La «guerra dei dazi» entra in una nuova fase potenzialmente più destabilizzante, con Usa e Cina in prima linea mentre l’Europa, per ora, è fuori dal conflitto. Donald Trump ha infatti firmato un memorandum che dà mandato al suo Governo di imporre tariffe sulle importazioni dalla Cina con l’obiettivo di combattere l’appropriazione di tecnologia americana da parte di imprese cinesi. Le misure - che colpiranno merci per un valore stimato di 60 miliardi di dollari con un dazio medio del 25% - prenderanno di mira l'import di circa 1.300 prodotti dalla Cina, dalle calzature all'elettronica, e imporranno restrizioni agli investimenti cinesi negli Usa. L'annuncio arriva alla vigilia dell'entrata in vigore dei dazi su acciaio e alluminio, che tuttavia escludono per ora l’Unione Europea.
Misure anti-cinesi in arrivo
Le tariffe saranno imposte nel quadro della Sezione 301 dello Us Trade Act del 1974, focalizzata sulle merci ad alto contenuto tecnologico. L’Amministrazione americana accusa la Cina di costringere le aziende americane a condividere le proprie tecnologie in cambio della possibilità di fare affari in Cina. Il governo americano si rivolgerà inoltre all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) per denunciare le pratiche discriminatorie adottate a suo avviso dalla Cina, una Wto che peraltro il presidente americano ha definito «un disastro per gli Stati Uniti». La lista dei prodotti da colpire verrà definita dopo una consultazione di 15 giorni condotta dall’Ufficio del Rappresentante Usa al Commercio tra le imprese americane. «Ho un enorme rispetto per il presidente Xi Jinping - ha dichiarato Trump - ma il nostro deficit commerciale con la Cina è troppo alto. Chiediamo ai cinesi di ridurlo immediatamente di 100 miliardi di dollari». I nuovi dazi su 60 miliardi di importazioni, ha detto Trump, «sono una frazione di quello che potrebbero essere».
Cina primo partner degli Usa
La Cina in effetti è il primo partner commerciale degli Stati Uniti, con un interscambio largamente sbilanciato a favore di Pechino: nel 2017, secondo i dati dello Us Census Bureau, il commercio bilaterale ha raggiunto i 636 miliardi di dollari, composto di 130 miliardi di dollari di esportazioni americane e di 506 miliardi di importazioni: un surplus di 376 miliardi a favore di Pechino che Trump è determinato a ridurre. L’annuncio è frutto del completamento di un'indagine promossa dalla Casa Bianca che accusa la potenza asiatica di violazioni della proprietà intellettuale e indebite pressioni su trasferimenti di tecnologia ai danni di aziende americane.
La risposta di Pechino: 128 prodotti Usa nel mirino
La Cina, per tutta risposta, ha messo a sua volta nel mirino 128 prodotti americani per un totale di 3 miliardi di dollari nel caso non maturi un accordo con Washington dopo l'annuncio fatto di Trump. Il ministero del Commercio, auspicando un passo indietro degli Usa per evitare di colpire «seriamente» i rapporti bilaterali e l’interscambio globale, ha spiegato in una nota che le misure all'import di prodotti Usa potrebbero essere adottate in due gruppi in mancanza di accordo, preannunciando l’ipotesi di ricorso ad azioni legali in linea con le norme del Wto. Pechino «sollecita gli Usa a risolvere le preoccupazioni cinesi il prima possibile», si legge nel comunicato postato sul sito del ministero che non fissa scadenze, ma si appella al ricorso al dialogo. Tra i prodotti Usa nel mirino, ad esempio, ci sono carne di maiale, frutta, tubi di acciaio, scarti in alluminio, vino ed etanolo, il cui valore è stimato in circa 3 miliardi di dollari complessivi nei valori del 2017.I beni sarebbero divisi in due gruppi di cui uno sottoposto a dazi del 15%, alla stessa percentuale fissata dagli Usa sull'import di alluminio, e un secondo destinatario invece di un'aliquota al 25%, come nel caso delle misure Usa per l'acciaio.L'approccio di Pechino resta tuttavia molto morbido, ma in caso di inasprimento dei rapporti, l'attenzione si potrebbe spostare maggiormente sul settore agricolo, la prima voce dell'export Usa verso la Cina: nel 2016 gli Usa hanno spedito semi di soia verso la Cina per 14,2 miliardi di dollari.
Ue, Brasile, Argentina, Australia e Corea esentate su acciaio e alluminio
L'Unione europea è invece temporaneamente esclusa dai dazi su acciaio e alluminio voluti dagli Usa e che entrano in vigore venerdì. Robert Lighthizer, il rappresentante commerciale degli Stati Uniti, lo ha detto nel suo secondo giorno di testimonianza al Congresso. Il titolare dell'Office of the United States Trade Representative (Ustr) ha spiegato che per Unione Europea, Brasile, Corea del Sud, Argentina e Australia i dazi sono sospesi fino al 1° maggio mentre negoziano una soluzione definitiva con Washington. Il blocco dei 28 Paesi Ue e le nazioni citate si aggiungono così a Canada e Messico, già esonerati dalle tariffe. Le pressioni dell’establishment europeo, che ha visto compattarsi governi, Commissione europea - con la commissaria Malmstroem in missione a Washington - e imprese, sono dunque riuscite almeno per ora a convincere l’Amministrazione americana.
Fatte queste eccezione, i dazi contro acciaio (25%) e alluminio (10%) d’importazione per ragioni di sicurezza nazionale sono entrati in vigore alla mezzanotte di oggi, e prenderanno di mira, ancora una volta, soprattutto la Cina, oltre a Russia, Giappone e India.
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