Donald Trump in persona ha bloccato quella che, nell'industria tecnologica, sarebbe diventata l'operazione di acquisizione più cara della storia: la vendita di Qualcomm a Broadcom. Una mossa che per certi aspetti è abbastanza unica, e che in fondo ha sorpreso un po’ tutti. Proprio per questo motivo, allora, è necessario riflettere su quali siano state le motivazioni che hanno spinto il presidente degli Stati Uniti d'America ad impedire che questa operazione si concretizzasse.
Le ipotesi sono diverse, ma almeno un paio sembrano le più credibili. E una nasce dal fatto che il provvedimento sia stato motivato da «preoccupazioni legate alla sicurezza nazionale». Perché Trump parla di sicurezza nazionale? E cosa c'entrano Qualcomm e Broadcom?
«Minaccia alla sicurezza nazionale»
«Ci sono prove credibili che mi portano a credere che Broadcom, acquisendo Qualcomm, possa rappresentare una minaccia in grado di compromettere la sicurezza nazionale degli Stati Uniti» ha detto il presidente Usa. Ed è qui che spunta fuori Huawei. Il colosso cinese noto per essere diventato il terzo produttore di smartphone al mondo, subito dietro ad Apple e Samsung, è in realtà un gigante delle Tlc. E anche se in questa storia non viene mai citato dalla Casa Bianca, sarebbe proprio Huawei a far paura.
La nuova frontiera del 5G
La storia non è semplice ed è fatta di retroscena. Ma ha un filo logico. Lo stesso filo che avrebbe indotto Trump a interrompere le trattative fra Qualcomm e Broadcom. Innanzitutto la natura delle due aziende. Qualcomm, società californiana, è un leader assoluto nel mondo dei microchip. Sono miliardi i device (smartphone e tablet ma non solo) nel mondo che funzionano grazie a chip marchiati Qualcomm. Una leadership che Qualcomm s'è guadagnata a colpi di innovazione e investimenti (40 miliardi di dollari negli ultimi 10 anni). La frontiera del 5G, su cui la Casa Bianca ha fatto intendere di voler puntare fortemente per l'innovazione anche in ambito industriale, è saldamente in mano a Qualcomm, che possiede una quantità di brevetti considerevole in questo senso.
Broadcom da Singapore alla California
Broadcom, al contrario, è una società del tutto diversa. Un'azienda che oggi ha sede ad Irvine, in California. Ma che fino a ieri stava a Singapore (il trasloco è stato fatto in fretta proprio per agevolare l'operazione di acquisizione di Qualcomm). La proprietà è nelle mani di un'altra società californiana, la Avago Technologies. Ma la politica aziendale è assai differente rispetto a quella di Qualcomm. Poca innovazione e massimizzazione dei profitti.
Le accuse di «mordi e fuggi»
Per questo un'eventuale acquisizione ha spalancato la porta dei sospetti. Sospetti che la natura di Qualcomm potesse cambiare, trascinandosi dietro tutto quello che riguarda il 5G. E spalancando, dunque, le porte ai competitor. Sospetti confermati anche dal Comitato per gli investimenti esteri degli Stati Uniti: «Le dichiarazioni di Broadcom indicano che l'azienda intende perseguire la direzione in stile “private-equity” in caso di acquisizione di Qualcomm, il che significherebbe una riduzione degli investimenti di lungo termine, come il comparto ricerca e sviluppo, per focalizzarsi sulla redditività a breve termine».
L’ombra di Huawei
Ed è qui che entra in campo Huawei. Il colosso cinese è un competitor di valore assoluto in fatto di innovazioni su processori e tecnologie 5G. E una flessione da parte di Qualcomm gli spalancherebbe le porte dell'America. Un'opzione che la Casa Bianca vuole scongiurare. Non è un mistero, infatti, che l'ombra di Pechino sia tema ricorrente negli ambienti della sicurezza statunitense. Qualche settimana fa era scoppiato il caso degli smartphone Huawei e Zte da vietare all'interno delle agenzie governative. E del resto, non è certo la prima volta che proprio Huawei finisce nell'occhio del ciclone per ipotetici legami col governo cinese.
Il 5G è una partita fondamentale per il futuro degli Stati Uniti. E di mezzo ci sono enormi quantità di dati. Trump ha giocato la sua carta. Quello che succederà adesso è tutto da scoprire.
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