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Sovranisti a Milano, il doppio messaggio di Salvini a Italia ed Europa

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L'Analisi |dopo la manifestazione

Sovranisti a Milano, il doppio messaggio di Salvini a Italia ed Europa

Della manifestazione sovranista di Piazza Duomo a Milano si continuerà a discutere nei prossimi giorni: dei numeri, come sempre controversi, delle contestazioni dell’«altra» Milano, tra striscioni ai balconi e contro-cortei, del bilancio trionfale o fallimentare, a seconda dei punti di vista. Quel che è certo è che il leader leghista Matteo Salvini, insieme ai rappresentanti degli 11 partiti con cui punta a costituire un unico gruppo al Parlamento europeo dopo le elezioni del 26 maggio, è riuscito a far passare un doppio messaggio: uno rivolto all’Italia, l’altro all’Europa.

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Quello interno lo ha esplicitato lui stesso, chiudendo il suo intervento: «Ringrazio tutti i leader europei riuniti qui a Milano», ha sottolineato Salvini . «Di solito erano gli italiani ad andare in Europa, spesso con il cappello in mano». Una risposta alle critiche che il governo italiano deve fronteggiare di essere completamente isolato in Europa. Il messaggio europeo è quello che leader e rappresentanti dei partiti che si sono alternati sul palco hanno ripetuto, con toni e abilità retoriche differenti, alla platea: basta con un’Europa percepita come distante, con troppe ingerenze nella vita dei cittadini e nelle sovranità nazionali. È un mantra che la narrativa populista ripete da tempo e che tuttavia, visti i consensi crescenti in tutta Europa, non solo tra i partiti sovranisti, deve far riflettere l’establshment comunitario. Un estabilishment messo alla berlina da oratori e platea, con tanto di nomi e cognomi, e che tuttavia, fuor di retorica pre-elettorale, sembra effettivamente aver perso contatto con la «pancia» dell’elettorato. «Non siamo contro l’Europa - ha detto Jörg Meuthen, portavoce della tedesca Alternative für Deutschland - ma contro questa Ue e le sue élite decadenti».

Certo, la galassia sovranista che a Milano ha fatto professione di unità non può contare solo sui punti in comune, dalla Ue matrigna alla linea dura sull’immigrazione, dal no «all’islamizzazione dell’Europa» all’enfasi sui comuni valori giudaico-cristiani, richiamati implicitamente più volte dallo stesso Matteo Salvini, con le ripetute citazioni di Papi (Giovanni Paolo II, Benedetto XVI) e patroni d’Europa. Ci sono anche distanze ragguardevoli, soprattutto in materia di politiche socio-economiche. A cominciare dal rigore sui conti pubblici, che già ha portato in rotta di collisione proprio l’Italia con alcuni di questi alleati, come l’Austria. Se il 26 maggio si realizzerà effettivamente un boom sovranista (e un gruppo unico all’Europarlamento), sarà proprio qui - nella convivenza tra partiti e nell’attuazione di una politica coerente e coesa - che si misurerà l’efficacia del doppio messaggio di Piazza Duomo.

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