In attesa delle decisioni della Fed (domani) e della Banca d'Inghilterra (dopodomani), i mercati finanziari cercano oggi di valutare l'impatto delle mosse della Banca del Giappone, che ha introdotto una maggiore flessibilita' nella sua politica monetaria ultraespansiva mentre ha tagliato ancora una volta le sue stime sull'inflazione nel Sol levante. Yen e tassi sui bond nipponici risultano in lieve calo dopo che la BoJ ha annunciato che consentira' una maggiore oscillazione del tasso sui decennali, che comunque rimarra' piu' o meno intorno allo zero secondo la strategia complessiva di “controllo della curva dei rendimenti” introdotta due anni fa in aggiunta a quella di massicci acquisti di bond e altri asset.
Quasi a compensare questo permesso di una maggiore volatilita' dei tassi, la banca centrale giapponese ha deciso di rivedere
i suoi acquisti di titoli azionari attraverso lo strumento degli ETF (per 6mila milardi di yen l'anno), sia per quanto riguarda
il singolo acquisto di ETF sia aumentando lo shopping degli ETF sull'indice generale Topix (meno volatile dell'indice Nikkei
225). Resta il tasso negativo di -0,1% su una parte dei depositi in eccesso delle banche presso la sua tesoreria, ma questa
porzione verra' ridotta.
In sostanza, quindi, la Boj rifiuta ancora di accodarsi al trend delle altre principali banche centrali in direzione di una
politica monetaria meno accomodante, confermando di voler mantenere gli attuali livelli molto bassi dei tassi a breve e a
lungo “per un prolungato periodo di tempo”: non vuole dare l'impressione di aver avviato un “tapering” che potrebbe generare
reazioni negative sui mercati. Ma registra la difficolta' a mantenere i tassi sui decennali costantemente sotto lo 0,1%, dopo
che ultimamente hanno toccato un massimo a 0,123%. La BoJ ha gia' ridotto di molto gli acquisti di bond pubblici rispetto
al target (confermato formalmente) di 80mila miliardi di yen l'anno: un “tapering” di fatto. Le va molto bene cosi', anche
perche', se l'attuale strategia dovesse (come pare) protrarsi ancora a lungo, il mercato vedrebbe rarefarsi in modo preoccupante
la disponibilita' stessa di JGB, tanto accaparrati dalla banca centrale.
La BOJ stima che i prezzi “core” al consumo saliranno nell'anno fiscale 2019 dell'1,5% anziche' dell'1,8% previsto in precedenza, dopo il +1,1% del 2018 (contro il precedente pronostico dell'1,3%) e prima del +1,6% (contro 1,8%) atteso nel 2020. Il target ufficiale del 2% sull'inflazione, insomma, resta irraggiungibile. In un dettagliato rapporto, la BOJ ha indicato le ragioni di questo suo “fallimento” nel raggiungere un conclamato obiettivo. Il che, comunque, diventa la massima giustificazione per proseguire in una strategia di vasti stimoli all'economia che ha come effetto collaterale una relativa debolezza dello yen, gradita al governo e agli esportatori.
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