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Il Fondo salvastati “pronto a un ruolo maggiore”, ma senza…

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European Stability Mechanism

Il Fondo salvastati “pronto a un ruolo maggiore”, ma senza piani in corso

(Epa)
(Epa)

Il Fondo salvastati ( Esm - European Stability Mechanism) è pronto ad assumere un ruolo maggiore per rafforzare l'Eurozona e a “contribuire a rendere l'Unione economica e monetaria più forte”: lo ha sottolineato il managing director dello stesso Esm , Klaus Regling, alla presentazione del rapporto annuale 2017: se con il prossimo termine del piano di assistenza finanziaria alla Grecia, per la prima volta da quando è nato l'Esm non avrà più alcun programma in corso, resta fondamentale il suo ruolo come istituzione permanente dell'unione monetaria e come “safety net” (rete di sicurezza) del sistema finanziario internazionale. Secondo Regling, l'Esm “rende l'Unione monetaria più robusta e rafforza la resilienza della sua economia.” Il Fondo salvastati, ha detto anche il il presidente dell'Eurogruppo (e Chairperson del Board dei Governatori dell'ESM Mario Centeno, “sembra essere pronto ad assumersi un ruolo più grande”, quanto è diventato strumentale nell'ulteriore sviluppo dell'unione economica e monetaria.

Il rapporto annuale dell'Esm - pubblicato ieri al termine del sesto Meeting annuale in Lussemburgo - evidenzia che, rispetto a un anno fa, la situazione economica dei Paesi che sono stati salvati dall'Esm/Efsf nell'Eurozona è migliorata. l'Irlanda è cresciuta nel 2017 del 7,8%, il tasso più alto in tutta la Ue. La performance delle economie di Spagna, Cipro, Portogallo viene considerato “impressive”, mentre si nota che la crescita economica in Grecia “ha accelerato recentemente”. L'Esm calcola che i cinque Paesi hanno risparmiato 16,6 miliardi di servizio del debito nel 2017 grazie al suo intervento, tra cui la sola Grecia ha risparmiato 12 miliardi (pari al 6,7% del Pil nazionale). L'utile netto dell'Esm l'anno scorso è stato di 68,6 milioni di euro, destinati al fondo di riserva che ora dispone di 2,1 miliardi, il che “rappresenta un ‘buffer' potente nel contesto attuale dei tassi di interesse”.

La maratona negoziale finale all'Eurogruppo, riunito fino a tarda notte in Lussemburgo, ha rappresentato l'ultima tappa per dare il via libera all'uscita della Grecia dal terzo “memorandum”, ossia dall'ultimo piano di salvataggio finanziario da 86 miliardi di euro varato nel 2015, alla sua scadenza il prossimo 20 agosto: con la concessione di alcune forme di sollievo sul debito, concordate faticosamente in una sessione-fiume, Atene potrà tornare a camminare con le proprie gambe, nella ragionevole prospettiva di poter eventualmente ricorrere al libero mercato dei capitali - dove aveva trovato la porta sbarrata dal 2010, salvo tre piccoli test recenti - per le sue necessità (che non sono immediate) di rifinanziamento. Alcuni analisti, peraltro, ritengono che il peso del debito (pari a circa il 180% del Pil) resti poco sostenibile.

MOMENTO STORICO
È un momento a suo modo storico, che pone fine a una stagione di salvataggi di alcuni Paesi europei finiti in crisi sulla scia del terremoto finanziario globale iniziato negli Usa nel 2008 e poi riverberatosi con asprezza nel vecchio continente. Secondo il direttore esecutivo del Fondo salvastati Klaus Regling, 4 dei 5 Paesi che hanno avuto bisogno di assistenza straordinaria – ossia Irlanda, Portogallo, Cipro e Spagna – posso oggi esser considerate “storie di successo” per il loro ritorno alla crescita dopo riforme e aggiustamenti economici, mentre il quinto, la Grecia “ha la possibilità di unirsi a questo gruppo (come storia di successo), se continuerà a attuare riforme”.

Il governo Tsipras ha rifiutato i suggerimenti, esterni e interni, a accettare una linea di credito per eventuali emergenze, in quanto sarebbe arrivata con dure condizioni: punta su quella che definisce “uscita pulita” per presentarsi al popolo come l'esecutivo che è riuscito a tirare fuori il Paese dalla crisi e in particolare dal terzo bailout (che aveva finito per accettare nel 2015 nonostante l'esito di un referendum convocato dallo stesso Tsipras). Tuttavia l'opposizione evidenzia che restano in vigore vincoli, promesse dure da mantenere e un'alta vigilanza. Le elezioni in Grecia sono previste nella seconda metà del 2019, ma potrebbero essere anticipate.

IL GUADAGNO TEDESCO.
Intanto è emerso che finora dalla crisi greca la Germania ha realizzato un profitto di circa 2,9 miliardi di euro in interessi sui bond di Atene dal 2010: lo ha rivelato il ministero delle Finanze di Berlino in risposta a una interrogazione parlamentare dei Verdi. Il parlamentare dei Verdi Sven-Christian Kindler ha commentato che “ contrariamente ai miti diffusi dalla destra, la Germania ha profittato molto dalla crisi in Grecia”. Interessi per 527 milioni di euro sui bond greci comprati nella prima fase della crisi dalla Bundesbank sono stati restituiti ad Atene nel 2013 attraverso il Fondo salvastati secondo quando deciso dall'Eurogruppo nel febbraio 2012, ma altri acquistati in seguito sono stati trattenuti, in seguito al braccio di ferro tra Eurogruppo e il premier greco Tsipras nel 2015. In totale, Berlino ha quindi rivelato di aver incamerato profitti per 2,5 miliardi sul debito greco, cui vanno aggiunti altri 400 milioni di interessi realizzati dall'istituto pubblico KfW. Va notato che i meccanismi introdotti per il salvataggio finanziario di Atene hanno anche tutelato l'esposizione delle banche tedesche, mentre le società di Berlino e dintorni hanno avuto un ruolo importante nell'acquisizione di asset messi in vendita nel quadro del piano di privatizzazioni imposto alla Grecia.

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