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Nord Stream e ponte di Crimea. Così Putin risponde alle sanzioni

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RUSSIA E OCCIDENTE

Nord Stream e ponte di Crimea. Così Putin risponde alle sanzioni

In testa ci si è messo lui, che ha voluto il Ponte di Crimea a tutti i costi. L’ultima avventura di Vladimir Putin lo ritrae alla guida di un Kamaz, alla guida del corteo di camion che per primi hanno percorso i 19 km che attraverso lo Stretto di Kerch congiungono la penisola alla costa russa del Mar Nero.

Un’opera che ha sfidato gli elementi avversi (venti, ghiaccio e fondo marino avevano avuto la meglio su nazisti e sovietici) ma non solo: è altamente simbolica per Mosca, che consolida il controllo su un territorio non riconosciuto come russo quasi da nessuno, e per l’Ucraina, che si è vista sottrarre la Crimea nel 2014 e ora, di fronte all’inaugurazione del primo tratto autostradale del ponte, accusa i russi di disprezzare cinicamente il diritto internazionale.

È stata la Crimea l’origine delle prime sanzioni americane ed europee contro Mosca. L’ultima tornata, legata alle presunte interferenze russe nelle elezioni americane del 2016, è del 6 aprile scorso, quando il Tesoro Usa ha annunciato pesanti restrizioni all’attività di sette oligarchi e delle loro compagnie, alcune delle quali strettamente intrecciate all’economia internazionale. Complicate dal fronte iraniano, aperto dagli Stati Uniti poco dopo, anche le ultime sanzioni contro la Russia intendono essere extraterritoriali, e colpire anche gli interessi di cittadini e imprese non americani ma con interessi negli Usa, e legati nello stesso tempo alle entità russe nella “lista nera”.

Uno dei progetti a rischio è Nord Stream 2, il secondo braccio parallelo al gasdotto che già attraversa il Baltico per portare gas russo in Germania, a Greifswald. Anche senza aspettare gli americani, il piano ha generato pesanti controversie in Europa, in particolare in Polonia dove è considerato una minaccia alla sicurezza energetica dell’Unione, rafforzando ulteriormente la posizione dominante sul mercato europeo di Gazprom, il monopolio russo del gas.

La strada di fronte al consorzio (con Gazprom le tedesche Uniper e Wintershall, la francese Engie, l’austriaca Omv e l’anglo-olandese Shell) non è ancora sgombra da procedimenti giudiziari e polemiche politiche, ma intanto il consorzio, ottenuto il permesso relativo alle acque territoriali tedesche, ha annunciato di aver dato inizio ai lavori di preparazione, nella baia di Greifswald. Per affrontare le controversie future, il Ponte di Crimea può essere di ispirazione a Nord Stream: sceso dal camion, Putin ha parlato di «miracolo» reso possibile dal talento di chi ci ha lavorato, mentre il portavoce Dmitrij Peskov sottolinea che «molti non ritenevano possibili questi progetti».

Per “incoraggiare” il business straniero a lavorare in Crimea, o ovunque si rischi di incappare nelle restrizioni americane o europee, la Duma ha messo a punto un disegno di legge che considererà un reato rifiutarsi di entrare in affari con cittadini russi sotto il pretesto delle sanzioni occidentali. La pena prevista può arrivare a quattro anni di reclusione. In prima lettura, la legge è passata ieri alla Duma all’unanimità.

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