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Migranti, accordo Ue su base volontaria. Macron: centri nei Paesi…

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Conte: al tavolo eravamo in 28

Migranti, accordo Ue su base volontaria. Macron: centri nei Paesi di primo arrivo

DAI NOSTRI INVIATI
BRUXELLES – Dopo oltre 10 ore di maratona notturna, i Ventotto hanno annunciato qui a Bruxelles nelle prime ore del mattino un accordo sulla futura gestione del dossier migratorio. È stato deciso in buona sostanza di distribuire sul territorio comunitario gli sbarchi di migranti, su base volontaria. L'obiettivo è di allentare le pressioni sui paesi di prima accoglianza, in particolare l'Italia. Il premier italiano Giuseppe Conte ha accolto positivamente l'intesa. Anche se il presidente francese Macron precisa: «I centri di accoglienza vanno fatti nei Paesi di primo ingresso». Mentre il governo ungherese esulta per essere riuscito ad evitare la redistribuzione obbligatoria dei migranti.

I Ventotto hanno deciso «di esplorare il concetto di piattaforme regionali di sbarco», gestite in collaborazione con l'Alto commissariato dell'ONU per i rifugiati. «Queste piattaforme dovranno valutare le situazioni dei singoli, nel pieno rispetto del diritto internazionale, e senza creare un fattore di attrazione» dei migranti che vogliono arrivare in Europa. Non è precisato se le piattaforme debbano essere sul territorio europeo o in paesi terzi.

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Adottando conclusioni di un vertice di due giorni che terminerà stamani con una discussione sul futuro della zona euro, i Ventotto hanno poi stabilito che «sul territorio dell'Unione, coloro che sono salvati secondo il diritto internazionale dovrebbero essere presi in carico, sulla base di uno sforzo condiviso, attraverso il trasferimento in centri controllati istituiti negli Stati membri, solo su base volontaria, dove verrà effettuata una selezione rapida e sicura tra migranti irregolari, ritorni e asilanti».

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Sia la creazione di centri che la selezione e l'eventuale accoglienza dei migranti avverranno su base volontaria. In buona sostanza i Ventotto hanno deciso di creare in giro per il Mediterraneo delle Ellis Islands, dei luoghi dove i migranti potranno sbarcare e dove verranno presi in consegna. Nei fatti viene rimesso in discussione, almeno su base volontaria, il Regolamento di Dublino, ossia il principio secondo il quale responsabile dell'asilo è il primo paese di sbarco nel porto più sicuro.

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Giunto qui a Bruxelles con l'impegno di creare una gestione più comunitaria della crisi migratoria, il premier Conte ha potuto questa mattina dirsi soddisfatto, pur senza esprimere trionfalismo. «Da oggi l'Italia non è più sola». E ancora: «Da questo Consiglio europeo esce un'Europa più responsabile e più solidale». «Sono soddisfatto. Certo, se avessi scritto il testo da solo qualcosa l'avrei fatta diversamente. Ma non ero da solo. Eravamo in 28». Nel documento finale approvato dai Ventotto è «passato un nuovo approccio per quanto riguarda i salvataggi in mare: da ora in poi si prevedono azioni basate sulla condivisione e quindi coordinate tra gli Stati membri».

Più cauto il commento della cancelliera tedesca Angela Merkel, che nei fatti non si è fatta illusioni sulla volontarietà della partecipazione dei governi a questo nuovo schema. «È un buon segno – ha detto la signora Merkel questa mattina all'alba qui a Bruxelles - che dopo una lunga discussione, su un tema molto controverso quale l'immigrazione, siamo riusciti a trovare un accordo. Abbiamo tuttavia ancora molto da fare per ridurre le diverse visioni tra noi».

La stessa signora Merkel è giunta al summit di questa settimana in grave difficoltà politiche. I suoi alleati cristiano-sociali bavaresi vogliono adottare un importante giro di vite e permettere l'espulsione dei migranti irregolari, vale a dire i cosiddetti movimenti secondari, persone giunte in Germania da altri paesi europei senza autorizzazione. Nelle conclusioni di questa mattina, i Ventotto hanno deciso di collaborare per evitare proprio i movimenti secondari.

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Il documento negoziato durante la notte rappresenta una svolta a livello europeo, ma è un inevitabile compromesso, con molti aspetti ancora da chiarire. Si capisce che le navi cariche di migranti potranno attraccare in porti europei diversi da quelli italiani e possibilmente anche in paesi terzi dove i migranti verranno presi in carico dalle autorità comunitarie e internazionali. Numerosi diplomatici fanno però notare che bisognerà risolvere non pochi problemi politici e giuridici.


DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES – È un accordo sofferto quello che i Ventotto hanno trovato questa notte dopo oltre 10 ore di negoziato diplomatico a livello di capi di stato e di governo. Sofferto, ma non per questo necessariamente risolutivo. A leggere le conclusioni del summit emerge come sia volontaria l'azione dei governi nazionali nel gestire in comune l'arrivo di migranti sulle coste europee del Mediterraneo. La partita potrebbe giocarsi sull'onda dell'emozione delle pubbliche opinioni.

Le conclusioni dedicate alla controversa questione migratoria contano 12 punti. In ben quattro occasioni, i diplomatici che le hanno negoziate hanno precisato la volontarietà della cooperazione.

Le piattaforme di sbarco
In buona sostanza,due sono gli aspetti nuovi. Il primo è legato alla creazione di piattaforme regionali di sbarco, così come proposto nei giorni scorsi dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR). Da decidere è se queste debbano essere in paesi terzi o sul territorio dell'Unione.
La soluzione è chiaramente innovativa, e se situate in paesi terzi dovrebbero permettere di limitare gli arrivi di migranti sul territorio comunitario, venendo incontro alle richieste italiane ma non solo. Non sarà semplice creare queste piattaforme. Chi le ospiterà? Chi le gestirà? Quale saranno i loro compiti? Come verrà trattato il loro eventuale status di enclave extraterritoriale? Quale ruolo avranno i paesi di origine, di transito e di destinazione?

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Nella speranza di molti europei le piattaforme di sbarco dovrebbero essere situate in Nord Africa, gestite da autorità europee e internazionali, con l'obiettivo di effettuare su base volontaria reinsediamenti nell'Unione ed eventuali ritorni in patria. Numerosi paesi si sono già rifiutati – la Tunisia, la Libia, l'Albania. Posizione intransigente o vi è la possibilità che cambino idea, magari con la promessa di aiuti finanziari come è avvenuto nel quadro dell'accordo con la Turchia del marzo del 2016?

L’apertura dei porti
Il secondo aspetto particolarmente interessante dell'intesa raggiunta nella notte qui a Bruxelles è quello di aprire porti anche non italiani o greci all'arrivo dal Nord Africa o dal Vicino Oriente di imbarcazioni cariche di migranti, da sistemare in «centri controllati». Da questi centri verrebbe effettuata una selezione tra migranti economici e richiedenti asilo. Anche qui prevale la volontarietà: nessun obbligo dei paesi di aprire questi centri e di accogliere le imbarcazioni in arrivo.

L'incertezza riguarda anche il futuro dei migranti. Coloro arrivati irregolarmente sul territorio europeo verrebbero rimandati indietro (volontariamente, in assenza di un accordo di riammissione con il paese di origine). Ma cosa succederebbe con coloro che hanno diritto d'asilo? Nelle conclusioni non è precisato se debbano essere ospitati nel paese o se possono essere ricollocati in altri stati membri. In questa seconda opzione varrebbe nuovamente la volontarietà.

Peraltro, dal testo dell'accordo non si capisce se il trasferimento in “centri controllati” debba avvenire dal porto di sbarco o se lo sbarco debba coincidere con il luogo in cui si trova il centro controllato. In altre parole, per fare un esempio, migranti giunti a Malta possono essere trasferiti in un centro controllato in Spagna o devono essere sbarcati in questo secondo paese per poter essere ospitati localmente ed essere oggetto della procedura di identificazione? Al momento non è chiaro.

La volontarietà rende l'intesa, se non aleatoria, almeno tutta da verificare sul campo. Ciò detto, è la prima volta dal 2016 e dall'accordo con la Turchia, paese che ospita oltre 3,5 milioni di rifugiati diretti in origine verso l'Europa, che i Ventotto tentano una strada radicalmente nuova. Da questo punto di vista, il premier italiano Giuseppe Conte ha ragione di essere soddisfatto. L'Italia ha strappato ai partner una politica migratoria più comunitaria, meno legata alle responsabilità del solo paese di primo arrivo.

Poiché le piattaforme di sbarco, proposte nelle conclusioni, non saranno facili da organizzare, né politicamente né giuridicamente, nel frattempo, in una ottica italiana, rimane la ridistribuzione dei migranti tra gli stati europei. Come detto, la volontarietà fa temere molti tira-e-molla tra governi europei. Tuttavia, si deve presumere che le pressioni dell'opinione pubblica dinanzi a navi alla ricerca disperata di un attracco spingeranno i paesi a trovare un accordo tra loro.

Una ultima parola sul negoziato. Vi era l'interesse di Berlino di avere un accordo per allentare le tensioni con i cristiano-sociali bavaresi, impegnati in un giro di vite anti-immigrati. La Germania ha quindi premuto perché ci fosse una intesa sulla possibile apertura delle imbarcazioni a porti mediterranei che non siano italiani e greci. Francia e Spagna si sono accodati. I paesi più riottosi all'idea di accogliere migranti, quelli dell'Est, hanno dato il loro benestare perché tutto è volontario.

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