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Cosa dice l’intesa Ue sui migranti e tutti i nodi da sciogliere

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il ruolo di germania e paesi di visegrad

Cosa dice l’intesa Ue sui migranti e tutti i nodi da sciogliere

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES – È un accordo sofferto quello che i Ventotto hanno trovato questa notte dopo oltre 10 ore di negoziato diplomatico a livello di capi di stato e di governo. Sofferto, ma non per questo necessariamente risolutivo. A leggere le conclusioni del summit emerge come sia volontaria l'azione dei governi nazionali nel gestire in comune l'arrivo di migranti sulle coste europee del Mediterraneo. La partita potrebbe giocarsi sull'onda dell'emozione delle pubbliche opinioni.

Le conclusioni dedicate alla controversa questione migratoria contano 12 punti. In ben quattro occasioni, i diplomatici che le hanno negoziate hanno precisato la volontarietà della cooperazione.

Le piattaforme di sbarco
In buona sostanza,due sono gli aspetti nuovi. Il primo è legato alla creazione di piattaforme regionali di sbarco, così come proposto nei giorni scorsi dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR). Da decidere è se queste debbano essere in paesi terzi o sul territorio dell'Unione.
La soluzione è chiaramente innovativa, e se situate in paesi terzi dovrebbero permettere di limitare gli arrivi di migranti sul territorio comunitario, venendo incontro alle richieste italiane ma non solo. Non sarà semplice creare queste piattaforme. Chi le ospiterà? Chi le gestirà? Quale saranno i loro compiti? Come verrà trattato il loro eventuale status di enclave extraterritoriale? Quale ruolo avranno i paesi di origine, di transito e di destinazione?

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Nella speranza di molti europei le piattaforme di sbarco dovrebbero essere situate in Nord Africa, gestite da autorità europee e internazionali, con l'obiettivo di effettuare su base volontaria reinsediamenti nell'Unione ed eventuali ritorni in patria. Numerosi paesi si sono già rifiutati – la Tunisia, la Libia, l'Albania. Posizione intransigente o vi è la possibilità che cambino idea, magari con la promessa di aiuti finanziari come è avvenuto nel quadro dell'accordo con la Turchia del marzo del 2016?

L’apertura dei porti
Il secondo aspetto particolarmente interessante dell'intesa raggiunta nella notte qui a Bruxelles è quello di aprire porti anche non italiani o greci all'arrivo dal Nord Africa o dal Vicino Oriente di imbarcazioni cariche di migranti, da sistemare in «centri controllati». Da questi centri verrebbe effettuata una selezione tra migranti economici e richiedenti asilo. Anche qui prevale la volontarietà: nessun obbligo dei paesi di aprire questi centri e di accogliere le imbarcazioni in arrivo.

L'incertezza riguarda anche il futuro dei migranti. Coloro arrivati irregolarmente sul territorio europeo verrebbero rimandati indietro (volontariamente, in assenza di un accordo di riammissione con il paese di origine). Ma cosa succederebbe con coloro che hanno diritto d'asilo? Nelle conclusioni non è precisato se debbano essere ospitati nel paese o se possono essere ricollocati in altri stati membri. In questa seconda opzione varrebbe nuovamente la volontarietà.

Peraltro, dal testo dell'accordo non si capisce se il trasferimento in “centri controllati” debba avvenire dal porto di sbarco o se lo sbarco debba coincidere con il luogo in cui si trova il centro controllato. In altre parole, per fare un esempio, migranti giunti a Malta possono essere trasferiti in un centro controllato in Spagna o devono essere sbarcati in questo secondo paese per poter essere ospitati localmente ed essere oggetto della procedura di identificazione? Al momento non è chiaro.

La volontarietà rende l'intesa, se non aleatoria, almeno tutta da verificare sul campo. Ciò detto, è la prima volta dal 2016 e dall'accordo con la Turchia, paese che ospita oltre 3,5 milioni di rifugiati diretti in origine verso l'Europa, che i Ventotto tentano una strada radicalmente nuova. Da questo punto di vista, il premier italiano Giuseppe Conte ha ragione di essere soddisfatto. L'Italia ha strappato ai partner una politica migratoria più comunitaria, meno legata alle responsabilità del solo paese di primo arrivo.

Poiché le piattaforme di sbarco, proposte nelle conclusioni, non saranno facili da organizzare, né politicamente né giuridicamente, nel frattempo, in una ottica italiana, rimane la ridistribuzione dei migranti tra gli stati europei. Come detto, la volontarietà fa temere molti tira-e-molla tra governi europei. Tuttavia, si deve presumere che le pressioni dell'opinione pubblica dinanzi a navi alla ricerca disperata di un attracco spingeranno i paesi a trovare un accordo tra loro.

Una ultima parola sul negoziato. Vi era l'interesse di Berlino di avere un accordo per allentare le tensioni con i cristiano-sociali bavaresi, impegnati in un giro di vite anti-immigrati. La Germania ha quindi premuto perché ci fosse una intesa sulla possibile apertura delle imbarcazioni a porti mediterranei che non siano italiani e greci. Francia e Spagna si sono accodati. I paesi più riottosi all'idea di accogliere migranti, quelli dell'Est, hanno dato il loro benestare perché tutto è volontario.

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