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Piattaforme di sbarco per i migranti, piano dell’Onu per aiutare…

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verso il vertice di bruxelles

Piattaforme di sbarco per i migranti, piano dell’Onu per aiutare l’Europa

BRUXELLES - Nonostante dubbi e interrogativi, rimane al centro delle discussioni l’idea di creare delle piattaforme di sbarco in giro per il Mediterraneo con cui gestire l’arrivo di migranti dall’Africa e dall’Oriente, alleviando indirettamente l’impegno dei paesi alle frontiere esterne dell’Unione, come l’Italia e la Grecia. Il tema verrà discusso dai Ventotto qui a Bruxelles in un vertice il 28 e 29 giugno. L’obiettivo sarà di raffreddare gli animi e trovare nuove soluzioni al tema migratorio. Non sarà facile.

A dire il vero già due anni fa il premier ungherese Viktor Orbán aveva proposto l’opzione di piattaforme di sbarco, ma era stata ritenuta ai tempi in violazione dei diritti umani. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite ai rifugiati (Unhcr), Filippo Grandi, ha scritto una lettera alla presidenza bulgara dell’Unione, dicendosi pronto a sovrintendere all’organizzazione di questi centri che sarebbero chiamati nel caso anche a smistare gli immigrati in giro per l’Europa.

Nella sua missiva, l’Alto Commissario parla di «nuovi accordi organizzativi dentro e fuori dall’Unione». Poi aggiunge: «L’Unhcr sta mettendo a punto una proposta, insieme all’Organizzazione internazionale per le migrazioni». I contorni politici, giuridici ed economici dell’operazione sono tutti ancora da precisare. Alcuni qui a Bruxelles considerano che queste piattaforme dovrebbero servire a suddividere i migranti secondo la loro condizione giuridica per poi redistribuirli in Europa.

In buona sostanza sarebbero delle Ellis Islands, non dissimili dall’isola di New York che ha accolto milioni di immigrati europei tra Ottocento e Novecento. Non mancano i dubbi da risolvere. Dove creare queste piattaforme: nell’Unione? In Europa? In Africa? Nessuno sembra volerle. Come avverrebbe poi la redistribuzione degli asilanti ed eventualmente dei migranti economici? E infine, quanto ai ritorni: basterà la volontarietà dei singoli nel caso di assenza di accordi di riammissione? I dubbi sono tanti e le incertezze pure.

A proposito del luogo in cui potrebbe nascere una piattaforma di sbarco, nei giorni scorsi Tirana ha smentito di essersi detta disponibile. In realtà, è probabile che vi siano stati primi contatti con Bruxelles. Intanto, dopo un lungo negoziato i Ventotto si sono accordati per concedere all’Albania e alla Macedonia l’agognato via libera ai negoziati in vista dell’adesione. Con l’obiettivo di trovare un compromesso con Francia e Olanda, preoccupate da eventuali nuovi arrivi migratori, l’inizio delle trattative è stato fissato nel giugno 2019. Nel frattempo, Bruxelles sarà chiamata a fare un occhiuto lavoro preparatorio.

Riuniti martedì in Lussemburgo, i ministri per gli Affari europei hanno dibattuto il canovaccio di conclusioni di summit del 28-29 giugno, senza apportare cambiamenti di sostanza. Ognuno ha ribadito la propria posizione, anche Enzo Moavero, ministro degli Esteri italiano. Dal canto suo, la Germania ha insistito per negoziare accordi bilaterali che gestiscano nell’area Schengen i movimenti secondari, ossia di persone senza autorizzazione.

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