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Accordo sulla Grecia, addio Troika: «sì» ad alleggerire…

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la decisione dell’eurogruppo

Accordo sulla Grecia, addio Troika: «sì» ad alleggerire il debito

LUSSEMBURGO – Dopo otto anni di un programma finanziario segnato da riforme economiche, tensioni sociali e crisi politiche, la Grecia si avvia a ritornare sui mercati finanziari. Nella notte tra giovedì e venerdì i ministri delle Finanze della zona euro hanno negoziato qui in Lussemburgo un ultimo accordo per permettere al paese mediterraneo di godere di un atteso alleggerimento del debito pubblico. In cambio, Atene dovrà sottostare a un controllo passo passo della sua politica economica.

“La crisi greca termina qui, questa notte – ha detto il commissario agli affari economici Pierre Moscovici –. Siamo finalmente arrivati alla fine di un cammino, tannto lungo quanto difficile. E' un momento storico”. Ha aggiunto il ministro delle Finanze greco Euclide Tsakalotos: “Sono felice. A questo punto, perché i sacrifici si dimostrino utili, il popolo greco deve vedere risultati concreti”. L'intesa è giunta dopo sette ore di trattative tra i creditori.

Tra le altre cose, la Grecia ha ottenuto un rinvio di 10 anni sul rimborso di 96,9 miliardi di euro di debito. Nel frattempo, Atene riceverà un nuovo prestito da 15 miliardi di euro perché abbia un salvaggente di 24,1 miliardi che gli permetta di non essere ostaggio del rifinanziamento sul mercato per un periodo di 24 mesi. I ministri garantiranno un versamento di 600 milioni ogni sei mesi fino al 2022 purché Atene rispetti i patti con i suoi creditori. Il denaro verrà dai profitti della Banca centrale europea sui titoli greci.
A complicare la trattativa è stata la decisione sul futuro del debito. Il Fondo monetario internazionale ha chiesto che il passivo greco (pari al 180% del prodotto interno lordo) fosse sostenibile. La Germania e altri paesi hanno limitato le concessioni ad Atene, spesso impopolari presso la loro opinione pubblica. Spiegava ieri sera un diplomatico che le attuali tensioni sul fronte migratorio nel governo Merkel hanno contribuito a irrigidire le posizioni tedesche sul versante greco.

In otto anni, la Grecia ha ottenuto aiuti economici per oltre 273 miliardi di euro nel corso di tre diversi programmi di aggiustamento economico, l'ultimo dei quali scattato nel 2015 dopo l'avvento al potere del governo Tsipras, il cui obiettivo in un primo tempo fu di evitare qualsiasi piano di riforme economiche. Dinanzi alle tensioni sui mercati, il premier Alexis Tsipras dovette arrendersi. Secondo le statistiche di Bruxelles, il paese ha adottato in questi anni oltre 800 misure economiche.

La Grecia ha quindi subito una notevole cura dimagrante. Dopo una lunghissima recessione, la crescita economica è tornata positiva: +1,4% nel 2017. Le previsioni sono di una espansione dell'economia dell'1,9% nel 2018 e del 2,2% nel 2019. Il paese ha poi registrato l'anno scorso un attivo di bilancio dello 0,8% del PIL, rispetto a un deficit pubblico del 15,1% nel 2009. Nel frattempo, tuttavia, tra il 2008 e il 2017 la popolazione attiva è scesa del 35% per via di una forte emigrazione.

“Dobbiamo ammettere che la Grecia ha fatto un ottimo lavoro”, ha detto il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire, a fianco del suo omologo tedesco Olaf Scholz. Ciò detto, i ministri hanno deciso di mettere la Grecia sotto particolare sorveglianza nei prossimi anni. Obiettivo: controllare che il paese rispetti i target di finanza pubblica (un surplus primario del 3,5% del PIL fino al 2022 e del 2,2% in media annua tra il 2023 e il 2060) ed eviti di annacquare le tante riforme adottate nell'ultimo decennio.

Il meccanismo di monitoraggio è stato fonte di accese discussioni nella notte tra i creditori. Alcuni governi hanno segnalato che un controllo eccessivo da parte dei partner avrebbe messo in allarme i mercati finanziari: “Sulla questione dobbiamo trovare un delicato equilibrio”, notava un diplomatico ieri sera prima che fosse finalmente raggiunta una intesa. Il monitoraggio prevederà rapporti trimestrali sullo stato dell'economia greca.

Nel caso in cui la Grecia dovesse decidere di annacquare recenti riforme economiche, i creditori saranno pronti a rivedere qualsiasi alleggerimento del debito pubblico. Viceversa, se la situazione economica dovesse peggiorare, i partner potranno introdurre nuove misure di alleggerimento. Tagli all'indebitamento nominale non sono mai stati all'ordine del giorno. Si farà comunque il punto sullo stato del debito greco nel 2032, anche perché l'FMI ha espresso “dubbi sulla sostenibilià a lungo termine”.

L'uscita della Grecia dal terzo e sperabilmente ultimo programma di aggiustamento è prevista il 20 agosto. Agli occhi dell'establishment, la parabola greca deve essere la cartina di tornasole con cui valutare la capacità della zona euro di sopravvivere, nonostante le difficoltà ad avere una moneta unica in 19 stati sovrani, ciascuno con il proprio bilancio nazionale. In questo senso, la vicenda greca dovrebbe essere simbolica al tempo stesso dei successi e degli insuccessi dell'unione monetaria.

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