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la riforma ESM

Il nuovo fondo salva-Stati controllerà la sostenibilità del debito pubblico

Lussemburgo - Da fondo salva-Stati, che interviene quando l’incendio è divampato dopo lo scoppio di una crisi sovrana, a fondo di prevenzione e rete di sicurezza anti-crisi. Mira a tanto la riforma dell’Esm discussa e approvata dall’Eurogruppo a Lussemburgo.

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Il Meccanismo europeo di stabilità post-riforma avrà un mandato più ampio, strumenti di intervento precauzionale diversi da quelli attuali; sarà investito e ricoprirà maggiori responsabilità, che lo vedranno operare in futuro in tandem al fianco della Commissione europea perché sarà più coinvolto nella valutazione preventiva della sostenibilità dei debiti pubblici degli Stati dell’Eurozona; avrà inoltre un nuovo ruolo nella risoluzione e risanamento delle banche mettendo a disposizione del Fondo di risoluzione bancaria unico europeo un prestito-backstop tra 55 e 60 miliardi (in seguito al quale rinuncerà alla sua capacità di ricapitalizzare direttamente le banche, intervento finora rimasto nel cassetto). Questo paracadute, che agirà come risorsa di ultima istanza e che sarà pronto all’uso dal 2020 o al più tardi dal 2024, potrà essere erogato in 24 ore.

La riforma dell’Esm prevede al momento diversi interventi sostanziali che darà corpo alle linee generali al Summmit europeo dello scorso dicembre. Le due esistenti linee di credito precauzionale Pccl e Eccl, finora mai usate, avranno in prospettiva un potere deterrente più forte e una modallità di utilizzo più agile: verranno modificate in modo tale da consentire alla prima (Pccl) di poter essere richiesta ed eventualmente attivata senza la firma di un Memorandum of Understanding - dunque senza condizionalità come avviene ora - da Paesi che non hanno squilibri macroeconomici e fiscali ma che sono colpiti da shock improvvisi sul mercato oppure finiscono sotto attacco speculativo nonostante siano virtuosi e fondamentalmente solidi; per accedere alla seconda linea di credito (Eccl) post-riforma, i criteri di eleggibilità dei Paesi richiedenti saranno meno stringenti e la condizionalità meno severa rispetto a un programma pieno di bail-out ma resterà la firma del Memorandum of Understanding. Secondo gli esperti della materia, dopo queste modifiche, l’Italia nella sua situazione attuale sarebbe abilitata a richiedere all’Esm la Eccl ma non avrebbe accesso alla Pccl. Per entrambe queste linee di credito precauzionali, resta invariata la portata deterrente: la sola richiesta di averle a disposizione dovrebbe bastare allo Stato in difficoltà di bloccare sul nascere un attacco speculativo.

L’Esm riformato, istituzione snella con 180 dipendenti, avrà anche un ruolo più attivo nel salvataggio degli Stati perché firmerà assieme alla Commissione europea il MoU e la condizionalità dei programmi di aiuto totale: si occuperà al fianco della Commissione del monitoraggio e della valutazione della sostenibilità del debito pubblico degli Stati anche in via preventiva. La Troika non esisterà più, a quel punto verrà meno il coinvolgimento diretto della Bce mentre l’intervento dell’Fmi sarà valutato caso per caso.

La riforma dell’Esm, che fa parte di un pacchetto in discussione all’Eurogruppo che comprende tra le altre cose l’introduzione di clausole di azione collettiva sui titoli di Stato per facilitare una ristrutturazione ordinata del debito pubblico, non è pensata come intervento di emergenza in vista di una crisi imminente. L’Eurozona può contare su strumenti e istutizioni per gestire le crisi che nel 2007, prima della Grande Crisi, non esistevano: come Efsf-Esm, Srf, Ssm, Eba, Unione bancaria. Le modifiche allo statuto dell’Esm sono state dunque studiate a tavolino nella prospettiva di una prossima crisi che al momento non è prevista. L’Esm, e prima l’Efsf, sono intervenuti per aiutare Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna e Cipro con 300 miliardi circa di finanziamenti erogati. La potenza di fuoco residua è pari a 410 miliardi.

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