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Svizzera, secca bocciatura per la «moneta sovrana»: no dal 75,7% dei votanti

LUGANO – A conti fatti, è stata più sonora del previsto la bocciatura nella Confederazione elvetica dell'iniziativa Moneta intera. I sostenitori volevano assegnare alla sola Banca nazionale svizzera (Bns) la possibilità di fare credito, togliendo la funzione alle banche commerciali private. Una proposta che ha convinto meno di un quarto dei partecipanti alla votazione popolare.

I no hanno raggiunto infatti il 75,7%, mentre i sì si sono fermati al 24,3%. In alcuni sondaggi dei mesi scorsi era emerso un 6o% circa di no e l'ultimo sondaggio di fine maggio di gfs.bern indicava un 54% di no. Ma dalle urne è uscito il no di oltre i tre quarti di chi ha votato.

È vero che la partecipazione al voto (34%) è stata bassa, probabilmente anche in virtù del fatto che molti elettori elvetici davano comunque per scontata una vittoria del no. Ma è anche vero che questa bassa partecipazione riduce ancor più, in termini assoluti, il seguito dei sostenitori dell'iniziativa. Tutti i 26 cantoni hanno respinto l'iniziativa e in tutti i sì sono stati inferiori al 30%, ad eccezione di Ginevra, dove i sì hanno raggiunto il 40,3%. In Ticino i sì non sono andati oltre il 25%.

Moneta intera (Vollgeld in tedesco) proponeva che, oltre al denaro contante, anche la moneta scritturale dei conti bancari venisse emessa in futuro dalla sola Bns. Di fatto, le banche commerciali private non avrebbero più potuto insomma emettere moneta attraverso concessioni di crediti. Uno schema di rottura radicale dei meccanismi esistenti, senza precedenti in altri Paesi. La Bns secondo la proposta avrebbe quindi dovuto fornire direttamente denaro alla Confederazione, ai Cantoni e alla popolazione.

Sostenuto da una pattuglia di economisti elvetici, il progetto ha trovato consensi diversi tra loro, in segmenti della destra liberalnazionalista ma anche in porzioni della sinistra radicale favorevoli ad un maggior ruolo della mano pubblica. Obiettivo dichiarato dei proponenti era tutelare meglio i risparmiatori e prevenire crisi finanziarie. Governo e Parlamento svizzeri si sono schierati per il no, sottolineando come l'attuale sistema nel complesso funzioni bene. La stessa Banca nazionale svizzera si è schierata per un rifiuto, affermando che Moneta intera avrebbe tolto agli istituti di credito una funzione essenziale a avrebbe esposto la stessa Bns a pressioni politiche per finanziare la spesa pubblica.

Malgrado la netta bocciatura, da loro attribuita al clima di paura sollevato da autorità politiche e Bns, i promotori di Moneta intera si sono detti soddisfatti: «Siamo lieti di essere riusciti a convincere una parte dell'elettorato che in merito alla creazione di moneta da parte delle banche commerciali è necessario un autentico cambiamento e che una politica dei piccoli passi non basta», ha detto Raffael Wüthrich, uno dei responsabili della campagna.

Per Olivier Feller, deputato liberale copresidente del comitato interpartitico contro l'iniziativa, il popolo «non ha voluto rappezzare vestiti intatti». La deputata socialista Susanne Leutenegger si è detta soddisfatta del risultato ma ha aggiunto che le misure a protezione dei risparmiatori vanno rafforzate. «Abbiamo un sistema monetario che funziona e un accesso affidabile al credito per le imprese. Non c'era nessun motivo per mettere tutto in discussione», ha affermato dal canto suo Heinz Karrer, presidente di Economiesuisse, l'associazione delle imprese svizzere.

Gli elettori elvetici sono stati chiamati alle urne anche sulla legge su casinò. lotterie, giochi in denaro, che è stata approvata dal 72,9% dei votanti. Il testo, oltre a mantenere i contributi destinati al primo pilastro pensionistico (Avs) e all’assicurazione invalidità (Ai). La legge tiene conto dei nuovi giochi su Internet, ma li sottopone al diritto svizzero, compresi quelli di organizzatori e società con sede all’estero. In caso di mancata autorizzazione i giochi online potranno essere bloccati.

Infine il Vallese si è espresso in votazione cantonale contro (53,9% di no) un finanziamento di 100 milioni di franchi a sostegno della candidatura di Sion per le Olimpiadi invernali del 2026. La prudenza sui soldi ha prevalso sulla spinta al prestigio olimpico.

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