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Brexit è già costata 52 miliardi di sterline. E Parigi festeggia

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la capitale francese nuovo hub del trading

Brexit è già costata 52 miliardi di sterline. E Parigi festeggia

La Défense, il distretto finanziario di Parigi
La Défense, il distretto finanziario di Parigi

A Birmingham si apre oggi il congresso annuale dei conservatori che altro non è che un’altra estenuante prova di resistenza della premier Theresa May (una cinquantina di deputati Tory vorrebbe cacciarla per sostituire al suo pallido piano di uscita dalla Ue una Brexit più netta benché dura). La politica britannica è così ripiegata su se stessa e sui balbettanti negoziati che pare non tenere in alcun conto quello che una Brexit non ancora effettiva ha già prodotto. Secondo i dati di Reuters ripresi dal magazine Challenges e quindi dal settimanale francese Le Point, in questi ultimi due anni dal referendum del 23 giugno 2016 Brexit è già costata al Regno Unito 52 miliardi di sterline, ovvero 26 miliardi all’anno, 500 milioni a settimana.

Secondo questi calcoli del Centre for European Reform (CER), gruppo di studio specializzato sulla Ue, l’economia britannica si è già rimpicciolita di circa il 2,5% rispetto a quello che sarebbe stata se il «sì» cioè il Remain avesse vinto il referendum due anni fa. Altra cosa che certo non piacerà ai britannici è che la capitale europea che guadagna di più da Brexit è Parigi, la notizia oggi molto letta sul sito del Financial Times non è del tutto nuova perché già in questi mesi di annunci di fuga delle grandi banche si era osservato che i banchieri avrebbero preferito Parigi alla noiosa Francoforte nonostante Lloyd Blankfein, oramai ex chief executive di Goldman Sachs avesse twittato che non vedeva l’ora di trasferirisi nella capitale finanziaria tedesca. E Francoforte e Dublino avranno di che festeggiare perché molte banche, assicurazioni e asset managers saranno costretti a trasferirsi in cerca di un passaporto se vorranno continuare a fare affari con la Ue dei 27 Paesi.

Parigi però sembra destinata a diventare il nuovo principale hub continentale del trading (nonostante i ministri britannici vogliano a tutti i costi minimizzare la portata di questa fuga): BlackRock e JPMorgan Chase starebbero infatti per decidere di trasferirsi nella capitale francese come già hanno deciso di fare Bank of America e Citigroup. Merito anche del presidente Macron, ex banchiere d’affari, che ha puntato i transfughi da Londra e può contare su un costo del lavoro in Francia ormai uguale a quello della Gran Bretagna nonché sul fatto che con Brexit Londra perde anche l’Authority bancaria europea che si trasferisce a Parigi. Un corteggiamento pianificato non solo da Macron ma anche dal suo primo ministro Edouard Philippe che ha vantato le bellezze di Parigi a una platea di 250 banchieri da tutto il mondo.

Secondo dati diffusi da Paris-Europlace, l'agenzia di promozione del business parigino, riassume l’Ansa, oltre 3.500 posti di lavoro diretti verranno creati o comunque trasferiti a Parigi grazie a Brexit. Un dato che si basa sugli annunci già fatti da gruppi bancari o assicurativi e che rappresenta circa un terzo dei circa 10mila posti che nei prossimi mesi dovrebbero lasciare la City. Gruppi che hanno già annunciato una più massiccia presenza sono Goldman Sachs, Standard Chartered, Morgan Stanley, Nomura. Hsbc ha già spostato mille persone da Londra a Parigi.

Il futuro prossimo londinese è maliconico da qualsiasi parte lo si guardi. Venti giorni fa la City ha perso il primato fra i centri finanziari globali a favore di New York, così ha stabilito il Global Financial Centres Index.

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