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Usa, prime sanzioni contro l'Iran dopo lo strappo sul nucleare

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Colpite tre società e persone fisiche

Usa, prime sanzioni contro l'Iran dopo lo strappo sul nucleare

New York - L'amministrazione americana, fresca dall'uscita dall'accordo nucleare con l'Iran nonostante l'opposizione europea, ha offerto il primo, immediato, assaggio del duro giro di vite deciso contro Teheran: ha imposto sanzioni nuove di zecca contro aziende e individui iraniani accusati di operazioni valutarie illegali per milioni di dollari negli Emirati Arabi Uniti a scopi militari e terroristici. Il Tesoro statunitense, che ha comminato le sanzioni, ha anche denunciato esplicitamente la Banca centrale dell'Iran per complicità nel dirottare fondi in dollari verso progetti bellici, tra i quali il sostegno alla Quds Force, unità d'élite delle forze armate, e ad altre milizie mediorientali sponsorizzate dall'Iran.

«Tutti i paesi del mondo devono essere vigili nei confronti degli sforzi dell'Iran di sfruttare le loro istituzioni finanziarie al fine di cambiare valuta e di finanziare azioni nefaste» ha affermato il Segretario al Tesoro Steven Mnuchin.
La Casa Bianca aveva deciso nei giorni scorsi il ripristino delle sanzioni precedenti all'accordo nucleare con Teheran, giudicato fallimentare. Queste sanzioni scatteranno però nel giro di tre o sei mesi a seconda dei settori, dal petrolio all'aeronatica, dall'auto ai servizi finanziari. Ma il presidente Donald Trump aveva anche preannunciato l'intenzione di lanciare al più presto misure che andassero al di là di quei provvedimenti, con l'obiettivo di penalizzare i programmi missilistici iraniani e il ruolo di destabilizzazione regionale e promozione del terrorismo, del quale accusa Teheran.

In tutto le nuove sanzioni, scattate di comune accorso con le autorità degli Emirati Arabi, riguardano tre società e sei individui iraniani considerati legati alle aziende. Nel mirino è finita in particolare la Jahan Aras Kish, azienda considerata sotto il controllo dei vertici della Guardia Rivoluzionaria Islamica. Avrebbe ricevuto finanziamenti, ricavati da entrate petrolifere, dalla Banca centrale. E avrebbe poi incaricato corrieri di cambiare quei contanti in dollari utilizzando due exchange iraniani con sede negli Emirati Arabi, Khedmati & Co. e Rashed Exchange. Per occultare le transazioni sarebbero stati utilizzati documenti falsi. «Il regime iraniano e la sua Banca centrale hanno abusato dell'accesso a enti negli Emirati Arabi per comprare dollari, occultando la ragione per la quale li acquisivano» ha indicato Mnuchin.

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