Citando una serie di «attività maligne» attribuite alla Russia di Vladimir Putin, il Tesoro americano ha aperto un nuovo fronte che può colpire duramente l’economia russa: mentre la lista nera degli oligarchi e dei dirigenti posti sotto sanzioni che congelano i loro patrimoni milionari negli Stati Uniti - sette businessmen, 12 compagnie legate a loro e 17 alti funzionari tratti dal Kremlin Report pubblicato dagli Usa in gennaio - si avvicina sempre di più al presidente russo. Insieme ai suoi stretti alleati, in elenco c’è anche Kirill Nikolaevich Shamalov, 36 anni, figlio di un vecchio amico del presidente russo ma soprattutto marito (forse ex marito) della figlia minore di Putin, Katerina: il matrimonio gli avrebbe consentito di fare fortuna nel mondo della petrolchimica russa. Ma soprattutto, dietro i nomi che allungano l’elenco del Tesoro dei cosiddetti Sdn, Specially Designated Nationals, ci sono giganti mondiali delle materie prime, e il settore della difesa. Non potranno più fare affari con americani e con imprese americane.
Se quello di Shamalov è il nome che farà più clamore, l’uomo che gli Stati Uniti hanno voluto mettere nel mirino prima di chiunque altro è Oleg Deripaska. Uno degli oligarchi della “prima ondata”, in prima linea sul fronte della generazione elettrica (Deripaska è fondatore e azionista di maggioranza della holding En+, proprietario del primo operatore in Siberia) come su quello dell’alluminio (con Rusal, primo produttore russo e secondo al mondo). Otto sue compagnie lo accompagnano nella lista sanzionata dal Tesoro americano: alle notizie da Washington, le azioni di Rusal - il 10% delle vendite diretto negli Usa - sono crollate del 12%, quelle di En+del 20%.
Il nome di Deripaska appare più volte nell’ambito dell’inchiesta Russiagate per i suoi legami con Paul Manafort, l’ex responsabile della campagna presidenziale di Donald Trump. Incriminato da Robert Mueller, il procuratore speciale che sta dirigendo l’inchiesta, Manafort è sospettato di aver lavorato per l’ex presidente ucraino Viktor Yanukovich, orchestrando una serie di operazioni mediatiche contro la sua rivale nel 2011, Yulia Tymoshenko, oltre che contro Hillary Clinton nel 2016.
La lista nera
Tra gli altri oligarchi posti sotto sanzione ci sono Aleksej Miller, amministratore delegato di Gazprom; Viktor Vekselberg, presidente di Renova con interessi dall’alluminio al mondo dell’arte; Suleiman Kerimov, oligarca “d’oro” con il controllo di Polyus Gold, sotto inchiesta in Francia per riciclaggio. Andrej Kostin, a capo della banca di Stato Vtb; Vladimir Bogdanov, re del petrolio a Surgut, in Siberia; Igor Rotenberg, figlio di uno degli imprenditori più vicini a Putin, Arkadij. Russi, ha chiarito il segretario al Tesoro americano Steven Mnuchin, che «traggono benefici dal sistema corrotto» presieduto dal Cremlino e che rivestono un ruolo chiave nelle sue «attività maligne»; l’obiettivo delle sanzioni è dunque far ricadere su di loro «le conseguenze delle attività destabilizzanti del loro governo».
E la lista delle «attività destabilizzanti» compiute da Mosca per Washington si fa sempre più lunga: nel mirino delle sanzioni non c’è soltanto il Russiagate, le sospette interferenze nella campagna presidenziale americana del 2016. «Il governo russo - ha detto venerdì Mnuchin - è impegnato in una serie di attività maligne in tutto il mondo, continuando tra l’altro a occupare la Crimea e a istigare violenza nell’Ucraina orientale, a fornire con le sue compagnie materiale militare e armamenti al regime di Assad, permettendogli di continuare a bombardare i civili, a cercare di sovvertire le democrazie occidentali, a compiere cyber-attività ostili».
Il Kremlin Report - frutto di una legge approvata a larga maggioranza dal Congresso americano l’estate scorsa - include una lista di 210 nomi di politici, uomini d’affari ed enti parastatali accomunati dalla vicinanza al regime di Putin. Bollato come “elenco del telefono”, è la parte pubblica del rapporto che contiene un secondo elenco, rimasto classificato, con i dettagli degli interessi finanziari delle persone chiamate in causa. Le sanzioni annunciate venerdì, ha detto Mnuchin, sono state decise sulla base delle informazioni contenute in questo secondo elenco: dal coinvolgimento di Rosoboronexport (il complesso che presiede alle esportazioni russe nel settore della difesa) ai legami tra l’ex genero di Putin, Shamalov, e il settore russo dell’energia. Per proteggere le compagnie poste sotto sanzione, lo Stato russo conferirà loro finanziamenti aggiuntivi: è la prima risposta di Mosca secondo quanto ha dichiarato il ministro dell’Industria, Denis Manturov, citato dall’agenzia Interfax.
Serghej Skripal fuori pericolo
Sui rapporti tra Russia e Stati Uniti pesa anche il caso Skripal: condividendo i sospetti della Gran Bretagna sulle responsabilità di Mosca nell’avvelenamento dell’ex agente Serghej e della figlia Yulia, il 4 marzo scorso a Salisbury, l’amministrazione Trump ha annunciato nelle scorse settimane l’espulsione di 60 diplomatici russi, subito ricambiata da una decisione analoga da Mosca. La vicenda è destinata a nuovi colpi di scena ora che, dopo Yulia, anche il padre non è più considerato in condizioni critiche dai medici, che lo vedono in rapido miglioramento. «Risponde bene alle cure», ha fatto sapere la responsabile del Salisbury District Hospital, Christine Blanshard.
In seguito, il Foreign Office ha diffuso una dichiarazione: «Siamo lieti del fatto che il signor Skripal e sua figlia Yulia stanno migliorando. Un tributo allo staff del servizio sanitario nazionale di Salisbury, che continuerà ad assistere gli Skripal. Vogliamo chiarire: si è trattato di un tentato omicidio con l’uso di un’arma chimica illegale, che sappiamo essere in possesso della Russia».
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