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Nuove centrali nucleari. L’idea di Bill Gates per combattere il climate change

NEW YORK - La soluzione di Bill Gates al riscaldamento globale è il ritorno alle centrali nucleari. Il co fondatore di Microsoft nelle prossime settimane cercherà di convincere il Congresso americano a finanziare con miliardi di dollari per il prossimo decennio il suo progetto pilota per la realizzazione di un nuovo tipo di reattore nucleare “più efficiente, ecologico e sicuro”. Gates ha scritto una lettera al Congresso per chiedere un’audizione: “Il nucleare è ideale per combattere il cambiamento climatico perché è la sola fonte di energia ‘carbon-free’. Il problema dei reattori nucleari attuali, come il rischio di incidenti, può essere risolto attraverso l’innovazione”, ha scritto nella lettera ai deputati e ai senatori americani l’ex numero uno di Microsoft.

Nel 2006 l’imprenditore ha fondato e finanziato una startup che ha chiamato TerraPower per la progettazione, la ricerca e il design di nuovi reattori nucleari. La società ha 150 dipendenti ed ha sede a Bellevue, vicino a Seattle, nello stato di Washington.

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Gates ha paragonato la tecnologia per i reattori sulla quale sta lavorando TerraPower a una candela. Nella lettera inviata al Congresso, riportata dal Washington Post, l’imprenditore sostiene che “l’uranio-235 ‘bruciato’ nei reattori convenzionali raffreddati ad acqua, può essere utilizzato per accendere il resto della candela, bruciando l'uranio impoverito-238, che viene trattato come rifiuto”. Questo tipo di nuovo reattore, secondo Gates, dovrebbe essere posizionato nel sottosuolo e vi potrebbe restare una sessantina di anni, senza la necessità di essere rialimentato. Non mancano le critiche alla sua proposta, anche in ambito accademico, a una strada che sarebbe ancora piena di ostacoli, in termini di tecnologia e sicurezza.

Ai parlamentari Gates ha scritto di essere pronto da subito a finanziare il suo progetto per un reattore di nuova generazione con un miliardo di dollari, e propone di raccogliere un altro miliardo di fondi tra capitali privati e finanziamenti federali.

Nel sito di TerraPower, non senza enfasi, è indicata la strada: “Una grande marea solleva tutte le navi. Non possiamo cambiare il sistema energetico mondiale da soli. Abbiamo bisogno di una catena di fornitori dinamica, di una spina dorsale nei laboratori e nelle università degli Stati Uniti, e del sostegno di forti fondazioni negli altri paesi dove abbiamo deciso di svilupparci”.

Il prototipo del reattore di TerraPower è  denominato Twr. Secondo i programmi della società dovrebbe essere pronto a metà del 2020. In tempo per partire subito dopo con una campagna commerciale globale.

Gli Stati Uniti nel 2018 hanno approvato delle nuove regole per tutelare le esportazioni di tecnologie americane e limitare la possibilità di società straniere di comprare aziende americane in settori ritenuti strategici o legati alla sicurezza nazionale. Una normativa pensata in chiave anti cinese per difendere l’hi-tech e il made in Usa dallo spionaggio industriale. La legge in questione ha bloccato i piani di TerraPower in Cina per sviluppare il suo reattore nucleare Twr attraverso la partnership con la China National Nuclear Corporation.

“Il nucleare è ideale per combattere il cambiamento climatico perché è la sola fonte di energia ‘carbon-free’. Il problema dei reattori nucleari attuali, come il rischio di incidenti, può essere risolto attraverso l’innovazione”

Bill Gates 

Quello di TerraPower non è l’unico tentativo di innovazione nel nucleare civile. Gli Stati Uniti hanno già costruito due nuovi piccoli reattori nei laboratori di ricerca governativi nell’Idaho, il Giappone ha realizzato un piccolo reattore denominato Monju, e la Francia con i due prototipi chiamati Phenix e Superphenix. Ma nessuno ha trovato ancora la soluzione finale e la sicurezza assoluta, con sempre il problema delle scorie radioattive da risolvere.

Negli Stati Uniti, come in tutto il mondo, è ancora vivo il ricordo del disastro di Fukushima nel 2011, così come l’incidente alla centrale americana di Three Mile Island, in Pennsylvania, quarant’anni fa. Un punto di non ritorno per l’industria legata al nucleare civile: dopo Three Mile Island, secondo l’Aiea, ci fu una significativa riduzione nello sviluppo globale di reattori e dell’utilizzo dell’energia nucleare, con una diminuzione degli ordinativi per i nuovi apparati. Negli ultimi tempi molti parlamentari, tra i repubblicani ma anche tra i democratici, si sono riavvicinati al nucleare civile e sostengono gli sforzi per migliorare la tecnologia dei reattori.

Prima di Natale il Congresso ha approvato una legge per finanziare la ricerca  sul nucleare civile. E attraverso il Dipartimento dell’energia, ha stanziato 221 milioni $ per lo sviluppo dei reattori di nuova generazione nell’anno fiscale 2019. Negli Stati Uniti sono diverse le start up e le università impegnate in questo settore. TerraPower ha ricevuto 40 milioni con questa legge. Ma ora Gates batte cassa alla ricerca di fondi per la sua società e per il suo sogno di bloccare il riscaldamento globale con le centrali nucleari.

Va ricordato peraltro che l’amministrazione Trump è uscita nel 2017 dall’accordo sul clima di Parigi. Oltre al nucleare sta cercando di rilanciare la ricerca sulle centrali elettriche a carbone. Di recente, inoltre, ha autorizzato le esplorazioni petrolifere nelle aree protette degli Stati Uniti. Mettendo da parte tutta la legislazione approvata durante gli anni della presidenza Obama (si veda articolo).

L’Epa, l’Agenzia per la protezione ambientale Usa ha proposto un piano “per incoraggiare gli investimenti nelle centrali pulite a carbone”, come ha spiegato Andrew Wheeler il direttore dell’Epa, ex lobbista dell’industria del carbone. Gli Stati Uniti sono grandi esportatori di carbone. E decine e decine di centrali a carbone attive soprattutto nei paesi emergenti, grandi consumatori di energia come la Cina, sono molto inquinanti. La nuova tecnologia in arrivo dagli Usa per il carbone, secondo il numero uno dell’Epa, potrebbe aiutare a diminuire le emissioni inquinanti e contribuire a ridurre il riscaldamento globale.

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