La Corea del Nord ha confermato agli Stati Uniti che il leader Kim Jong Un è pronto a discutere la denuclearizzazione della penisola coreana, spianando così la strada all'annunciato summit di maggio tra il leader di Pyongyang e Donald Trump. Lo scrive il Wall Street Journal che cita funzionari americani. Finora la disponibilità era stata data indirettamente tramite Seul: «Gli Usa hanno ricevuto conferma che Kim Jong Un desidera discutere la denuclearizzazione della penisola coreana» ha riferito un dirigente dell'amministrazione Usa. La conferma non significa che i colloqui avranno necessariamente successo.
Pyongyang ha precisato che il progresso verso la denuclearizzazione deve procedere in modo sincronizzato con concessioni diplomatiche, militari ed economiche da parte americana. Ed è possibile che le scadenze temporali della Corea del Nord per ridurre ed eliminare il proprio arsenale nucleare siano più lunghe di quelle che l'amministrazione Trump è preparata ad accettare.
Il corteggiamento della Russia
L’annuncio della distensione fra Kim e Trump, o almeno fra il loro governi, arriva nel giorno in cui il capo della diplomazia nordcoreana fa visita ai russi.
Il ministro degli esteri della Corea del Nord, Ri Yong-ho, è arrivato a Mosca in visita da Ashgabat. Il 10 aprile Ri incontrerà a Mosca il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov: oggetto dell’incontro lo sviluppo della cooperazione bilaterale e la situazione nella penisola coreana, fa sapere il solerte ministero di Lavrov. L'ambasciata della Corea del Nord a Mosca non ha specificato il programma della visita, che dovrebbe durare dal 9 all'11 aprile. Lo riporta la Tass.
La durezza della Cina
La Cina conferma di avere un’altra agenda che non è scalfita dalle aperture fra americani e nordcoreani «pubblicizzate» dagli americani con il benestare dei nordcoreani. Pechino mantiene fermo il pressing sulla Corea del Nord nel mezzo delle voci che invece davano un allentamento della stretta delle sanzioni economiche dopo il summit di Pechino tra Xi e Kim.
È stato infatti annunciato il divieto di export verso la Corea del Nord di 32 beni (tra equipaggiamenti, software e tecnologie varie) caratterizzati dal «doppio uso», dal potenziale utilizzo per la produzione di armi di distruzione di massa. Lo ha annunciato il ministero del Commercio, in una mossa in linea con la risoluzione 2375 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu di settembre seguita al sesto test nucleare e a poche settimane dal summit a sorpresa di Pechino tra il leader nordcoreano Kim Jong-un e il presidente Xi Jinping.
Fra i prodotti macchinari quali acceleratori di particelle e centrifughe, software e sostanze chimiche che possono essere usate per la produzione di armi di distruzione di massa.
La Cina ha concordato di mettere al bando i prodotti annunciati oggi a settembre, nell'ambito dell'azione Onu. Ma resta l'alleato storico più vicino e primo partner commerciale anche dopo la brusca riduzione dell'export di petrolio e raffinati, in un segnale di chiara impazienza per la imprevedibilità di Pyongyang, tra test missilistici e nucleari.
Le due Coree stanno attualmente preparando il terzo summit tra Kim e il presidente sudcoreano Moon Jae-in in programma il 27 aprile alla Peace House, nel villaggio di confine di Panmunjom. A maggio, invece, Kim dovrebbe avere un vertice col presidente americano Donald Trump sul disarmo nucleare.
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