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Wikipedia sciopera per il copyright. Il Parlamento Ue: «Non sarete…

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IN VISTA DEL VOTO sulla direttiva

Wikipedia sciopera per il copyright. Il Parlamento Ue: «Non sarete toccati»

Gli utenti di Wikipedia, l’enciclopedia online a partecipazione libera, si sveglieranno con una sorpresa: le pagine italiane del sito sono oscurate, si legge, in protesta contro le violazioni della «libertà di Internet» che sarebbero previste dalla nuova direttiva Ue sul copyright. Il Parlamento europeo, riunito in Plenaria da oggi a Strasburgo, voterà il 5 luglio un testo che ha scatenato le ire di un fronte trasversale che va dai giganti tech (come Google) ai gruppi di attivisti per il diritto di conoscenza. L’iniziativa sembra essere nata nella Penisola, visto che le pagine in altre lingue sono tuttora consultabili.

L’oggetto del contendere sono due articoli approvati con l’emendamento passato lo scorso giugno per il vaglio della Commissione giuridica dell’Europarlamento: l’articolo 11 (che prevede la cosiddetta «tassa sui link», cioè l’obbligo di ottenere una licenza quando si condividono frammenti di di articolo con un rimando a un collegamento ipertestuale) e l’articolo 13 (quello che istituisce il cosiddetto upload filter, un filtro che impedisce di “caricare” contenuti protetti da diritto d’autore su piattaforme come Youtube o Instagram).

Mobilitazione fino a giovedì
Quanto durerà la mobilitazione italiana? «La mia sensazione è che la protesta duri fino a giovedì, oltre non avrebbe senso», ha detto alle agenzie Maurizio Codogno, portavoce di Wikimedia Italia. «Abbiamo apprezzato il sostegno del governo. Quello che possiamo sperare e che gli eurodeputati pentastellati siano in linea con Di Maio». Il portavoce di Wikimedia Italia ricorda poi l’altro precedente oscuramento della pagina italiana, a ottobre 2011, per protestare contro il Ddl intercettazioni. «Siamo schierati da allora, per questo abbiamo trovato più facile fare da apripista, rispettando la filosofia wiki: be bold, cioè osa. Abbiamo sempre avuto una forte tendenza a difendere i diritti non solo nostri. Magari Wikipedia riesce a vivere anche con questa direttiva, ma i siti più piccoli no, ci sentiamo tutori anche degli altri».

Wikipedia oscura le pagine contro il voto Ue sul copyright

La smentita dell’Europarlamento
Dall’Ue, tuttavia, arrivano indicazioni diverse: Wikipedia e le enciclopedie online sono «automaticamente escluse» dai requisiti imposti dalle nuove regole Ue sul copyright in via di discussione. È quanto precisato in un comunicato stampa dell’Europarlamento. La stessa eccezione è ugualmente prevista dalla posizione adottata dagli stati membri al Consiglio. Una portavoce della Commissione Ue sottolinea poi che, anche con l’utilizzo di contenuti di parti terze come foto, «Wikipedia e altre enciclopedie online non ricadrebbero nell’ambito della proposta della Commissione». Una nota cui ha fatto subito seguito una controreplica: «Wikipedia non si è mobilitata solo per salvare sé stessa, ma per difendere la Rete libera. La comunità attiva vuole difendere la conoscenza libera e preservare il web come spazio aperto anche per le realtà con meno visibilità», così Maurizio Codogno ha risposto all’Europarlamento. «L’attuale testo della direttiva impedisce lo sviluppo di nuovi servizi digitali aggiungendo nuovi vincoli ed è dunque contro lo spirito del copyright che dovrebbe proteggere la creatività». Dura reazione degli editori europei: «La posizione di Wikipedia contro la riforma sul copyright dimostra che il voto all’Europarlamento va ben oltre il copyright e riflette un dibattito più profondo
che copre non solo la libertà di stampa ma anche il funzionamento delle nostre democrazie, che sono minacciate non solo attraverso la sostenibilità economica della stampa ma anche da inaccettabili campagne fuorvianti condotte dalle piattaforme per influenzare gli europarlamentari», commenta il presidente dell’associazione degli editori europei dell’Enpa Carlo Perrone.

«Rischiamo di chiudere, chiamate i parlamentari»
La direttiva, dice la comunità italiana di Wikipedia, «minaccia la libertà online e crea ostacoli all'accesso alla Rete imponendo nuove barriere, filtri e restrizioni» e potrebbe portare anche «alla chiusura di Wikipedia». Il portale lancia poi un monito agli Europarlamentari che voteranno il 5 luglio («Chiediamo di respingere l'attuale testo della direttiva e di riaprire la discussione vagliando le tante proposte delle associazioni Wikimedia»), a partire «dall'abolizione degli artt. 11 e 13, nonché l'estensione della libertà di panorama (la possibilità di scattare foto in luoghi pubblici senza restrizione, al netto dei diritti degli architetti, ndr ) a tutta l'Ue e la protezione del pubblico dominio». Anzi, più di un appello: il comunicato rimanda a una pagina ad hoc sul voto del Parlamento europeo dove si crea l’opportunità di telefonare agli eurodeputati o di scrivere loro email dalle rispettive pagine delle istituzioni europee. Wikipedia Italia rimanda anche alle proposte avanzate dalla sua comunità nel 2013, sottoscritte in parallelo alle varie edizioni nazionali del portale in Europa, oltre all’appello di una 70ina di studiosi di informatica contrari alla piega assunta dal procedimento.

Da Google ai “pirati”, tutti gli avversari del testo
Le direttive sono atti giuridici della Ue che vincolano i paesi membri al raggiungimento di un certo risultato, anche se non prescrivono in maniera esatta come. In questo caso la proposta, avanzata dalla Commissione europea nel 2016, mira all’armonizzazione delle norme sul diritto d’autore in vista del cosiddetto Digital single market (l’ipotesi di un «libero mercato online», sulla falsa riga della libertà di circolazione già sancita per mezzi, servizi e persone). I due articoli “incriminati” sono comparsi nel testo lo scorso 20 giugno, incontrando le ostilità di una schiera di attori abbastanza eterogenea. Il colosso dei motori di ricerca Google ha esercitato un’attività di lobbying sugli editori che hanno beneficiato della sua Google digital news initiative (un finanziamento per progetti innovativi nel settore), a fianco di iniziative di protesta con la firme che vanno dal coinventore del Web Tim Berners-Lee a partiti politici di ispirazione «tecnolibertaria» come i Piratenpartei Deutschland, il Partito dei Pirati tedesco.

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