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Lagarde (Fmi) propone un fondo anti-crisi per l’Eurozona

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fmi e RIFORME EUROPEE

Lagarde (Fmi) propone un fondo anti-crisi per l’Eurozona

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BERLINO - Un fondo di “stabilità fiscale” centrale, quindi comune ed europeo, alimentato dai contributi dei singoli Paesi dell'eurozona, in una misura pari allo 0,35% del Pil su base annua, con la missione di erogare in via automatica trasferimenti agli Stati con «cuscinetti» fiscali insufficienti per aiutarli ad attraversare momenti di difficoltà economica. Un sostegno finanziario centralizzato che fa perno per la prima volta sulla condivisione a livello fiscale nell'Eurozona ma che non concede aiuti in via permanente, - quel che viene dato deve essere restituito -, e che evita l'azzardo morale perché l'ammontare trasferito con risk sharing è concesso solo ai Paesi che rispettano le regole e dunque ne incentiva la responsabilità a livello nazionale.

È questa la “central fiscal capacity” o CFC, il nuovo strumento di stabilizzazione fiscale presentato oggi a Berlino da Christine Lagarde, managing director del Fondo Monetario Internazionale, e oggetto di un paper divulgato oggi a firma di quattro economisti del fondo Nathaniel Arnold, Bergljot Barkbu, Elif Ture, Hou Wang, and Jiaxiong Yao. Si tratta di un innovativo “rainy day fund” che si alimenta in tempi di prosperità per avere risorse aggiuntive per affrontare momenti di crisi economica e che, in caso di situazioni estreme, può finanziarsi direttamente sul mercato per aumentare il suo budget oltre a quanto raccolto con il versamento dei contributi annuali dei Paesi membri dell'euro. Tra le novità, quella del trasferimento in automatico pari allo 0,5% del Pil con un “trigger” legato alla deviazione dell'1% rispetto alla media (su sette anni) della disoccupazione e non in base all'andamento del Pil.

«Un'Eurozona più unificata può essere una bussola di prosperità per tutta la regione e un faro di speranza per il mondo, un fonte di stabilità. – ha detto Christine Lagarde nella sua Europe Lecture organizzata dal think tank DIW Berlin - ma l'Europa deve far di più per essere più resiliente alla prossima crisi, perché prima o poi un rallentamento economico arriverà». L'Area euro in termini di Pil è alla pari della Cina, in termini di popolazione è come gli Usa ma l'integrazione non è completa, bisogna andare avanti nella capital market union e nell'Unione bancaria, che aumentano la condivisione dei rischi a livello privato, e nella maggiore integrazione fiscale. «Il fondo centrale fiscale che stiamo proponendo come contributo per l'architettura europea, e che tramite un contributo annuale pari solo allo 0,35% del Pil consente agli Stati di mettere da parte risorse quando l'economia va bene, e può ridurre gli effetti negativi della recessione per oltre il 50% e può ridurre del 50% il gap tra i Paesi più forti e quelli più deboli e anche il 50% di una recessione in un solo Paese». Lagarde ha ricordato che l'economia è in buona salute ma i venti contrari ci sono, come «il populismo e le sirene del protezionismo».

Il CFC verrebbe creato come complemento al MES, il meccanismo europeo di stabilità che interviene ex-post in caso di crisi di liquidità e di accesso ai mercati di un Paese nell'area dell'euro. Il fondo di stabilità fiscale non è neppure un sostituto della politica monetaria, che continuerà ad avere il suo ruolo di sostegno nei periodi di crisi. Il nuovo strumento proposto dall'FMI ha l'obiettivo di imporre agli Stati di comportarsi da “formiche” nei tempi di vacche grasse e dunque di costituire un bacino di risorse che possono essere utilizzate in periodo di rallentamento economico, in aggiunta ai buffer fiscali a livello nazionale che continuano a rappresentare il primo livello di intervento.
Nell'introdurre la discussione, il presidente del DIW Prof. Marcel Fratzscher ha detto che sebbene l'Eurozona stia attraversando la migliore ripresa economica dall'avvio dell'euro, stanno emergendo anche tre tendenze negative che sono populismo, protezionismo e mancanza di riforme per una maggiore integrazione europea. «Brexit, polarizzazione in Francia, in Italia ora e in Germania: un gruppo contro l'altro, con una dimensione di anti-europeismo. La Germania che viene abusata dai trasferimenti, contro l'integrazione. Protezionismo con Trump che impone i dazi, per ora temporaneamente: ma anche con la tassazione, una corsa al ribasso e in Germania un enorme surplus di partite correnti ma questo è un risultato non solo delle maggiori esportazioni ma anche del over regolati, ultra regolamentati e ultra protetti. Alcuni Paesi del Sud Europa hanno fatto riforme importanti, più di quanto abbia fatto di recente la Germania: ma l'architettura dell'Europa non ha fatto abbastanza per coordinare le politiche fiscali».

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