BRUXELLES - È una Nato drammaticamente attraversata da tensioni quella che si sta riunendo questa settimana qui a Bruxelles per un vertice annuale a livello di capi di Stato e di governo. Al di là della fragilità del rapporto tra Europa e Stati Uniti, inquinato tra le altre cose da gravi contrasti tra Washington e Berlino, l'organizzazione militare deve fare i conti con la posizione controversa della Turchia così come sulle malcelate divisioni tra i paesi europei nel delicato settore della difesa.
La giornata di oggi, la prima di una due-giorni di riunioni, è stata segnata dalle nuove prese di posizioni incendiarie del presidente americano. Durante una prima colazione con il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, Donald Trump ha attaccato ancora una volta la Germania, accusandola di essere «prigioniera» di Mosca. Nel mirino della Casa Bianca l'accordo per importare gas russo attraverso un nuovo gasdotto nel Baltico, il Nord Stream II.
L’attacco di Trump: la Germania arricchisce la Russia
La Germania, ha detto il presidente americano, «arrichisce la Russia. Paga miliardi di dollari alla Russia per i suoi approvigionamenti in energia e noi dobbiamo pagare per proteggerla dalla Russia. Come spiegarci tutto ciò? Non è giusto». Semplificando non poco, Donald Trump ha accusato Berlino di slealtà nei confronti dei suoi alleati occidentali. Nord Stream II, tuttavia, non è un progetto pubblico, ma privato, anche se presidente del consiglio di sorveglianza della società è l'ex cancelliere Gerhard Schröder. La strategia di Donald Trump è a modo suo luciferina. L'uomo ha l'innegabile capacità di mettere il dito sulla piaga. Il progetto Nord Stream II è controverso in Europa. Da un lato perché coinvolge la Russia, un paese oggetto di sanzioni economiche per via dell'annessione della Crimea. Dall'altro perché alcuni paesi membri lo considerano incompatibile con la politica energetica europea. La cancelliera Angela Merkel ha ribattuto che la Germania fa le proprie scelte energetiche «in totale indipendenza».
Successivamente, i due dirigenti si sono incontrati per un rapido incontro. Dopo una conversazione dedicata anche alle relazioni economiche, il presidente Trump, come se niente fosse, ha detto che il rapporto tedesco-americano è «formidabile» (tremendous in inglese). Riferendosi alla possibilità di nuovi dazi americani sulle auto europee, Donald Trump non ha preso impegni, affermandoi: «Vedremo cosa succederà nelle prossime settimane». La critica americana giunge dopo che nei giorni scorsi la Casa Bianca aveva rimproverato agli alleati europei di non rispettare l'obiettivo di spesa militare del 2% del prodotto interno lordo: nel corso dell'incontro di oggi il presidente Trump ha detto che l'obiettivo dovrebbe essere addirittura del 4% del Pil. Nel contempo, il presidente americano se l'era presa per l'elevato attivo commerciale europeo. Il rapporto tra Stati Uniti ed Europa è ai minimi storici, e mostra l'evidente difficoltà europea di rispondere per le rime a Donald Trump.
Anche l’Europa si spacca su difesa e terrorismo
La politica estera americana sta inducendo i Ventotto a rafforzare la collaborazione, per affrancarsi dagli Stati Uniti. Il problema è che anche ieri sono emerse divisioni. Il premier olandese Mark Rutte, tradizionalmente atlantista, ha detto che Washington ha ragione nel criticare l'insufficiente spesa militare in molti paesi europei. Il ministro degli Esteri polacco Jacek Czaputowicz ha aggiunto che «solo gli Stati Uniti possono assicurare la sicurezza di paesi come la Polonia sul fianco orientale». Divisioni vi sono anche sulle minacce che la Nato deve attualmente affrontare. Secondo il ministro degli Esteri turco Mevlüt Cavusoglu queste sono legate principalmente al terrorismo internazionale in provenienza dal Medio Oriente. Il suo omologo polacco ha indicato invece «gli stati revisionisti, in primo luogo la Russia».
Invece, il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte ha citato «il fronte Sud», e il potenziale arrivo di combattenti stranieri dall'Africa del Nord.
Altrettanto gravi rimangono poi le differenze tra Ankara e le altre cancellerie della Nato. Ancora oggi ci si è interrogati sull'acquisto di armi anti-missili russe S-400 da parte della Turchia, protagonista di una deriva politica che appare sempre più incompatibile con i dichiarati principi democratici dell'alleanza militare. Il ministro degli Esteri turco Mevlüt Cavusoglu ha risposto che l'acquisto è stato deciso dopo che Berlino ha deciso di ritirare i suoi missili Patriot dalla Turchia.
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