L'Italia è il Paese industrializzato con le maggiori disparità tra regioni in termini di occupazione ed è al secondo posto per le disuguaglianze nella sicurezza. Ma ci sono divari tra i più ampi anche nell'ambiente, nell'accesso ai servizi, nella casa, nella sanità, nella scuola e, di conseguenza, anche nel livello di soddisfazione della vita che, per inciso, nella Penisola vede il suo massimo in Val d'Aosta e il minimo in Calabria.
A puntare i riflettori sulle annose disparità regionali italiane è il rapporto «Regioni e Città in uno sguardo» dell'Ocse, che esamina i divari economici e sociali in una quarantina di Paesi. Nel caso della Penisola il verdetto è che «le già ampie disuguaglianze economiche regionali sono aumentate un po' negli ultimi sedici anni», nel senso che le regioni più povere hanno perso ancora terreno.
Com’è lontana la Calabria da Bolzano
Tanto per fare un esempio, nel 2016 il Pil pro capite nella provincia di Bolzano, pari a 51.567 dollari, era due volte e mezza
quello della Calabria (20.232 dollari), contro una media nazionale di 33.537 dollari. A livello di città, Milano è al top
in Italia con un Pil pro-capite di quasi 62mila dollari, contro i 17.545 dollari della città più svantaggiata e una media
nazionale di 33.200 dollari. Il capoluogo lombardo è però bocciato per l'inquinamento e ha perso posizioni rispetto al 2000
quanto a ricchezza rispetto alle altre aree metropolitane Ocse, come ha fatto anche Roma. L'Italia, comunque, non è il Paese
con le maggiori disparità in materia di Pil pro capite (14esima su 33).
Il vuoto dietro a Londra
Le differenze più ampie a livello Ocse stanno Oltremanica, dove la City di Londra fa quasi un campionato a sé, con un Pil
pro capite di 23 volte più alto di quello della sperduta isola di Anglesey (463mila dollari contro 19.800) e a seguire ci
sono Usa, Germania, Francia, Svizzera e Olanda. La dicotomia Nord-Sud italiana si ripropone, comunque, in quasi tutti gli
aspetti presi in considerazione. Nella crescita della produttività la provincia di Bolzano è ancora una volta al primo posto
in Italia con +0,2% l'anno tra il 2000 e il 2016, per quanto ben lontano dalla media Ocse (+1,1%). Il Molise è la maglia nera,
con una crescita negativa dell'1%, che ha ampliato il divario con la provincia alto-atesina (l'Italia, comunque, fa peggio
di tutti i Paesi Ocse esclusa la Grecia). Il lavoro resta il tasto dolente a tutti gli effetti: il tasso di disoccupazione
dei giovani della Calabria, pari al 55,7% è tra i più alti dell'intera Ocse e livelli superiori al 50% affliggono anche Puglia,
Campania e Sicilia, mentre a Bolzano i giovani senza lavoro sono il 10% (meno della media Ocse che è del 11%) e la media nazionale
è del 34,7% nel 2017 (i dati di agosto 2018 la pongono al 31%). Il tasso di occupazione nel 20% delle regioni al top è del
70,3%, mentre nelle regioni più svantaggiate scende al 41%.
Disoccupazione, Campania record per il gap maschi-femmine
La disoccupazione tra i 15 e il 64 anni in Italia varia tra un minimo del 6,3% e un massimo del 21,7%, sottolinea poi l'Ocse.
La Penisola ha poi il terzo maggiore divario di genere nell'area per l'occupazione femminile, che registra in Sardegna la
differenza più ampia (27 punti percentuali), a livelli della regione cilena del Maule. È invece la Campania ad avere il maggiore
‘gender gap' della disoccupazione femminile (10,3), più alto anche della Grecia occidentale. Nell'Ocse solo l'Anatolia fa
peggio. Passando all'istruzione e tralasciando i risultati dei test apprendimento Pisa che da anni premiano soprattutto il
Nord Est, mentre nella provincia di Trento il 77% della forza lavoro ha almeno un titolo di istruzione secondaria, in Puglia
la percentuale si ferma al 59%.
Sicurezza, Valle D’Aosta in testa
In materia di sicurezza, la Val d'Aosta è tra le regioni più sicure dell'intera Ocse (0,4 omicidi per 100.000 persone), mentre
la Sicilia è nel 10% meno sicuro (4,5 omicidi per 100.000 abitanti). La regione italiana con il maggior numero di furti d'auto
è il Lazio (187 per 100mila abitanti), quella con il minor numero è la provincia di Trento (12 per 100mila persone), che è
più sicura del Vermont e anche della Baviera (ma va detto che al primo posto assoluto c'e' Berlino con 337 furti).
Le condizioni abitative migliori della Penisola sono in Friuli Venezia Giulia, con 1,5 persone per stanza nel 2016, meglio che in Svezia, contro le 2 persone della Campania (2 persone, ma il dato è migliore di tanti altri Paesi anche scandinavi). La spesa per l'alloggio varia tra il 44% (più che a Oslo) e il 25% del reddito famigliare a seconda della regione e in ogni caso più della media Ocse che è del 20% circa. Lo spirito di comunità più radicato (cioè la sensazione di poter contare su una rete sociale di supporto)in Italia abita in Liguria, mentre all'opposto c'e' il Molise. L'impegno civico, misurato come votanti alle ultime elezioni, è di casa in Veneto, con il 79%, mentre in Sicilia si ferma al 63%. Genova è la città italiana che ha a disposizione il maggior numero di ospedali entro la distanza di mezzora di auto, mentre Catania è in fondo alla classifica.
Salute, Campania e Sicilia eccezioni negative
La salute, intesa come aspettativa di vita, è al top italiano nella provincia di Trento, mentre la Campania è sul lato opposto
della graduatoria. «Tutte le regioni italiane - rileva il rapporto - hanno migliorato la loro posizioni in termini di salute
dal 2000 in poi e sono ora nel 20% delle regioni più sane, eccetto la Campania e la Sicilia». Alla Lombardia va il primo posto
per l'accesso ai servizi, misurato sulla base dell'accesso alla banda larga, mentre la Calabria è il fanalino di coda. L'aria
migliore, cioè con meno inquinanti atmosferici, nella Penisola si respira in Basilicata, mentre la peggiore grava sulla Lombardia,
che è nel plotone di coda dell'intera Ocse. Il rapporto, tra l'altro, evidenzia anche il peggioramento dei livelli di PM 2.5
negli ultimi anni.
Reddito pro capite, MIlano e (soprattutto) Roma arretrano
In termini di reddito disponibile l'area metropolitana più ricca in Italia è quella di Bologna con 35.200 dollari, sui livelli
dell'area metropolitana londinese, il doppio dei 17mila scarsi di Palermo, che sono un terzo in meno rispetto alla media italiana
e tra i più bassi delle aree metropolitane dell'Ocse in assoluto. Milano, oltre ad essere (con Venezia) nel 2% delle città
più inquinate dell'Ocse, resta l'area metropolitana più ricca d'Italia in termini di Pil pro capite, ma è solo 79esima tra
le 329 aree metropolitane censite dall'Ocse, dopo avere perso 37 posizioni rispetto al 2000. Roma, che nel 2000 era nel 20%
delle aree più ricche dell'Ocse, ha perso addirittura 78 posti, la performance peggiore tra le aree metropolitane.
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