New York - Camera ai democratici, Senato ai repubblicani. Alle elezioni di midterm gli ultimi dati pubblicati sul sito della Cnn danno i dem in vantaggio con 223 seggi contro 199 alla Camera. Al Senato, invece, i repubblicani sono in vantaggio per 51 a 46. Il responso delle urne consente all’opposizione di recuperare il controllo della Camera per la prima volta dal 2010 e quindi di contrastare il presidente Donald Trump. Ma la speranza di una “blue wave”, di un’ondata con i colori democratici che ripudiasse Trump si è frantumata sugli scogli del Senato, dove si rinnovava solo un terzo dei seggi e dove i repubblicani partivano con un margine di 42 a 23. Altro risultato eclatante riguarda le donne: ben 95 sono state elette alla Camera, su 237 candidate. Frantumato il precedente record di 84.
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La Casa Bianca ha così potuto tirare un sospiro di sollievo, al termine di una campagna caratterizzata da durissime polemiche, nella quale Trump non ha risparmiato energie e ha sfoderato
ancora una volta temi controversi a lui cari a cominciare dalla aggressiva crociate contro l’immigrazione illegale. «Un successo
tremendo! Grazie a tutti!», ha dichiarato su Twitter Trump. «I repubblicani sono andati oltre ogni aspettativa. Non c'è stata
nessuna onda blu democratica» ha detto il tycoon parlando alla casa Bianca. «Un grande giorno» Così Donald Trump ha commentato
davanti alla nazione le elezioni di metà mandato. E per giustificare l'ascesa dei democratici alla Camera, Trump ha detto
che ciò è dovuto al numero di deputati Gop che si sono ritirati.
Donald Trump in conferenza stampa ha lanciato un appello al dialogo e alla collaborazione a Nancy Pelosi, la leader dei democratici alla Camera candidata a diventare speaker. «Lavoriamo insieme», ha detto il presidente,
citando uno dei punti in comune tra la sua agenda e quella dei dem, il piano sulle infrastrutture.
Donald Trump ha ribadito l’ipotesi di un rimpasto del governo dopo le Midterm annunciando che deciderà nel giro di una settimana
sul destino del ministro della Giustizia Jeff Sessions, che i media mettono in cima alla lista dei ministri in uscita. Il
Presidente Usa ha poi annunciato che il vice presidente Mike Pence sarà nuovamente nel ticket nella sua corsa alla Casa Bianca
nel 2020.
Il primo segno dell’avanzata democratica alla Camera è arrivato da una corsa per un seggio alla Camera in Virginia, annunciato poco prima delle otto di sera americane: Jennifer Wexton, nei sobborghi della capitale Washington Dc che compongono la decima circoscrizione dello Stato, ha detronizzato la repubblicana Barbara Comstock. Con le operazioni di spoglio ancora in corso, i democratici dovrebbero conquistare più di 30 seggi. Per recuperare la maggioranza alla Camera (435 seggi in tutto) ne bastavano 23.
Per i repubblicani, il segnale che il Senato sarebbe al contrario rimasto saldamente nelle loro mani, con una maggioranza rafforzata, è arrivato presto: il conservatore Mike Brown ha strappato in Indiana il seggio che era del moderato democratico Joe Donnelly. Trump aveva puntato molto proprio sull’Indiana, con ripetuti comizi elettorali fino agli ultimi giorni della campagna.
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A fine serata, anche se il conteggio dei voti non era stato finito, alla Camera le vittorie dei democratici apparivano destinati a garantire loro una maggioranza superando l’obiettivo minimo di 23 seggi, per totalizzarne oltre una trentina, forse 35, grazie a vittorie dalla Pennsylvania al Texas e al Minnesota. Per i repubblicani e Trump, a conti fatti, i senatori potrebbero salire ad almeno 53 su cento da 51. I democratici hanno perso, una sconfitta prevista, anche il seggio del North Dakota di Heidi Heitkamp. Ed erano indietro in Missouri, con Claire McCaskill, e in Florida, dove Bill Nelson era sfidato dal governatore uscente Rick Scott.
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In palio erano inoltre numerose poltrone di governatori statali, anche qui con esito non univoco. Intense le battaglie combattute in Georgia e Florida. In Georgia la democratica Stacey Abrams ha cercato di diventare il primo governatore afroamericano donna nella storia statunitense. In Florida, Andrew Gillum ha tentato di farsi eleggere primo governatore afroamericano dello stato. Entrambi sono stati sconfitti, lasciando gli stati in mani repubblicane, anche se in Georgia ci sono stati numerosi rapporti di seggi guasti che potrebbero aver penalizzato il voto delle minoranze etniche e in Florida la campagna ultra-conservatrice e pro-Trump di Ron DeSantis è stata accusata di toni razzisti. In Wisconsin il governatore repubblicano anti-sindacato Scott Walker è stato sconfitto da Tony Evers. I democratici hanno conquistato poltrone in Kansas e nella strategica regione del Midwest, più precisamente in Michigan e Illinois (dove ha vinto JB Pritzker, erede della dinastia degli Hyatt Hotel). A New York il democratico Andrew Cuomo è stato confermato per un terzo mandato.
L’affluenza alle urne è stata nettamente superiore alla tradizione del Midterm, sintomo della polarizzazione del Paese e di
un voto che è diventato un referendum sulla presidenza Trump. L’elevata partecipazione era parsa evidente fin da prima del
giorno ufficiale delle elezioni: ben 39 milioni di americani hanno fatto ricorso al voto anticipato, consentito in 37 stati
su 50, contro 27 milioni alle precedenti elezioni di metà mandato.
Tra le grandi tematiche che hanno motivato gli elettori, assistenza sanitaria e immigrazione sono state le prime due in classifica:
chi ha indicato la sanità come questione cruciale, nel 74% dei casi ha votato democratico; chi ha scelto l’immigrazione ha
premiato il 76% delle volte i repubblicani. La terza tematica per importanza, l’economia, ha favorito i repubblicani nel 56%
dei casi.
Molteplici le corse individuali al Congresso che hanno catturato l’attenzione, al di là di quelle già citate: alla Camera, in Kentucky il repubblicano Andy Barr è sopravvissuto alla sfida della democratica Amy McGrath, ex pilota dei marines. A New York City i repubblicani hanno perso l’ultimo deputato che ancora avevano. In Florida l’ex esponente dell’amministrazione Clinton, Donna Shalala, ha vinto in un seggio finora repubblicano. Ma tra le gare per il Senato in Texas il repubblicano Ted Cruz ha avuto la meglio sul neofita democratico Beto O’Rourke. In Utah è stato eletto senatore Mitt Romney, ex candidato repubblicano alla Casa Bianca.
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