L’Ena chiude. O meglio viene inglobata da un nuovo istituto, frutto di un’ampia riorganizzazione di tutte le grandi scuole dell’élite francese, a cominciare dalla Scuola nazionale di amministrazione, appunto, e dalla Scuola nazionale della magistratura. Sarebbe questa - insieme al ritorno dell’indicizzazione delle pensioni minime e alla riduzione delle imposte dirette per le classi medie - la proposta più eclatante che il presidente francese intenderebbe fare dopo la chiusura del Grand Débat.
Una mossa populista
L’indiscrezione è stata pubblicata da Le Figaro, e non si può escludere che sia un ballon d’essai lanciato dallo stesso Eliseo
- che non ha confermato nulla - per valutare la reazione dei cittadini: nel “lontano” 2007 un sondaggio indicava a favore
della chiusura solo il 27% degli intervistati. È una mossa decisamente “populista”: Macron, nel discorso poi non mandato in
onda, avrebbe voluto dire che la Francia ha bisogno di favorire una selezione dei candidati «in funzione unicamente del loro
merito e non della loro origine sociale o familiare».
Una riforma comunque elitaria
«Lo Stato - avrebbe dovuto dire il presidente - deve dare l’esempio. Se vogliamo costruire una società dell’uguaglianza della
opportunità e dell’eccellenza repubblicana, occorre rifondare le regole di reclutamento, delle carriere, e dell’apertura dell’alta
funzione pubblica». L’impostazione resta elitaria: «Credo nell’eccellenza repubblicana - avrebbe proseguito Macron - e abbiamo
bisogno di una élite, di decisori. Semplicemente, questa élite deve essere ad immagine della società ed essere selezionata
su basi esclusivamente meritocratiche».
L’ANALISI / Il sovranismo europeo di Emmanuel Macron
Proposte ricorrenti
L’Ena è molto disprezzato dai francesi proprio per la sua natura elitaria, e molti politici - a volte essi stessi énarques - hanno annunciato la chiusura della scuola, fin dalla sua creazione nel 1945. A favore della soppressione si era pronunciato,
nelle presidenziali del 2007, François Bayrou, fondatore del Mouvement Democratique - che oggi sostiene Macron - e, nelle
primarie della destra, Bruno Le Maire, ex énarque e oggi ministro dell’Economia.
Discussioni nel governo
Questa volta, però, la soppressione sarebbe stata discussa a lungo dal consiglio dei ministri. Del resto Macron - che con
la partecipazione all’Ena ha ottenuto automaticamente, per merito, il suo primo incarico come ispettore delle finanze - chiede
una riforma dell’istituto dal 2004, dal giorno in cui consegnò - come elaborato per ottenere il diploma finale - un rapporto
molto critico sulla scuola.
Il problema del nepotismo
Il problema è il nepotismo (in senso lato), che si è aggravato nel corso del tempo. Tra i vincitori del concorso di ammissione
all’Ena, sette su dieci sono oggi figli di manager o professionisti di eguale livello (sei su dieci al Polytechnique. Negli anni 60 e 70 il sistema era più democratico come nella vocazione stessa della scuola, voluta nel 1945 da Charles
de Gaulle (e dal suo ministro Michel Debré) e da Maurice Thorez, segretario del Partito Comunista il quale, prima come direttore
della commissione per la riforma dell’amministrazione, poi come vicepresidente del consiglio nei governi Gouin e Bidault,
realizzò concretamente il progetto.
Il grande compromesso tra destra e sinistra
Le origini della scuola - a parte un tentativo nel 1848 - risalgono alla politica del Fronte popolare negli anni 30. L’idea
è espressione dell’approccio élitista sia del mondo conservatore che di quello comunista oltre che della cultura amministrativa
e centralistica tipica della Francia. Al fianco dell’Ena si dette così vita anche ai dieci Istituti di studi politici e al
Centro di alti studi amministrativi. Originariamente a Parigi, dal 2007 l’Ena ha sede a Strasburgo per enfatizzare la vocazione
europea.
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