Donald Trump sa che l'anno scorso l'americanissima General Motors ha venduto più automobili in Cina che negli Stati Uniti? Ed è a conoscenza del fatto che nel Paese del Dragone ci sono 310 milioni di iPhone attivi, più del doppio di quelli nelle mani di cittadini americani? La guerra dei dazi che la Casa Bianca ha avviato nei confronti della Cina, per cercare di riequilibrare la bilancia commerciale tra i due Paesi, assumerebbe forse contorni diversi se il presidente Usa prendesse in esame alcuni dati elaborati da Deutsche Bank: perché dimostrano che gli interessi economici statunitensi in Cina, che rischiano di venire compromessi da una guerra tariffaria tra i due Paesi, sono ben maggiori di quelli che appaiono nella bilancia commerciale.
Le auto vendute da General Motors e gli iPhone in mano a cittadini cinesi non compaiono infatti nei dati della bilancia commerciale, per il semplice fatto che non sono esportati dagli Stati Uniti alla Cina ma vengono prodotti direttamente in Cina. Per questo se si guarda solo il flusso di esportazioni e importazioni non si può avere l'immagine completa degli interessi americani nel Paese orientale. Che sono enormi. E, secondo Deutsche Bank, potrebbero essere messi a repentaglio dalla guerra dei dazi di Trump. A prescindere dall'opinione che ognuno possa avere di questa battaglia e dalle ragioni (che per molti aspetti ci sono) per intraprenderla.
Secondo i calcoli di Deutsche Bank, basati su dati 2015, le imprese americane hanno venduto quell'anno in Cina prodotti per un valore di 372 miliardi di dollari. Di questi, però, solo 223 miliardi di dollari sono effettivamente stati esportati dagli Stati Uniti. I restanti, circa, 150 miliardi di dollari riguardano invece i prodotti americani creati e venduti direttamente in Cina. Un terzo del totale, insomma. Invece i prodotti cinesi venduti in America (pari a 402 miliardi di dollari) sono quasi interamente frutto di esportazioni.
Ebbene: se si guarda la bilancia commerciale, si vede che gli Stati Uniti hanno un deficit enorme nei confronti della Cina. Ma se si prendesse il totale dei prodotti americani venduti nel Paese orientale, calcola Deutsche Bank, il deficit di “vendite” sarebbe di appena 30 miliardi. Ben poco insomma.
Morale: una guerra commerciale - secondo gli economisti di Deutsche Bank - avrebbe solo il risultato di spingere Pechino a «punire gli interessi economici americani in Cina». Rischierebbe insomma di diventare un boomerang.
Questi dati mostrano quanto sia difficile avere una visione completa dei rapporti tra due Paesi così grandi. Anche perché persino questi numeri guardano le relazioni tra i due Paesi da un lato soltanto: se si considera anche che la Cina è il maggior creditore al mondo degli Stati Uniti, dato che detiene ben 1.168 miliardi di titoli di Stato Usa, si aggiunge un tassello in più a un puzzle complesso. E se si aggiunge la geopolitica, il puzzle diventa ancora più ampio. Non smontabile facilmente.
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