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Brexit, 250 aziende pensano al trasferimento in Olanda

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PER Il governo olandese

Brexit, 250 aziende pensano al trasferimento in Olanda

Il governo olandese ha riferito di essere in contatto con oltre 250 aziende riguardo al trasferimento delle loro operazioni dal Regno Unito all'Olanda prima dell'uscita di Londra dall'Ue. Lo scrive il Guardian. Il ministero olandese degli Affari economici ha detto di aver attirato nel Paese dalla Gran Bretagna lo scorso anno 42 aziende o uffici di queste e 1.923 posti di lavoro. Tra coloro che hanno scelto di puntare sull'Olanda vengono citati Discovery Channel, Sony e Bloomberg.

Intanto il ministero dei Trasporti britannico ha cancellato un controverso contratto stipulato in vista di una Brexit senza accordi con la Ue con una società - Seaborne Freight - che avrebbe dovuto potenziare i servizi navali sulla Manica. Le polemiche per il contratto (da 13,8 milioni di sterline) erano esplose immediatamente, perché la Seaborne non possiede neanche una nave. Il ministero ha detto di aver cancellato il contratto dopo che la società irlandese Arklow Shipping, che aveva garantito per la Seaborne - si è ritirata dall'accordo. “Dopo questa decisione - ha detto una portavoce del Ministero - è stato chiaro che la Seaborne non avrebbe potuto rispettare i termini del contratto. Per cui questo è stato annullato”. Seaborne era una delle tre compagnie di navigazione che avevano vinto gare per il potenziamento delle rotte con il continente in caso di Brexit dura, per un valore complessivo di 108 milioni di sterline, nonostante non avesse mai gestito una linea di ferry.

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Nel frattempo Nigel Farage è pronto a tornare sulla scena politica britannica a tempo pieno, se la Brexit dovesse subire un rinvio rispetto alla data fissata del 29 marzo. Lo ha confermato lui stesso, affidando al Daily Telegraph un articolo in cui dichiara la sua adesione a un nuovo partito, appena registrato presso la Commissione elettorale del Regno Unito: il Brexit Party, o Partito della Brexit. In teoria la nuova formazione politica potrebbe partecipare alle elezioni europee del 23 maggio, se Londra chiedesse e ottenesse da Bruxelles una proroga dei termini previsti dall'articolo 50 del Trattato di Lisbona e quindi uno slittamento dell'uscita dall'Ue: ipotesi peraltro esclusa al momento dalla premier Theresa May, e difficilmente ammissibile dai 27 se non per un periodo più breve; ma che Farage teme comunque come possibile. “Il partito è nato con il mio pieno sostegno ed è pronto”, scrive l'esponente euroscettico, con “centinaia di candidature” e finanziamenti “importanti”. Defilatosi dopo il referendum del 2016 (ma rimasto in sella come eurodeputato, polemista, confidente di Donald Trump e di Steve Bannon), Nigel Farage ha ormai abbandonato il suo vecchio partito, l'Ukip, rissoso e in caduta libera per mancanza di 'ragione sociale' post-referendaria. E ne ha condannato apertamente l'attuale leadership per la svolta verso gruppi marginali dell'estrema destra nazionalista inglese.

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«Io penso che tutti vogliamo evitare una Brexit senza accordo, tutti vogliamo evitare barriere di confine e tutti vogliamo continuare a mantenere strette relazioni politiche ed economiche fra Gran Bretagna e Irlanda, qualunque cosa accada”.È quanto ha detto il premier irlandese, Leo Varadkar, a conclusione di una visita oltre frontiera a Belfast, in Irlanda del Nord, dove ha incontrato i leader locali, e prima di ricevere a Dublino la collega britannica Theresa May. Nello contempo, Varadkar ha ribadito peraltro l'importanza del backstop, il contestato meccanismo vincolante di salvaguardia post Brexit del confine aperto in Irlanda che Londra vorrebbe sostituire con “soluzioni alternative”, sullo sfondo dei nuovi colloqui ripresi ieri a Bruxelles.

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