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GUERRA FREDDA VIA TWITTER

Trump contro «l’amico» Putin: è solo tattica o si rischia la rottura?

Tutto accade su Twitter, più o meno. Grazie al social network che non passa i guai di Facebook, sappiamo che gli Stati Uniti stanno per colpire di nuovo la Siria, più precisamente il regime del presidente Assad. Ore prima la Russia, tramite il suo ambasciatore russo in Libano, minaccia di abbattere qualsiasi missile contro la Siria, suo alleato. Stanno per tornare missili «carini, nuovi e intelligenti!» scrive il presidente Trump in persona nel tweet più trumpiano della mattinata. Fosse solo questo sarebbe certo una grossa notizia ma una. Invece i tweet del presidente a distanza ravvicinata, meno di un’0ra, sono sei e condensano più vicende, tutte cruciali per l’America e noi.

I sei tweet d Trump, tre trame, un protagonista
Non è facile mettere in ordine i sei messaggi online del presidente, il suo comunicare rapsodico e denso. Trump inizia col twittare che il New York Times ha scritto un’altra storia falsa contro di lui, smentisce la ricostruzione del giornale, dà la sua versione di un discorso in cui era «molto positivo sull’Ucraina», altra prova insomma che si dicono falsità sul suo rapporto con i russi. Continua sostenendo che girano troppe notizie false su quello che accade alla Casa Bianca. Posto in cui invece «regna la calma e si calcola ogni cosa, grande attenzione al commercio aperto e corretto con la Cina, incontro con la Nord Corea, e naturamente il feroce attacco col gas in Siria».

Il presidente sta facendo «un buon lavoro con Bolton (suo nuovo consigliere per la sicurezza nazionale ndr), stanno facendo insieme «più di quello che chiunque reputava possibile, nonostante un’indagine sulla Russia che non finisce mai ed è corrotta». Lui, Trump, non è colpevole «né di corruzione né di ostruzione alla giustizia eppure fanno blitz negli uffici degli avvocati. Pessimo!».

Quindi si rivolge alla Russia e gli twitta «preparati che arrivano i missili, carini, nuovi e intelligenti!», peccato che tu, Russia, sostenga quell’«animale assassino» di Assad. Poi più istituzionalmente osserva: «le nostre relazioni sono al punto più basso dalla Guerra Fredda e non c’è ragione perché sia così. La Russia ha bisogno di noi per sostenere la sua economia, qualcosa di semplice da fare, e noi abbiamo bisogno di lavorare con tutti i paesi. La smettiamo con la corsa alle armi?»

Poi d’improvviso, un cambio di gioco: «Molto astio con la Russia è causato da un’indagine falsa e corrotta, condotta da lealisti democratici o persone che hanno lavorato con Obama. Mueller è il più in conflitto di tutti. Non hanno trovato nulla, nessuna collusione, così sono impazziti».

Nella testa del presidente
In sei tweet Trump mischia almeno tre diverse storie di cui è il solo unico protagonista: tragedia siriana e raid contro l’«animale» Assad; indagine su Russiagate e voglia di licenziare il procuratore speciale Robert Mueller a capo dell’inchiesta (dalla Casa Bianca filtra la notizia che Trump pensa che Mueller abbia oltrepassato i limiti); ricadute interne (rapporti con i democratici e amministrazione Obama); perquisizione Fbi ordinata dallo stesso Mueller negli uffici del suo avvocato personale, Michael Cohen, già nei guai per aver pagato la pornostar Stormy Daniels che dice di essere andata a letto con Trump.

È difficile seguire il filo del presidente se non si segue quotidianamente la politica americana. Il presidente in sostanza sostiene (libero riassunto del suo pensiero così come espresso dai tweet): “mi perseguitano per rapporti illeciti con i russi che non ho né ho mai avuto, anzi fra poco lancio missili sulla Siria, stai a vedere, Russia. Sto facendo tante cose e bene e invece mi criticano e fanno raid negli uffici degli avvocati! (il suo, particolare che omette). Assad è un animale, tu Russia perché lo appoggi? io vorrei collaborare con te, tanti nostri problemi dipendono da un’indagine (quella di Mueller) falsa e corrotta”.

Russia, Siria e problemi in casa
A questo punto i fatti possono essere letti in modo opposto ma una interdipendenza fra problemi domestici e iniziative in Medio Oriente non sembra ipotesi bizzarra soprattutto perché è l’interessato a mettere tutto nello stesso frullatore. Trump fa il duro con la Russia sulla Siria perché vuole dimostrare di non aver nulla da nascondere e quindi può liberarsi più facilmente del procuratore Mueller che indaga in lungo e in largo anche nelle carte dell’avvocato Cohen, fino a una settimana fa noto al pubblico solo per il non disclosure agreement firmato con la pornostar Stormy Daniels. Mueller da parte sua non ha ancora tirato fuori la prova regina di un collegamento Trump-Mosca.

Il presidente Trump vuole fare ora guerra alla Russia? È un’ipotesi, che può essere confermata o smentita da altre due recenti rotture: l’espulsione di sessanta diplomatici russi per il caso Skripal, la spia avvelenata in Gran Bretagna; e le sanzioni contro gli oligarchi vicini a Vladimir Putin decise cinque giorni fa dal Tesoro americano - dodici compagnie legate a sette uomini d’affari, diciassette alti funzionari. La Russia o meglio i suoi più consistenti patrimoni sono indubbiamente puniti, per l’intromissione nelle elezioni americane 2016 (Russiagate), l’annessione della Crimea, l’intervento militare in Ucraina, l’alleanza con la Siria di Assad.

Queste iniziative contro la Russia servono a fugare dubbi o sono davvero parte di una strategia che ha una non ambigua portavoce nell’ambasciatrice Onu, Nikky Haley? Non sembra vi sia una risposta immediata perché alla Casa Bianca, dicono anonimi funzionari al sito Axios, è come fosse il 20 gennaio 2017: nessuno sa cosa sta per fare Trump, pochi si sentono sicuri del loro ruolo e potere, importanti cariche rimangono vacanti, alcuni attendono di essere confermati (Mike Pompeo, segretario di Stato ad esempio), il capo dello staff della Casa Bianca John Kelly ha perso la presa e la direzione. In questo contesto sta per scattare un raid contro la Siria, oppure no.

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