Un piano di rilancio delle intese con la Libia. Con lo stop rinnovato ieri alle Ong (organizzazioni non governative): «Si cerchino altri porti». Matteo Salvini non arretra di un passo, anzi alza la posta. Il ministro dell’Interno avverte le due ong tedesche con bandiera olandese, Lifeline e Seefuchs, giunte al largo delle coste libiche: «Dovranno cercarsi porti non italiani dove dirigersi».
«Non hanno mezzi e personale per salvare un gran numero di persone, l’Olanda le faccia rientrare» dice il ministro M5S delle Infrastrutture Danilo Toninelli. «Non sono Ong olandesi nè imbarcazioni registrate in Olanda» contesta la rappresentanza olandese presso la Ue.
Ora dopo ora, la vicenda diventa un crescendo frenetico dentro il governo. Coinvolge il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Deve passare il principio di responsabilità di ogni nazione per le navi di quella bandiera, si dicono i ministri interessati. Palazzo Chigi si farà sentire con il governo di Amsterdam. Un putiferio, insomma. Finora le due ong non hanno imbarcato migranti, il meteo è in peggioramento. Ma un secondo caso Aquarius può arrivare da un giorno all’altro. Così l’esecutivo gioca d’anticipo tra le proteste delle Ong (SeaWatch, Open Arms, Msf, la Lifeline che dà del «fascista» al ministro dell’Interno). Attacca il Pd con David Sassoli e Maurizio Martina, nota Riccardo Magi (Radicali italiani): «Con la violazione sistematica dei diritti umani l’Italia non tornerà ad avere l’autorevolezza necessaria per richiamare gli stati europei a una maggiore condivisione nel governo dei flussi».
In questo scenario l’incontro di Salvini in Libia con il presidente Serraj assume un valore politico decisivo. Mancano pochi giorni, i tecnici ministeriali sono in fibrillazione. Nel disegno delle proposte per Tripoli sono in ballo la Marina Militare, l’Esercito, lo Stato maggiore Difesa, i dicasteri degli Affari Esteri e delle Infrastrutture, la Guardia Costiera, i dipartimenti Ps e Libertà civili dell’Interno, la Guardia di Finanza. In campo l’Aise (agenzia informazioni e sicurezza esterna) non solo per la sicurezza del vertice. Lavoro senza sosta anche per l’ambasciatore Giuseppe Perrone: nei giorni scorsi ha visto Serraj e i ministri Taher Siala (Esteri) e Salam Ashur (Interno). Per la prima volta in Libia con Salvini arriva un vicepresidente del Consiglio.
L’Italia chiederà il rilancio dei rapporti con Tripoli con la ripresa della collaborazione politica, economica e infrastrutturale verso i libici. Offrirà un aumento delle dotazioni navali per il pattugliamento della Guardia costiera civile e militare di Serraj. C’è l’ipotesi di consegna fino a dieci nuove motovedette, finanziate con fondi europei; altre tre unità navali sono già pronte nel porto tunisino di Biserta in attesa della formazione del personale libico. In fase avanzata il progetto per la sala operativa marittima di Tripoli. Saranno aggiornati gli accordi con le municipalità locali.
E si parlerà dell’impegno nel Fezzan, la regione meridionale al confine con il Niger da dove provengono i flussi più cospicui di migranti. L’idea di un avamposto italiano a Ghat per sostenere i controlli alle frontiere è rimasta al palo per motivi di sicurezza. Ora per fine mese è stato pianificato un sopralluogo. Tra Salvini e Serraj, tra l’altro, c’è una sintesi già ufficiale sulle Ong: «Grazie a Dio alla fine l’Italia si è finalmente svegliata» ha detto l’altro giorno il portavoce della Marina libica, Ayob Amr Ghasem, dopo lo stop all’attracco in un porto italiano dell’Aquarius. Roma chiederà comunque con forza un impegno coerente e costante nel contrasto alle organizzazioni criminali e ai trafficanti. Visti anche i protocolli di intesa tra le autorità giudiziarie locali e la Procura nazionale antimafia guidata da Federico Cafiero De Raho.
Domani al ministero dell’Interno si farà una valutazione dei dossier , il ministro ha chiesto anche di elaborare i fascicoli per la Tunisia e l’Egitto. E al Viminale in mattinata farà visita una delegazione tecnica Ue di rappresentanti del presidente Claude Juncker, del commissario Dimitri Avramopoulos e la direttrice della Dg Home, Paraskevi Michou.
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