Nella partita in corso nel “Venezuela dei due presidenti”, un generale dell’Aeronautica militare si schiera: in un video
diffuso sui social Francisco Esteban Yanez Rodriguez ha annunciato di disconoscere l’autorità di Nicolás Maduro e riconoscere
invece quella di Juan Guaidò come presidente legittimo del Paese. In appoggio al presidente dell’Assemblea nazionale che ha
assunto i poteri dell’Esecutivo l’opposizione venezuelana è scesa di nuovo in piazza in tutto il paese. Manifestazione a sostegno
anche per Maduro che, ringraziando «i tanti Paesi che ci hanno manifestato la loro solidarietà» cita anche l’Italia («Roma»).
I due aerei di Maduro per la fuga
L’alto ufficiale ha detto che «il 90% delle Forze Armate con sta con il dittatore, sta con il popolo» e che «con gli avvenimenti
delle ultime ore è chiaro che la transizione verso la democrazia è imminente: continuare a fare partecipare le Forze Armate
nella repressione vuol dire condannare la gente a continuare a morire di fame, di malattie e - Dio non lo permetta - di combattimenti
fra noi stessi. E questo popolo ha già sofferto troppo». Secondo Yanes Rodriguez, Maduro “ha a sua disposizione due aerei
pronti ad ogni ora», per cui «è ora che se ne vada».
Mobilitazione pro Guaidò
In concomitanza con lo scadere dell’ultimatum posto dall’Unione europea a Maduro perché convochi nuove elezioni presidenziali,
a Caracas e in tutti i principali centri urbani del paese, migliaia di persone sono scese in piazza in appoggio al presidente
a interim Guaidò.
«Oggi il Venezuela sorride, un sorriso che nasce dalla speranza che riusciremo a cambiare il paese» ha detto
Guaidò alle decine di migliaia di persone riunite a La Mercedes, nell’est di Caracas. Ha poi annunciato la creazione di tre
centri di assistenza umanitaria in Colombia, Brasile e un paese dei Caraibi che non
ha identificato. «Ci sono 250 o 300mila venezuelani che rischiano la vita» a causa della mancanza di medicine, ha spiegato,
e «in una prima fase l’assistenza umanitaria sarà destinata a loro».
Chavisti in piazza
Anche il Partito Socialista Unificato del Venezuela (Psuv), al quale appartiene Maduro, ha convocato una manifestazione
in appoggio al presidente, nel centro di Caracas, in coincidenza con il 20° anniversario del “chavismo” ad opera dell’ex presidente
Hugo Chávez, morto nel 2013. Migliaia di persone, riprese dalle telecamere delle tv filogovernative (Vtv e Telesur), vestite
di rosso e di marrone che manifestano per «respingere con forza le aggressioni» e «il colpo di Stato promosso dagli Stati
Uniti». «Il colpo di Stato è fallito e non se ne rendono nemmeno conto!» ha affermato Maduro rivolgendosi ai suoi sostenitori
confermando «tutto l’appoggio al dialogo» per risolvere la crisi venezuela, promosso da Bolivia, Messico, Uruguay e la Comunità
dei Caraibi (Caricom). Maduro ha ringraziato «i tanti Paesi che ci hanno manifestato la loro solidarietà», citandone vari
fra cui “Roma”. Nel lungo discorso pronunciato davanti ai suoi sostenitori, il capo dello Stato ha sottolineato che questo
sostegno internazionale ci permette di «sconfiggere l’assedio a cui ci
hanno sottoposto gli Stati Uniti». Ssu Twitter il sottosegretario agli Esteri Guglielmo Picchi (Lega) scrive: «Caro Nicolas
Maduro lascia subito.
Nessuna solidarietà da Roma. Non ti riconosciamo come presidente. Elezioni subito».
Il sostegno degli Usa
Proprio gli Stati Uniti sono pronti a inviare aiuti umanitari al Venezuela. John Bolton, il consigliere alla sicurezza nazionale
di Donald Trump, su Twitter ha scritto: «Facendo seguito alla richiesta del presidente ad interim Jaun Guaidò, e in consultazione
con i suoi, gli Stati Uniti mobiliteranno e trasporteranno aiuti umanitari per la popolazione del Venezuela. È ora che Maduro
si tolga di mezzo».
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