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Rublo e sanzioni, la Russia alza i tassi per la prima volta dal 2014

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invertITA la rotta

Rublo e sanzioni, la Russia alza i tassi per la prima volta dal 2014

Si racconta che una sera di due anni fa, a una riunione presieduta da Vladimir Putin al Cremlino, l’allora ministro dell’Economia Aleksej Uljukajev (oggi in carcere per corruzione)avesse chiesto al presidente russo di approvare un finanziamento miliardario a beneficio di banche e imprese. Seduta davanti a lui, Elvira Nabiullina si disse contraria: l’operazione avrebbe alimentato l’inflazione, sostenne, contrastando la politica monetaria di Bank Rossii. Putin le diede ragione.

La fiducia del presidente russo verso la donna a cui nel 2013 ha affidato la guida della Banca centrale è una delle differenze tra Russia e Turchia, due Paesi “emergenti” accomunati - per ragioni diverse - da un aspro confronto con gli Stati Uniti che ha indebolito le rispettive valute. Ieri anche la Banca di Russia ha annunciato un aumento dei tassi, a sorpresa,il primo dal gennaio 2015: il costo del denaro salirà dal 7,25 al 7,5%. Decisione presa da Elvira Nabiullina a dispetto delle pressioni di esponenti del governo che nei giorni scorsi avevano chiarito la preferenza per un allentamento: una stretta, aveva detto il consigliere economico di Putin Andrej Belousov, sarebbe «altamente indesiderabile». E anche Dmitrij Medvedev,il primo ministro, si era inserito nel dibattito auspicando tassi più bassi. Putin non aveva detto nulla.

«Pressioni dall’esterno»

Ma ancora una volta,la governatrice ha messo al primo posto la lotta all’aumento dei prezzi: diversi analisti si aspettano altre strette nei prossimi mesi, tra loro Oleg Kouzmin di Renaissance Capital che sottolinea la reazione molto più lenta della Banca centrale turca, con Mosca a dimostrare ancora una volta di «porre l’obiettivo economico della stabilità interna sopra ogni altra cosa».

«Gli ultimi mesi - ha chiarito Elvira Nabiullina in conferenza stampa - hanno visto un cambiamento radicale delle condizioni esterne,innescando un rafforzamento dei rischi di inflazione». La signora Nabiullina ha elencato le tensioni geopolitiche (la prima è la resa dei conti che si sta preparando in Siria, ndr), la fuga dei capitali dai mercati emergenti, la crescente incertezza per quello che le sanzioni riserveranno alla Russia. Il petrolio, risalito ben oltre quota 70 dollari al barile, non è più così determinante nel sostenere il rublo, tornato ai minimi dal 2016. La stretta è dunque stata una mossa preventiva: «La Banca di Russia - ha detto Elvira Nabiullina -ritiene che questa risposta tempestiva manterrà sotto controllo i rischi di aumento dell’inflazione, ponendo le basi per un allentamento della politica monetaria tra fine 2019 e inizio 2020».

IL CAMBIO
Rubli per un dollaro

Acquisti di valuta sospesi

Accanto all’aumento dei tassi, Nabiullina ha annunciato la sospensione almeno fino a dicembre del programma di acquisti di valuta straniera, un altro modo per stabilizzare i mercati finanziari.

Se Bank Rossii alza la guardia, è per non vanificare il cammino compiuto dalla drammatica notte del 16 dicembre 2014, quando il crollo del rublo seguito alla crisi ucraina l’aveva costretta ad alzare i tassi dal 10,5 al 17%: da allora il costo del denaro ha potuto gradualmente scendere, accanto a un’inflazione a cui la Russia ha messo finalmente le redini mantenendola al di sotto del tetto del 4%. Ora però, avverte la governatrice guardando al 3,1% toccato in agosto, si rischia di rivedere l’aumento dei prezzi al 4,2% a fine anno per poi accelerare l’anno prossimo, complice anche l’aumento dell’Iva - avversato infatti dalla Banca centrale - dal 18 al 20 per cento.

IL CAMMINO DEI TASSI: INVERSIONE DI ROTTA
Tasso di interesse annuo fissato dalla Banca centrale russa. (Fonte: Bank Rossii)

Il fronte delle pensioni

A Mosca la preoccupazione è che le pressioni esterne si rafforzino al punto che le decisioni della Banca centrale - una stretta per frenare l’inflazione, o un allentamento per aiutare la crescita - non riusciranno più a incidere. L’autunno, peraltro, riserva un altro fronte caldo per il Cremlino, con la riforma delle pensioni che Putin cerca con fatica di far accettare alla popolazione: il ritorno dell’inflazione non farebbe che incendiare ulteriormente le proteste.

Ed è questa la preoccupazione centrale per Mosca: che le tensioni siano arrivate a un punto tale che le decisioni della Banca centrale - una stretta per frenare l’inflazione, o un allentamento per aiutare la crescita - non saranno più determinanti . L’autunno, peraltro, riserva un altro fronte caldo per il Cremlino, con la riforma delle pensioni che Putin ha cercato di far accettare di buon grado alla popolazione. Il ritorno dell’inflazione non farebbe che incendiare ulteriormente le proteste.

UN CAMPANELLO D'ALLARME
Indice dei prezzi al consumo in Russia, variazione % annua. (Fonte: Rosstat, Ufficio federale di statistica)

Sanzioni «diaboliche»

Ma la grande incertezza è la ragnatela di sanzioni che gli Stati Uniti si apprestano a ribaltare sulla Russia nelle prossime settimane, minacciando addirittura di colpire qualunque transazione in dollari e gli acquisti di nuovi titoli governativi russi da parte di investitori americani: una delle otto proposte di legge all’esame del Congresso americano è stata soprannominata “bill from hell”, diabolica al punto da suscitare timori per l’impatto che le restrizioni per banche russe e debito sovrano avrebbero sull’economia globale.

Se la Banca centrale russa e gli investitori stranieri si stanno preparando da tempo alla tempesta in arrivo - la prima riducendo la dipendenza dal dollaro e il possesso di Treasuries, i secondi prendendo le distanze dai bond governativi russi, gli Ofz - ieri Elvira Nabiullina ha cercato di rassicurare i russi titolari di conti in valuta: il loro denaro è al sicuro, ha detto la governatrice, a prescindere dalle sanzioni che gli Usa imporranno alle banche locali. «Non vediamo alcun tipo di minaccia per i depositi in valuta straniera - ha detto la governatrice russa - e non abbiamo preso in considerazione alcun tipo di conversione forzata. Non ci abbiamo neppure pensato».


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