BRUXELLES - È stata una discussione intensa quella che hanno avuto domenica i leader di sedici paesi europei riuniti a Bruxelles nel tentativo di appianare le divergenze sul fronte migratorio. Sul tavolo, vi sono state diverse opzioni, tra cui quella di creare sul territorio - possibilmente di paesi terzi - centri di accoglienza dai quali smistare i migranti arrivati in Europa. L’Italia ha presentato un proprio piano di lavoro che per molti versi riassume le molte linee strategiche discusse finora.
Riassumendo i termini della discussione, la cancelliera Angela Merkel ha spiegato che il controllo dell’immigrazione illegale è «una questione comunitaria».
Ha poi sottolineato come «il tema dei movimenti secondari, nella zona Schengen», ossia da un paese all’altro in mancanza di autorizzazione, sia importante quanto quello degli arrivi nell’Unione europea. Infine, ha ribadito che l’Unione vuole rafforzare la collaborazione con i paesi d’origine e di transito dei migranti.
Il premier spagnolo Pedro Sanchez ha commentato che la discussione di oggi ha dimostrato che «vi sono molti punti in comune tra i paesi membri». Il suo omologo maltese Joseph Muscat ha definito l’incontro «migliore del previsto», preannunciando «cambiamenti operativi» nel gestire il tema migratorio in Europa. Il premier belga Charles Michel ha detto di sperare in «passi positivi» nel summit europeo di fine mese. La riunione di oggi è terminata senza un comunicato.
Dal canto suo, parlando alla stampa prima dell’incontro, il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte ha annunciato che l’Italia avrebbe illustrato a suoi partner europei «un piano in sei premesse e dieci obiettivi». Il premier ha parlato di «nuovo paradigma» con il quale dare una risposta «non più emergenziale, ma strutturale» alla questione migratoria. Scritto in italiano, il piano si intitola in inglese European Multilevel Strategy for Migration.
Il premier Conte si è detto «decisamente soddisfatto» del modo in cui il progetto è stato accolto.
Per il presidente francese Emmanuel Macron, la posizione del presidente del Consiglio «è stata coerente con l’insieme delle discussioni al tavolo». Nel suo breve intervento, la signora Merkel non ha commentato la proposta italiana. È probabilmente d’accordo con la sostanza, anche se il piano non risolve nel breve il problema dei movimenti secondari che hanno provocato gravissime tensioni nel suo governo.
Nei fatti, secondo una sintesi scritta del piano messa a disposizione da Palazzo Chigi, il progetto italiano riprende molti dei temi già discussi a livello europeo. L’Italia vuole «intensificare accordi e rapporti tra Unione europea e Paesi terzi da cui partono o transitano i migranti»; «creare centri di protezione internazionale nei paesi di transito per valutare richieste di asilo e offrire assistenza giuridica ai migranti, anche al fine di rimpatri volontari»; rafforzare le frontiere esterne dell’Unione.
Nel contempo, l’Italia è convinta che sia necessario «scindere tra porto sicuro di sbarco e Stato competente ad esaminare richieste di asilo». In filigrana, la richiesta è di riformare il Regolamento di Dublino, in discussione ormai da anni. Sempre secondo il presidente del Consiglio Conte, «occorrono centri di accoglienza in più paesi europei per salvaguardare i diritti di chi arriva ed evitare problemi di ordine pubblico e sovraffollamento».
Non è chiaro cosa si nasconda dietro a quest’ultimo punto della proposta italiana. Sono meri centri di sbarco proposti nel corso di questa settimana dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk in vista del vertice europeo del 28-29 giugno? O sono piuttosto delle Ellis Island da cui smistare i migranti a seconda della loro condizione giuridica, di cui hanno parlato nei fatti sabato a Parigi il presidente francese Emmanuel Macron e il premier spagnolo Pedro Sanchez?
Quest’ultima idea circola da alcuni giorni qui a Bruxelles. Pone problemi politici, giuridici e morali, ma renderebbe probabilmente più comunitaria la politica migratoria europea e permetterebbe di puntare sul reinsediamento degli asilanti ancora fuori dal territorio europeo, meno controverso del ricollocamento di quelli già nell’Unione. L’Italia ha già detto di non volere ospitare alcuna Ellis Island, sulla falsariga dell’isola di New York sulla quale sono sbarcati tra il 1892 e il 1954 milioni di immigrati europei.
Al di là della proposta italiana, mentre il Nord Europa rumoreggia per l’arrivo dall’Italia di migranti non registrati, i cosiddetti arrivi secondari, l’Italia protesta per la mancanza di aiuti dai suoi partner nel fronteggiare gli arrivi. Due i nodi che l’Unione deve dirimere: se e come creare delle Ellis Island europee per tentare di meglio gestire gli arrivi, e come redistribuire rifugiati e migranti in tutta l’Unione, quando molti paesi restano contrari ad accoglierli.
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