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Merkel indebolita e Spd-Csu a brandelli. Ma l’Europa chiama GroKo

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GERMANIA

Merkel indebolita e Spd-Csu a brandelli. Ma l’Europa chiama GroKo

Epa
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La terza Grande Coalizione tra Cdu-Csu e Spd sta diventando sempre più l'ancora di salvezza per l'attuale classe politica dirigente in Germania e per il processo di integrazione dell'Europa. La GroKo, se si farà, servirà - almeno per i prossimi due anni - soprattutto a nascondere una situazione politica molto precaria in casa: da un lato Angela Merkel indebolita e per molti avviata sul viale del tramonto, dall'altro lato Spd e Csu disperatamente a brandelli. Ma c'è anche l'Europa ad attendere con trepidazione la formazione del Governo Federale tedesco, essenziale per fare leva sull'asse Berlino-Parigi ed accelerare il percorso dei grandi progetti e riforme per rafforzare l'Unione e l'Eurozona in un contesto geopolitico mondiale molto teso.

Al summit mondiale sulla Difesa a Monaco, una tre-giorni che si chiude il 18 febbraio, la Merkel è stata la grande assente anche se lei ha minimizzato ricordando che è sua consuetudine andare alla Munich Security Conference “un anno sì, un anno no”. Il ministro degli Esteri partecipante alla conferenza, Sigmar Gabriel dell’Spd e gradito agli europei, vorrebbe mantenere la sua poltrona nel governo GroKo ma nulla è scontato: Gabriel si è scontrato a male parole con l'uscente leader socialdemocratico Martin Schulz ed è già stato rimproverato pubblicamente dalla candidata alla leadership dell'Spd Andrea Nahles, non ha gradito un Gabriel che «fa campagna per se stesso e non il partito nella Grande Coalizione».

Groko, governo di minoranza o ritorno alle urne: la crisi della leadership politica resta.
La Grande Coalizione si farà se la maggioranza dei 463.723 iscritti all'Spd voterà a favore dell'accordo tra Cdu-Csu e Spd: l'esito del referendum, per posta e online, si saprà il 4 marzo, giorno in cui l'Italia va al voto. Le previsioni prevalenti vedono la vittoria dei “si”, grazie a una estesa partecipazione di un elettorato anziano portatore della continuità. Tutto questo anche se la coalizione con il centrodestra viene additata come la prima responsabile per il declino elettorale del partito socialdemocratico. La corrente dei giovani Spd, che invece è a favore di #NoGroKo, preferisce risalire la china dai banchi dell'opposizione, e non lasciare quella comoda poltrona all'AfD che infatti sta salendo nei sondaggi. Lo scontro generazionale nell'Spd è l'ago della bilancia e pesa sul futuro della GroKo.

Le previsioni

Se dovesse passare il voto “no” alla Grande Coalizione da parte della base dei tesserati Spd, due gli scenari possibili: governo di minoranza o il ritorno alle urne per l'agosto di quest'anno.

Un governo di minoranza potrebbe anticipare l'uscita di scena di Angela Merkel in quanto l'aspirante nuova cancelliera si è apertamente dichiarata contraria a questa opzione. Non è detto che la Merkel si candidi per formare un governo di minoranza. Intanto il leader del neoliberale Fdp Christian Lindner, che ha perso molti consensi dopo aver mandato a gambe all'aria il tentativo di coalizione Giamaica, si è fatto sentire ieri, facendo sapere che è pronto ad appoggiare un governo di minoranza.

Il ritorno alle urne sarebbe inconcludente e pessimo per tutti i leader politici perché fotograferebbe il declino dei tre grandi partiti con il rischio di far salire l'AfD e di dare un colpo quasi mortale all'Spd, che si prepara alla leadership di Andrea Nahles, candidata a divenire il 22 aprile la prima donna alla guida del partito in 155 anni di storia. Sono questo basterebbe come motivo basato sul buon senso per portare gli iscritti socialdemocratici a votare “sì” alla Groko, con il fine ultimo proprio per evitare le elezioni: questa l'analisi prevalente tra i commentatori politici tedeschi.

Anche nel caso di una GroKo, la stabilità potrebbe essere di corta durata: l'accordo finale da 179 pagine incorpora una verifica dopo il secondo anno che alcuni commentatori politici tedeschi interpretano come un modo “delicato” di mettere la Merkel alla porta. La Csu ha già detto che non sarà facile governare con l'Spd che è molto debole con i bassi consensi elettorali ma ha due ministri forti, quello delle finanze e degli esteri. Dal canto suo l'Spd non manderà facilmente giù il rospo della Csu, più a destra della Cdu, che ha le redini in mano sull'immigrazione. Horst Lorenz Seehofer, leader Csu (ma non più presidente della Baviera) ha conquistato la guida del ministero dell'Interno, della Costruzione e ora anche della “Heimat”, un termine tedesco che significa “la patria nel cuore, il posto dove ci si sente a casa” e che oscilla tra un sano patriottismo e un pericoloso nazionalismo (una parola cara ai nazisti). Il Csu affronta elezioni difficili in Baviera in autunno e si teme utilizzi la GroKo e tutti i suoi ministeri (che non sono pochi) per virare verso destra e riprendersi i voti persi all'AfD.

Alla Cdu lo scontento sta salendo alle stelle: non piace a nessuno aver perso la guida del ministero delle Finanze una volta del potente Wolfgang Schaeuble. E non piace un po' di tutto: per esempio, la virata verso sinistra per la maggiore spesa pubblica per i pensionati, senza una vera riforma per la sostenibilità dei conti pubblici; la stretta sul mercato del lavoro di stampo chiaramente socialdemocratico; l'assenza del taglio alle tasse societarie.

I sondaggi mettono alle corte l'Spd, ma non solo
La Groko serve a traghettare i partiti centristi tedeschi verso la speranza di un destino migliore e del recupero dei consensi degli elettori. Reduci lo scorso settembre dal loro peggior risultato elettorale dalla seconda guerra mondiale, i partiti di centrodestra e il centrosinistra sono ora continuamente messi sotto pressione da sondaggi che fanno emergere il clima di instabilità politica.

L'ultima rilevazione sull'umore degli elettori conferma l'unione Cdu/Csu al deludente 33% come nelle elezioni del 2017 e non in ripresa dal 41,5% delle elezioni del 2013; l'Spd al minimo storico 16% con un solo punto percentuale che lo divide dall'estrema destra Alternative fur Deutschland salito al 15% del gradimento degli elettori dal 4,7% delle elezioni del 2013. I sondaggi mettono anche in risalto il “no” del 55% del Paese alla GroKo, che sale al 75% all'interno della Cdu.

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