebbe raddoppiato. In attesa di un auspicato potenziamento, si dovrebbe ricorrere a un parziale outsourcing».

La legge 470 del 1988 prevede che un cittadino italiano si iscriva all’Aire entro novanta giorni dall’arrivo all’estero se ha intenzione di fermarsi per più di 12 mesi. «Il vero problema purtroppo è che non esiste un meccanismo sanzionatorio, quindi la legge viene violata regolarmente» spiega Mazzanti.
Gli italiani non si iscrivono all’Aire, scegliendo quindi di restare fuori dalle istituzioni italiane, per non perdere il diritto di accesso alla Sanità italiana e in particolare al medico di base. Gli iscritti all’Aire hanno diritto a usufruire dei servizi consolari, quindi il boom di iscrizioni aumenta ulteriormente la mole di lavoro. Sta invece crollando il numero di italiani in arrivo in Inghilterra. Per una serie di fattori - l’incertezza legata a Brexit, il punto interrogativo sui diritti dei cittadini Ue residenti in Gran Bretagna, l’indebolimento della sterlina sull’euro, il rallentamento dell’economia britannica – Londra non è più la calamita di qualche anno fa. La stima del consolato – solo una stima, dato che gli italiani, soprattutto giovani, che arrivano si fermano per un breve periodo e non si iscrivono all’Aire – è che gli arrivi siano calati di due terzi.

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