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Addio al geoblocking: niente limiti sullo shopping online in Europa

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IL REGOLAMENTO AL VIA OGGI

Addio al geoblocking: niente limiti sullo shopping online in Europa

La Commissione europea vieta le forme ingiustificate di «geoblocking»: l’insieme di barriere e restrizioni imposte dai venditori online ai clienti che vivono o si trovano all’estero al momento dell’acquisto. Una discriminazione che si esprime sia nel blocco totale della compravendita online da un paese all’altro sia in forme più sottili di penalizzazione, come i sovrapprezzi ad hoc per i consumatori stranieri.

È il cuore del regolamento 302/2018, entrato in vigore a marzo ed applicabile dal 3 dicembre su tutto lo shopping digitale nel perimetro Ue. Il nuovo impianto legislativo rientra in un pacchetto più ampio di regole sull’e-commerce, all’interno del progetto del digital single market (un mercato online che riproduca l’assenza di barriere imposta in quello fisico). Secondo dati forniti dalla Commissione, fino al 63% dei portali web visualizzabili nella Ue prevedeva filtri capaci di dissuadere «in un modo o nell’altro» gli utenti dall’acquisto in un paese diverso dal proprio. Il mercato dell’e-commerce europeo dovrebbe raggiungere entro il 2018 un giro d’affari da 602 miliardi di euro, secondo i dati del portale Ecommerce news, mettendo a segno un rialzo del 13% rispetto al 2017.

Cos’è il geoblocking e quando è «ingiustificato»
Tecnicamente, il geoblocking è una tecnologia che permette di bloccare o restringere l’accesso a un contenuto online a seconda della collocazione geografica. Lo strumento è finito nel mirino della Commissione fin dal 2016, dopo averne valutato gli effetti «repressivi» sulla libertà di shopping online dei cittadini europei. Secondo le ricerche pubblicate da Bruxelles, appena il 19% dei consumatori fa acquisti da un altro paese Ue e solo il 9% delle aziende vende effettivamente oltre ai suoi confini. Il «blocco geografico» si manifesta nel divieto integrale di accedere a un sito dall’estero, nell’impedire a un utente di completare l’acquisto o di richiedere la consegne nel suo paese, o nell’alterazione arbitraria dei prezzi a seconda del paese di provenienza. Pratiche che arrivano a coinvolgere picchi del 79% di portali specializzati in rivendi ta di dispositivi hardware, il 73% di chi rivende software e videogame e e il 65% delle pagine di ecommerce per abbigliamento e calzature.

La Commissione riconosce la legittimità del geoblocking quando è motivata da ostacoli oggettivi, come i costi extra che possono derivare da consegne o l’applicazione di regole previste all’estero. La tecnologia diventa «ingiustificata» quando si cerca di segmentare il mercato per aumentare i profitti a scapito del consumatore. Il regolamento definisce tre situazioni specifiche per contestare l’utilizzo di filtri online a seconda della provenienza. Il geoblocking è sempre illecito quando si prevede la vendita di un prodotto senza consegna fisica (non si può impedire a un utente di fare acquisti su un sito straniero se è disposto a organizzare da solo la consegna), quando si compra un servizio online (per esempio, chi compra un servizio di hosting da un sito estero avrà diritto ad accedere al servizio senza sobbarcarsi costi extra) e quando si acquista un servizio offerto in una location specifica. La Commissione fa l’esempio di una famiglia italiana in visita a un parco tematico francese: se ci sono degli sconti online, devono essere disponibili a prescindere dal paese di provenienza.

Addio alla discriminazione sui prezzi
In aggiunta ai paletti sul geoblocking «puro», il regolamento aggiunge alcune regole sugli acquisti digitali. Uno fra quelli più sensibili per i consumatori è il principio di «non discriminazione» sui pagamenti. Il rivenditore resta libero di stabilire i prezzi più adatti al prodotto, ma non può nascondere forme di limitazione o rincari al momento dell’acquisto. La Commissione produrrà un report sull’impatto delle nuove regole a due annio dalla loro applicabilità. Fra i prossimi step legislativi ci sono nuove regole per la protezione dei consumatori al via nel 2020 e un pacchetto di norme sull’Iva per i prodotti online in vigore dal 2021.

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